È scattato l’ultimatum per la Grecia. Ventiquattro ore per salvare il paese dal default. Non c’è più tempo da perdere. I creditori vogliono da Atene riforme serie in materia previdenziale, sulla riduzione della spesa pubblica e sull’agenda delle privatizzazioni.
Se Tsipras non farà sul serio, la Grecia può scordarsi lo sblocco dell’ultima tranche di aiuti da 7.2 miliardi di euro. Senza ossigeno finanziario, il paese rischia il fallimento.Fonti governative europee hanno fatto trapelare la concreta possibilità di una Grexit. Lo scenario peggiore per l’intera eurozona, che aprirebbe ad una nuova ondata speculativa in grado di colpire duramente anche la debole ripresa italiana e spagnola.
Bruxelles ha già emanato un diktat per controllare i movimenti di capitale negli istituti di credito ellenici. Una misura che si renderebbe necessaria, nel caso di una drammatica uscita della Grecia dall’unione monetaria, per limitare la speculazione e frenare l’emorragia di depositi dai conti correnti bancari.
“L’accelerazione della crisi– spiega il Sole 24 ore- arriva dopo che i negoziatori del Fondo monetario internazionale hanno lasciato Bruxelles, prendendo atto che non ci sono progressi nei negoziati con Atene. La Bild venerdì ha scritto che anche la Cancelliera tedesca, in seguito al colloquio di due giorni fa con il premier greco Alexis Tsipras e il presidente francese François Hollande, si è resa conto che ogni sforzo per evitare una Grexit sarebbe “inutile” e che il default di Atene è “inevitabile”. Da Berlino il portavoce del governo ha come sempre smentito, facendo sapere che “l’atteggiamento non è cambiato” e si lavora “affinché la Grecia resti un membro dell’eurozona”.
Solo una cinquantina di miliardi di euro dell’attuale debito greco su un totale di oltre 300 (circa il 3% del Pil dell’area della moneta unica) sono detenuti dal settore privato. Il resto è ormai a carico dei governi (soprattutto dell’Unione Europea, Germania su tutti) e delle istituzioni sovranazionali come il Fondo monetario internazionale, i quali rischiano di non rivedere mai più i loro soldi. Dopo la ristrutturazione da 100 miliardi di euro nel 2012 i rischi associati con il debito sovrano ellenico sono passati dal sistema bancario al settore pubblico dell’area euro. Cioè ai contribuenti. Oltretutto, se si aggiungono le imprese e le banche il totale del buco finanziario è più vicino a 500 miliardi, il maggiore della storia moderna, dopo il crack della banca d’affari Lehman Brothers nel 2008. Atene è fuori tempo massimo. I creditori vanno rassicurati per ottenere nuovi prestiti e maggiore credibilità.