PRODOTTO DI DISUMANA VIOLENZA QUANTO ACCADUTO NELLA NOTTATA TRA IL 24 E IL 25 MARZO 1944.
Una notte da tregenda, in cui 12 Carabinieri, in servizio di confine presso il presidio della centrale idroelettrica di Bretto, allora in territorio di Gorizia, vennero proditoriamente catturati da un commando di paramilitari slavi e barbaramente trucidati. Torturati, seviziati a morte con selvaggia ferocia e avvelenati.

Ed è con devota commozione e rispetto che leggiamo sulla targa alato i loro nomi gloriosi: ViceBrig. Dino PERPIGNANO; Car. Domenico DALVECCHIO; Car. Antonio FERRO; Car. Primo AMENICI; Car. Lindo BERTOGLI; Car. Rodolfo COLSI; Car. Fernando FERRETTI; Car. Attilio FRANZAN; Car. Pasquale RUGGERO; Car. Adelmino ZILIO; Car. Aus. Michele CASTELLANO; Car. Aus. Pietro TOGNAZZO. Le loro spoglie, amorevolmente custodite dalle suore di un convento di Tarvisio, riposano da allora in una torre medievale. A 81 anni da quella dolorosa vicenda, che la coscienza umana non potrà giammai dimenticare, rivolgiamo un deferente pensiero a quelle vittime ed ai loro congiunti. Ed una parola di speranza affinché di simili brutture non si debba mai più scrivere.
LA MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA

IL 27 MARZO 2009 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO HA CONFERITO A CIASCUN MILITARE LA MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE. «Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, in servizio presso il posto fisso di Bretto Inferiore, unitamente ad altri commilitoni, veniva catturato da truppe irregolari di partigiani slavi, che, a tappe forzate, lo conducevano sull’altopiano di Malga Bala.
Imprigionato all’interno di un casolare, subiva disumane torture che sopportava con stoica dignità di soldato, fino a quando, dopo aver patito atroci sofferenze, veniva barbaramente trucidato. Preclaro esempio di amor patrio, di senso dell’onore e del dovere, spinto fino all’stremo sacrificio.» – Malga Bala (SLO), 23-25 marzo 1944
IL DISUMANO ECCIDIO
Per dovere di cronaca e, soprattutto, per il rispetto e la fondamentale importanza della memoria, ricordiamo ancora il tragico evento. Dopo l’8 settembre 1943, la carrozzabile Tarvisio-Cave del Predil-Passo e Predil-Plezzo-Gorizia costituiva un’importantissima arteria. Uno snodo che le forze di occupazione tedesche utilizzavano per lo smistamento di uomini e materiali destinati dalla Germania alla zona del cosiddetto “Litorale Adriatico”. Un percorso sensibile chela Resistenza slava prediligeva per attaccare le autocolonne nemiche alle quali inflisse consistenti ed assai pesanti perdite. In risposta all’ultimo di una serie di agguati, in cui rimase ucciso un soldato tedesco.

L’ 11 ottobre 1943 due autocarri carichi di nazisti fecero irruzione sul borgo di Bretto di Sopra dove, con largo uso di lanciafiamme, incenerirono tutte le abitazioni in cui erano state rinvenute armi e vestiario militare (una donna venne arsa viva) e trucidarono 16 uomini. Il commissario germanico di stanza presso la miniera di Raibl, preoccupato dall’escalation di azioni partigiane, allo scopo di proteggere la centrale idroelettrica a valle di Bretto di Sotto, ottenne dal Comando militare tedesco di Tarvisio, la costituzione di un Distaccamento fisso. Costituito da carabinieri e comandato dal vicebrigadiere Dino Perpignano, del Nucleo facevano parte anche i carabinieri Domenico Del Vecchio, Antonio Ferro, Primo Amenici, Lino Bertogli, Ridolfo Calzi, Fernando Ferretti, Attilio Franzon, Pasquale Ruggiero, Adelmino Zilio, Michele Castellano e Pietro Tognazzo. La sera del 23 marzo 1944, mentre il vicebrigadiere Perpignano ed il carabiniere Franzon facevano ritorno dal paese, vennero aggrediti da tale Socian e Zvonko e la loro caserma circondata da un gruppo di i slavi. I quali ultimi, dopo aver costretto alla resa i due carabinieri di guardia alla centrale, fecero irruzione all’interno della caserma in cui riposavano gli altri militari dell’Arma smontanti dal servizio che costrinsero a vestirsi ed evacuare in fretta e furia. Dopo aver fatto razzia delle armi e di quant’altro ritenuto di loro utilità, gli assalitori hanno minato la casermetta e la stessa Centrale idroelettrica. Spintonati a forza fino a Malga Bala, i militari dell’Arma vennero introdotti in un casolare ed ivi sottoposti a sevizie e disumane torture fino al sopraggiungere della loro morte. Al termine dell’eccidio, i corpi vennero trascinati a qualche decina di metri dal casolare, accatastati senza pietà dietro un macigno e, quindi, parzialmente ricoperti con la neve. Le spoglie mortali, casualmente rinvenute -tra il 31 marzo ed il 2 aprile 1944- da una pattuglia di militari, vennero traslate e ricomposte nella canonica della chiesa di Tarvisio.