“Della festa del 25 aprile si sono impossessati un po’ tutti, fino a farla sembrare una cosa della Repubblica. Pochi sanno che invece la dobbiamo a Umberto di Savoia, futuro re Umberto II, che la istituì con decreto luogotenenziale il 22 aprile 1946”.
A ricordarlo, alla vigilia della festa della Liberazione, è il presidente dell’Unione monarchica italiana (Umi), che auspica che il 25 aprile “diventi la festa di tutti, perché le feste nazionali debbono unire, ma quando qualcuno se ne impossessa, diventano divisive”.
Come Unione monarchica italiana “noi celebriamo la liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista”, senza partecipare però ai cortei, dove “l’Anpi non ci ha mai invitati”. Che poi – aggiunge il presidente – “vorrei sapere quanti partigiani ci sono nell’Anpi, dato che sono morti tutti, è solo un’etichetta”. Per altro “c’erano anche partigiani monarchici militanti, gente che liberava l’Italia gridando ’viva il re’, perché la monarchia era una cosa unificante”.
Stesso messaggio che Umi manda oggi: “Celebriamo il 25 aprile, ma superiamo le divisioni”, che ormai sono come quelle tra “garibaldini e borbonici, guelfi e ghibellini, orazi e curiazi. Sono passati ormai 80 anni e tre generazioni, celebriamo la liberazione d’Italia dall’occupante straniero, che aveva dei sodali in Italia. Salviamo la buona fede di chi combatteva dall’altra parte e guardiamo avanti. Questo è l’appello che io rivolgo alle forze politiche: condividiamo un percorso unificante e non divisivo”.
Per Sacchi anche “parlare di antifascismo nel 2023 è qualcosa che fa sorridere chi ha un minimo di competenze storiche. I fascisti, come i partigiani, non esistono più. Sono vicende collocabili in uno spazio-tempo ormai superato e allora – si chiede – perché mantenere questa tensione, quasi una guerra civile serpeggiante tra fascisti e antifascisti?”
In vista dei prossimi 25 aprile, se ci sarà una manifestazione unitaria, “io – dice il presidente dell’Umi – sarò onorato di ricevere un invito e di andare anche a parlare, soprattutto del ruolo degli ufficiali nel regio esercito, senza i quali la Resistenza non avrebbe avuto luogo”.