(Adnkronos) – Dall’eredità di due musei gemelli, quello dedicato a Italo Svevo – nato grazie all’intuizione della figlia dello scrittore, Letizia Svevo Fonda Savio, che alla sua scomparsa lasciava al Comune di Trieste il fondo familiare di libri, documenti, arredi e oggetti sopravvissuti al bombardamento di Villa Veneziani – e il Museo James Joyce, sorto nel 2004, prende vita oggi a Trieste Lets, il Museo che porta nel nome l’acronimo di Letteratura Trieste, promosso dall’Amministrazione comunale e realizzato con il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e il contributo di Trieste Trasporti. Sede del Museo è l’antico Palazzo Biserini dove si trova la Biblioteca Civica frequentata a lungo da Italo Svevo. Ma Lets sarà la casa di tutti gli scrittori che hanno raccontato al mondo la città, il suo mare, il suo territorio: al suo interno troveranno posto non solo i Musei Svevo e Joyce, oggetto di un totale riallestimento, ma anche il nuovo Museo Saba, dedicato al poeta che, con i primi due, completa un ideale dream team della scena letteraria fiorita a Trieste dal Novecento ad oggi. Generazioni di autrici e autori si sono avvicendate, alimentando un numero straordinario di esperienze di altissimo livello di elaborazione poetica e narrativa. Oltre a Svevo, Joyce e Saba, infatti, Lets ospiterà documenti e libri di e su Scipio Slataper e Claudio Magris, Susanna Tamaro e Boris Pahor, Mauro Covacich, Giani Stuparich, Pier Antonio Quarantotti Gambini, Fulvio Tomizza, Giorgio Pressburger, Paolo Rumiz, Pino Roveredo, Anita Pittoni, Virgilio Giotti, Bobi Bazlen, Giorgio Voghera, Carolus Cergoly, Richard Francis Burton, Rainer Maria Rilke, Stelio Mattioni e tanti altri autori che, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri hanno fatto e fanno di questa città una capitale della letteratura europea modernista. Visitando il Museo ci si imbatterà ne L’Edicola della Storia, lo spazio al cui centro campeggia un chiosco di giornali, e che sintetizza la storia della città, lo sfondo senza il quale molta della letteratura legata a Trieste resterebbe incomprensibile. Due gigantografie a parete mettono in dialogo la città di ieri e di oggi vista dall’alto e accolgono i visitatori assieme a due citazioni tratte da guide turistiche, che, a quasi duecento anni di distanza l’una dall’altra, invitano a immergersi nelle storie della città, a “staccare l’ombra da terra in una giornata di bora” come scrive Federica Manzon per i percorsi d’autore del Touring. La Libreria degli Scrittori, la sala principale e di più grande impatto visivo, racconta– con tanto di scaffali alle pareti, totem girevoli, spazi promozionali per le nuove (e le vecchie) uscite, cassetti espositivi per i documenti e postazioni multimediali – autrici e autori che a Trieste sono nati o hanno vissuto, compresi i contemporanei, ai quali sono dedicati i due grandi tavoli centrali (i cosiddetti “tavoli di lavoro”, a indicare che il loro lavoro è in progress) dove Luigi Nacci, Mary Barbara Tolusso, Veit Henichen, Laila Wadia, Diego Marani, Claudio Grisancich, Federica Manzon, Marko Kravos, Paolo Rumiz – per citare alcuni – sono presenti con le loro opere, tasselli di una “città di carta” sempre in fieri. La Libreria mette in mostra autentiche “chicche”, come il primo libro letto da Claudio Magris, dono dello scrittore stesso: una “copia fatale” de I misteri della Jungla nera di Salgari nell’edizione Vallecchi del 1938, “la mappa del tesoro” grazie alla quale ha scoperto come “sia la vita a raccontare le storie, che poi passano di bocca in bocca, di libro in libro”. Nello spazio dedicato a Fulvio Tomizza troviamo una antica carta geografica dell’Istria (una stampa del 1635 donata dalla vedova Laura Levi Tomizza) che rappresenta il tramite fra la prima e la seconda parte della sua vita, simbolicamente riassunta dalla fotografia che lo ritrae nell’atto di appendere quella stessa stampa nel suo appartamento a Trieste. La sezione dedicata all’editoria, dove domina la figura di Anita Pittoni, ci offre uno spazio dedicato agli oggetti che sono stati ritrovati nella stanza d’albergo in cui è morto Bobi Bazlen: un pacchetto di sigarette, un’agenda, un orario ferroviario, delicati ricordi ereditati dal suo “socio” Luciano Foà e ora generosamente prestati dalla figlia Anna che ha offerto anche uno dei disegni che Bazlen ha realizzato nel corso della sua terapia psicanalitica. E i disegni sono i protagonisti anche della sezione dedicata a Virgilio Giotti, messa a disposizione dal Centro Studi a suo nome. Giotti, infatti, oltre a cesellare i suoi ritratti familiari e triestini nel purissimo dialetto della sua poesia amava moltissimo disegnare e gli strumenti di questa sua passione, che lo porta anche a collaborare come grafico – diremmo oggi – della libreria Saba, sono presenti al museo Lets per raccontarci la sua storia. Il Cinematografo delle Storie è una vera e propria sala video nella quale si raccontano, attraverso la formula sintetica del book-trailer,alcune delle vicende che sono racchiuse fra le pagine dei libri della ‘libreria’. Il nuovo Museo Svevo è concepito come il salotto di casa Svevo, nella cui intimità sarà possibile ascoltare la voce del violino di Ettore Schmitz, lo strumento tanto amato dallo scrittore, e ammirare dipinti e disegni del pittore triestino Umberto Veruda. La carta da parati tappezzata di perentori giuramenti (rigorosamente disattesi) di Ultime Sigarette avvolge lo studiolo del Dottor S., dove l’esperienza di una breve seduta psicanalitica offre al visitatore un remix degli appunti tratti dal quaderno di cura del paziente letterario Zeno Cosini e delle lettere di un giovanissimo Sigmund Freud studente di biologia a Trieste alla fine dell’Ottocento. Il flusso di coscienza – trasposto graficamente a parete in campiture di testo evidenziate dal verde brillante che caratterizza Museo Joyce – ci immette nel laboratorio di scrittura di Joyce, che negli anni trascorsi a Trieste (1904-1920) matura la propria visione artistica e inizia la stesura dell’Ulisse, il romanzo capolavoro del modernismo europeo. La poesia che diventa biografia e viceversa è il leitmotiv che guida il percorso del nuovissimo Museo Saba, il primo spazio narrativo, didattico ed espositivo dedicato al grande poeta triestino. Il visitatore viene accolto dal preziosissimo Canzoniere del 1919, il primo manoscritto conosciuto dell’opera, uno dei tesori della Biblioteca Hortis, madrina di Lets, e dalla sua versione digitale interamente sfogliabile e navigabile . Museo Lets – Letteratura Trieste nasce per la cura scientifica di Riccardo Cepach, Cristina Fenu, Laura Pelaschiar e Susan Petri, e per il coordinamento della direttrice del Servizio Biblioteche Manuela Salvadei. Sarà regolarmente aperto al pubblico da venerdì 13 settembre, ogni giorno dalle 10 alle 17, la domenica dalle 10 alle 13 con ingresso libero. Chiusura settimanale: martedì. Info online: https://lets.trieste.it/ —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Data:
12 Settembre 2024