Dal 15 marzo 2024, la Biblioteca Dergano-Bovisa di Via Baldinucci 76, a Milano, ospita la mostra fotografica di Maurizio Cau, intitolata: “Il Raggio Verde: quando la natura mette d’accordo scienza e poesia”.
Nel corso dei suoi numerosi viaggi in Egitto, Maurizio Cau – scrittore, esperto di filosofie orientali, operatore olistico e appassionato di design e fotografia – ha raccolto numerosi scatti che documentano il passaggio dal deserto nero al deserto bianco, quale metafora del percorso trasformativo dell’animo umano.
Una mostra in cui arte e spiritualità si intrecciano profondamente.
Maurizio Cau
Il “raggio verde” – fenomeno molto raro in natura – è un effetto ottico che si presenta come una striatura verde del disco solare. Si manifesta, in particolari condizioni atmosferiche, all’alba o al tramonto e può essere osservato solo da quanti sanno cosa significa “cogliere l’attimo”.
Jules Verne gli ha dedicato un romanzo – “Il raggio verde”, per l’appunto – la cui trama si intreccia con la leggenda scozzese secondo la quale chi riesce a osservarlo, potrà guardare con chiarezza nel suo cuore e in quello altrui.
Il raggio verde è un evento così eccezionale che ci trasporta ben al di là della mera osservazione, rimandando a quelli che sono gli “attimi” della nostra vita che non possiamo assolutamente perdere. Sono gli attimi della nostra trasformazione spirituale, quei momenti più unici che rari in cui ci viene offerta l’opportunità di brillare.
“Il Raggio verde” – fotografia digitale di Maurizio Cau
La mostra di Maurizio Cau, in effetti, è molto più di una semplice esposizione fotografica; è un progetto che ha lo scopo di sensibilizzare le coscienze all’autoanalisi e all’incontro con la propria ombra. Se, da un lato, le 29 opere esposte raffigurano il passaggio dal deserto nero al deserto bianco, dall’altro raccontano l’incontro dell’anima con la propria ombra, fino alla sua integrazione. Senza giudizio né paura. Carl Gustav Jung afferma che “ognuno di noi è inseguito da un’ombra e meno questa è integrata nella vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa”. Il percorso fotografico creato da Maurizio Cau traduce in immagini proprio quanto detto dal famoso psicanalista e, prima di lui, dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche che, nella sua opera autobiografica, racconta il dialogo con la propria ombra. Insomma, è la dualità della vita: ci sono il giorno e la notte, ma della notte possiamo scegliere se contemplare l’oscurità o le stelle. Le opere di Maurizio Cau sono, in realtà, dei fotogrammi interiori del suo percorso personale. Lui per primo ha vissuto il contatto con la propria ombra e ha messo a disposizione la sua esperienza per condividerla con quanti fanno esattamente lo stesso percorso, magari senza rendersene conto.
In questa mostra l’artista vuole far vedere al pubblico quanto è bello incontrare la propria ombra. Come dice il profeta Osea: “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore“. (Os 2,16)
“Il tempo senza inizio” – fotografia digitale di Maurizio Cau
Negli ultimi anni Maurizio Cau si è recato più volte in Egittoperché appassionato del deserto ma, soprattutto, per organizzare dei viaggi meditativo-spirituali. La sua passione per la fotografia non si limita allo scatto ma trascende lo spazio-tempo per catturare, attraverso l’occhio meccanico di un obiettivo, il percorso spirituale che ha costruito per sé e per quanti vorranno condividere con lui il viaggio (fisico) nel deserto egiziano.
Apre il ciclo lo scatto intitolato “Il tempo senza inizio”, dove si percepisce l’anima di colui che, all’inizio del percorso, è pronto ad affrontare qualunque cosa.
Il secondo scatto – “Il viaggio”, ritrae la duna del deserto, simile ad una spina dorsale che, pur non essendo rettilinea, trasmette un’armonia totale.
Negli scatti successivi appaiono il beduino e gli archetipi dei Tarocchi davanti ad una grande porta naturale – quasi un portale – dove il tempo si ferma e, dunque, tutto può accadere. Attraversando la porta si accede alla propria anima dove ciascun visitatore si confronta con il proprio archetipo personale con cui dovrà confrontarsi durante tutta la vita.
Chiude la prima parte della mostra lo scatto intitolato “Il Dubbio”, che esprime la difficoltà dell’uomo di intraprendere o meno questo percorso alla scoperta di sé.
“Il Dubbio” – fotografia digitale di Maurizio Cau
Andando avanti, la prima foto ritrae “Il Viandante” che cammina attraverso il deserto portandosi appresso la sua ombra, cioè il fagotto che deve sviscerare e comprendere. Tutta la seconda sezione rappresenta, infatti, il “mondo delle ombre“ dove ognuno andrà, piano piano, a ricercare e trovare la propria. Si tratta di un viaggio che non ha inizio né fine, durante il quale è necessario raccogliersi per riflettere ed integrare quanto scoperto fino a quel momento.
La carrellata – anzi, il viaggio – continua con “La valle degli angeli caduti”, i passi nella sabbia dove terra e cielo si compenetrano e queste formazioni rocciose – quasi delle teste – che rappresentano la lotta mentale che dobbiamo affrontare per liberarci dai pensieri inutili che impediscono il raggiungimento della pace interiore.
Lo scatto intitolato “La Principessa” racconta l’unione alchemica dell’anima e dell’animus, del maschile e del femminile. Quando integriamo quella parte, diventiamo un’unica cosa.
Il deserto ha veramente la capacità di metterci di fronte a noi stessi, tirando fuori tutto quello che c’è di visibile e di invisibile. E questo è bello perché entrare in contatto con la propria ombra non demolisce l’uomo, ma lo eleva.
Perché i Tarocchi fanno parte di questo percorso? Ce lo spiega Maurizio Cau: “Sono convinto che ognuno di noi nasce con una ferita profonda e gli archetipi ci fanno da specchio. Quel simbolo che io vedo fuori, in realtà è dentro di me. Se impariamo a capire con quale archetipo dobbiamo fare questo lavoro, sicuramente capiremo qualcosa in più di noi stessi”.
“La porta degli archetipi” – fotografia digitale di Maurizio Cau
Maurizio Cau ha anche pubblicato, nel 2009, il suo primo libro: “Nuovo processo dì liberazione”, di cui uscirà una versione aggiornata entro il 2024.
Tanto nel libro quanto nella mostra fotografica, l’artista non è il protagonista, ma solo il canale attraverso il quale l’opera arriva fino a noi diventando materia.
Si ringraziano Il Comune di Milano, che ha patrocinato l’evento, e lo staff della Biblioteca per la loro gentile accoglienza.
La mostra “Il Raggio Verde” potrà essere visitata fino 6 aprile 2024.
Il video che segue è stato realizzato da Simona HeArt per la rubrica “Sguardi sull’arte contemporanea con Simona HeArt”. L’articolo è pubblicato su “International Web Post”.
#sguardisullartecontemporaneaconsimonaheart #simonaheart
https://www.youtube.com/watch?v=hA84Y8P4RFc
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Contatti di Maurizio Cau:
FB: Maurizio Cau
IG: i_viaggi_dell_anima
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