MENTRE L’ITALIA COMMEMORA, LA STORIA CI INVITA A RICORDARE
CHE LA VITTORIA È FIFGLIA DEL PRIMO E DEL SECONDO RISORGIMENTO.
LA GUERRA PER LA LIBERAZIONE – Convenzionalmente fatta coincidere con il 25 aprile del 1945 -senza nulla togliere a quella fatidica e gloriosa giornata- storicamente si è protratta fino al 2 maggio successivo.
L’ odierno anniversario, anche noto come festa della Liberazione (o solo 25 aprile), è una manifestazione nazionale della Repubblica Italiana che si celebra ogni anno, a coronamento della lotta di Resistenza.
Istituita [1] per ribadire la fine del “funesto” giogo nazista che incombeva sull’Italia da 4 anni, ricorda un periodo fondamentale della nostra Storia. Simbolo ed onore della dolorosissima lotta condotta generosamente dal nostro Popolo: – ancorché stremato, lacero e immiserito ma fedele alla Patria, fortunatamente sostenuto dall’ indifferibile concorso dell’ Esercito, delle FF.AA. e degli I.M.I. [2]– a partire dall’ 8 settembre 1943 ( giorno in cui la Radio ha diffuso notizia dell’ Armistizio firmato con gli Alleati a Cassibile (SR). [3]
Legata all’insurrezione popolare che dalle città e dai centri ancora sotto scacco nazista, è prepotentemente dilagata dal Sud, al Centro fino a lambire i confini di tutta l’Italia, si è conclusa con la Lotta di “Resistenza”.
E fu vera gloria, aspra contesa e dura lotta armata senza quartiere poi tracimata in gran parte d’ Europa.
Le cui gesta dei veramente tanti eroici protagonisti hanno vergato pagine di gloria, di ansia, di sofferenza e passione, il cui ricordo è scolpito nel marmo dei Monumenti ed in ogni Sacrario. Veterani, militari e civili, giovani e donne convinti che:
“Nessun cuore deve tacere. Chi non ha che un soldo, lo dia ai liberatori.
Chi non ha che un sasso lo deve scagliare contro i tiranni ” (Victor Hugo)
L’ESEGESI STORICA
DOPO L’ ARMISTIZIO L’ITALIA SI È RITROVATA SPACCATA IN TRE TRONCONI

Data simbolo l’8 settembre non rappresenta solo la fine di un’epoca di oppressione, ma anche l’inizio di un percorso di rinascita democratica. Di cui il 25 aprile è il fondamento della democrazia: da quel giorno, infatti, prese avvio il cammino che ha portato alla stesura della Costituzione, basata sui principi di libertà, uguaglianza, solidarietà e dignità umana. E’ grazie a quella svolta storica che l’Italia ha potuto costruire un futuro libero e partecipativo. Oggi, come allora, ricordiamo con gratitudine e rispetto il sacrificio dei tanti chi hanno combattuto per restituire al Paese la libertà e la giustizia. Il loro coraggio è un’ eredità preziosa, da custodire e tramandare alle nuove generazioni.
IL PRODIGIOSO E DETERMINANTE APPORTO DELLE FORZE ARMATE PER IL SUCESSO FINALE.
Una situazione lacerante e drammatica che si protrasse, dura e cruda, fino all’aprile 1945. Sicché, mentre per alcuni fu “ Guerra per la Liberazione” per altri è stata “ Lotta di Resistenza”.

Un paradosso difficile da spiegare. Ma anche come si sia potuto verificare che un esercito, catapultatosi nella nostra Penisola come invasore, si sia poi trasformato in “liberatore”. Tale fu infatti, al di là ed oltre gli schemi propagandistici, il ruolo che l’opinione pubblica italiana si fece dei combattenti USA durante la tragica vicenda compresa tra l’8 settembre 1943 e Il 25 aprile ‘del 1945. Da allora sono passati 80 anni. Ma non dimentichiamo Porta San Paolo, Monte Lungo, Monte Marrone, Cassino, Roma, Filottrano, Bologna, Linea Gotica, tante tappe di un itinerario di gloria. Tracciate dai nostri progenitori stanchi di piegare il capo alla prepotenza straniera; non importa da quale parte schierati. Moltissimi ai quali vanno aggiunti i deportati nei campi di lavoro e nei Lager, senza trascurare l’indifferibile apporto fornito dai nostri soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri che hanno segnato e fecondato fianco a fianco agli Alleati, l’anelito di libertà scaturito in ogni contrada. Ad essi si affiancano coloro che hanno combattuto in Grecia, in Albania, in Nord Africa, nella ex Jugoslavia, nelle isole dello Jonio e dell’Egeo ed i molti che resistettero nei campi di concentramento disdegnando ogni indegna proposta, la tracotanza e la inumana ferocia nazista. Nei riguardi di queste centinaia di migliaia di soldati -che militarono nel raggruppamento motorizzato, nel Corpo Italiano di Liberazione, nei Gruppi di Combattimento, nelle Divisioni Ausiliarie (Croce Rossa), I.LL.Os, [4] Cappellani e/o nelle Grandi Unità impegnate in territori d’oltremare -siamo tributari delle libertà civili e politiche di cui godiamo. Eroi senza voce che reclamano l’impegno di difendere i loro sacrifici e di tramandarli all’Italia di domani, unitamente a un messaggio di vera e autentica pacificazione far le parti che si trovarono a combattere su versanti opposti. Le lotte e le contrapposizioni fra le “camicie nere” e i “fazzoletti rossi” appartengono al passato… ormai consegnate alla fatale dialettica della storia. Oggi conta una sola certezza, sulla quale c’è una generale condivisione: la Concordia. Della cui conferma e crescita civile e democratica, la Patria ha veramente tanto bisogno così come, necessita dell’impegno solidale di tutti i cittadini.
LA TESTIMONIANZA DI UN COMBATTEBNTE E REDUCE
IL PENSIERO DELL’88/ENNE VETERANO DELLA RESISTENZA
AMBASCIATORE ALESSANDRO CORTESE DE BOSIS .[5]
“Sospesi tra speranza e dolore:
un giorno di terrore sembrava eterno! “ Quasimodo

<< L’ Italia, conquistati i suoi obiettivi risorgimentali, raggiunse il 4 novembre del 1918, al termine della prima guerra mondiale, la sua unità e indipendenza. Ma 25 anni dopo, nel 1941 gli obiettivi risorgimentali furono distrutti ed il nostro territorio venne occupato militarmente dai nazisti, quando, caduto il fascismo il 25 luglio, non si fidarono più della lealtà dei nostri impegni di alleanza. Contemporaneamente le nostre forze in Balcania ed in Grecia vennero poste alle dirette dipendenze dei comandi tedeschi. A fronte della fulminea e paralizzante occupazione “manu militari” d’oltralpe, ci siamo trovati con un’Italia occupata per due terzi dai tedeschi e con due terzi delle nostre forze d’oltremare sotto il loro usbergo. L’Italia, indecisa sulle scelte da operare, cominciò a trattare di nascosto con gli alleati: giungendo così alla firma dell’armistizio di Cassibile e alla resa senza condizioni agli anglo-americani.
L’8 settembre trovò, inevitabilmente, una nazione allo sbando ed il collasso delle istituzioni; ma, dalle ceneri dell’8 settembre, nacque, come la mitica Araba Fenice, il “Secondo Risorgimento”, caratterizzato da 20 mesi di resistenza di ogni italiano. Nel settembre 1943 in Italia, Corsica, Grecia e Jugoslavia caddero in combattimento circa 3.000 militari: subito dopo l’armistizio, i Lancieri di Montebello. i Granatieri di Sardegna ed i Carabinieri sostennero i primi combattimenti a Roma a Porta San Paolo, mentre i combattenti della Divisione “Acqui” a Cefalonia resistettero e vennero annientati dalla Wermacht. Non si batterono per difendere Roma o l’Isola di Cefalonia, ma per la Bandiera e l’onore militare.>>

IL PREZZO – Vogliamo qui ricordare i dati e gli eventi storici più significativi del “2° Risorgimento”, che hanno caratterizzato in quel periodo la Resistenza degli italiani nelle sue tre componenti:
Guerra di liberazione delle Forze Armate regolari (527.000 militari, di cui 413.000 dell’Esercito, 83.000 della Marina e 31.000 dell’Aeronautica):
Lotta partigiana (80.000 combattenti):
Resistenza degli internati nei campi di concentramento (590.000 militari).
Queste cifre che indicano l’entità delle tre componenti sono state incise, per memoria, nel marmo dei monumenti eretti a Porta San Paolo.
Ricordiamo, in particolare, gli 87.000 militari caduti in combattimento ed i 299 eroi decorati di M.O.V.M. nella guerra di liberazione. La reazione ai nazisti da parte dei tanti militari, che non andarono a casa, fu immediata: la prima Medaglia d’Oro al Valor Militare fu concessa al Gen. Ferrante Gonzaga del Vodice, trucidato la sera dell’8 settembre per essersi rifiutato di consegnare le armi della sua Divisione ai tedeschi. Successivamente l’Esercito, a tappe ristrette, venne impegnato a fianco degli Alleati anglo-americani, ampliando gradualmente la sua cobelligeranza attraverso: -una Brigata- il “1° raggruppamento motorizzato – nella fornace della battaglia del Garigliano nel dicembre 1943; La Marina e l’Aeronautica operarono sotto il Tricolore a fianco degli Alleati su tutti i fronti. Fu questa l’Armata della Liberazione, l’Armata scomparsa dalla memoria degli italiani di oggi e che questo Calendario ci aiuta a ricordare nel 2004, dopo sessant’anni.
E CHE FU VERA GLORIA LO TESTIMONIANO LE ANNOTAZIONI DI COMPIACIMENTO PERVENUTE DA TUTTA EUROPA E DALL’AMERICA.
Una per tutte la Lettera di ringraziamento che il Gen. Mark W. Clark [6] ha inviato all’Ambasciatore de Bosis, con cui egli dimostra l’ammirazione per gli Italiani.

Caro signor de Bosis. Grazie ancora per avermi inviato un premuroso telegramma in occasione del 37° Anniversario della Liberazione di Roma. Ho sinceramente apprezzato le Vostre felicitazioni. Sono certo che siano migliaia i veterani della Quinta Armata che, pur avendo sofferto nella difficile campagna italiana, mantengano ancora vivo il ricordo di quell’importante evento. Negli anni ho spesso pensato a quanto fosse insolito per un esercito straniero invadere un paese come il suo, arrecare danno e distruzione ad esso e mantenere ancora l’amore e l’affetto della sua gente. L’aiuto che l’Esercito Italiano e la gente del suo paese ci ha riservato durante la guerra è stato straordinario. Le sono grato anche per il lodevole servizio che, in quel periodo, avete riservato a me. La signora Clark mi chiama, auguri a Lei e alla signora de Bosis. 5 luglio 1981 MWC:t
LA GUERRA È FINITA: WWW LA LIBERTÀ E LA PACE
L’ABBRACCIO FINALE 80 ANNI DOPO – IL FIL ROUGE CHE LEGA IL 25 APRILE 1944 AL 25 APRILE 2025 –

Con la resa delle unità tedesche e della Repubblica Sociale Italiana avvenne l’indimenticabile lungo abbraccio tra i soldati con i partigiani che, scesi dalle montagne, sfilarono armati tra il delirio della popolazione e dei combattenti inquadrati nelle Forze Regolari. Non importa di che colore fosse il fazzoletto che portavano al collo; avevano tutti combattuto per lo stesso ideale. In quei giorni si compì il magnifico disegno che fu per anni sognato e preparato: la fine della guerra, la libertà e la pace: “ Il 2° Risorgimento”.
In questa visione di ricomposta pace a 80 anni di distanza non muta il valore e la gloria di chi lottò per la libertà, non muta la condanna della dittatura, di ogni dittatura. Non è il ricordo di quanto fecero amici e nemici che divide, perché la verità, se la rispettiamo, se ne siamo custodi, non divide mai. L’amore rappacifica e ci riscopre fratelli, ma la pacificazione non muta la realtà, non muta, né può mutare, i fatti così come si sono compiuti. Verità e pacificazione o vivono insieme o insieme muoiono e solo il loro culto può essere base sicura per rafforzare l’unità di ogni popolo. La stessa, condizione essenziale che ha portato all’unità la nostra Patria.
Fu grave follia la guerra, lo sterminio, le stragi; fu eroismo l’aver obbedito al forte richiamo della libertà per l’Italia. È la libertà il più grande diritto dell’uomo e il maggior vanto è la sua dignità.
Per questa libertà, le Forze Armate italiane si batterono generosa-mente a fianco degli Alleati ottanta anni fa. Da non dimenticare mai.
[1] – Celebrazioni del 25 aprile 1946 – Su proposta del presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, Umberto II di Savoia, il 22 aprile 1946 emanò un decreto legislativo luogotenenziale con Disposizioni in materia di ricorrenze festive, che all’articolo 1 stabiliva la festività del 25 aprile per quell’anno. «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale.» (Decreto legislativo luogotenenziale 22 aprile 1946, n. 185, art. 1 Si ebbero decreti per celebrare la ricorrenza anche nel 1947 e nel 1948; solo nel 1949 la ricorrenza venne istituzionalizzata stabilmente quale festa nazionale italiana come il 2 giugno.
[2] -I.M.I. Internati Militari Italiani che operarono senza armi dai Campi di prigionia, in cui furono ristretti.
[3] L’armistizio di Cassibile, detto anche armistizio corto o armistizio breve, fu un atto della seconda guerra mondiale che prevedeva la resa incondizionata del Regno d’Italia agli Alleati. Venne firmata il 3 settembre 1943 dai generali Giuseppe Castellano e Walter Bedell Smith; reso pubblico solamente l’ 8 settembre del 1943.
[4] I.I.L.O.’s (Italian Intelligence Liaison Officers), Ufficiale di collegamento italiano distaccato presso l’ 8^ Armata britannica durante la guerra di liberazione 1943-1945- Di cui ha fatto parte come Ufficiale l’Ambasciatore De Bosis Già Presidente per 5 mandati dell’ ANCFARGL (Ass. Naz. Combattenti e Reduci della Resistenza).
[6] – Durante la seconda guerra mondiale, comandò la Quinta Armata degli Stati Uniti , e in seguito il 15° Gruppo d’armate , nella campagna d’Italia . È noto per aver guidato la Quinta Armata quando conquistò Roma nel giugno del 1944, più o meno nello stesso periodo dello sbarco in Normandia . Fu anche a capo della pianificazione dell’Operazione Torch , la più grande invasione marittima dell’epoca.