“Abbiamo visto il missile di Kim”
L’equipaggio di un volo della Cathay Pacific che sorvolava il Giappone avrebbe avvistato il missile lanciato dalla Corea del Nord il 29 novembre. Secondo quanto confermato dalla compagnia alla Bbc, l’equipaggio avrebbe assistito “a ciò che si sospetta essere il rientro” del missile nell’atmosfera terrestre. Il missile testato nei giorni scorsi ha finito la sua corsa in acque giapponesi ma ha raggiunto la maggiore altezza mai raggiunta finora in un test della Corea del nord.

Nell’incontro di oggi con il primo ministro britannico Theresa May “non è stato possibile” raggiungere un accordo su tutti i temi prioritari per l’accordo di ritiro della Gran Bretagna dall’Ue (diritti dei cittadini, accordo finanziario, questione irlandese), quindi “ci vorranno ancora negoziati e discussioni. Siamo pronti a riprendere i negoziati questa settimana”. Così il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, in una dichiarazione congiunta alla stampa a fianco della premier britannica, a Bruxelles.
Juncker ha sottolineato comunque di avere “ancora fiducia che riusciremo a fare progressi sufficienti” sulle tre priorità entro il Consiglio europeo della prossima settimana.
“Io e il primo ministro Theresa May – ha detto Juncker – abbiamo avuto oggi un incontro franco e costruttivo. E’ sempre un piacere incontrare il primo ministro May, perché il nostro rapporto personale è eccellente, ma devo dire che è una negoziatrice tosta. Non è una negoziatrice facile. Difende il punto di vista della Gran Bretagna con tutta l’energia che sappiamo che ha e io faccio lo stesso per conto dell’Ue”.
“Malgrado i nostri sforzi e i progressi significativi che noi e le nostre squadre abbiamo fatto negli ultimi giorni sui temi restanti per l’accordo di ritiro – ha proseguito – non è stato possibile raggiungere un accordo completo oggi. Ora abbiamo un’intesa comune sulla maggior parte dei temi, ma ne abbiamo due che richiedono ulteriori consultazioni, discussioni e negoziati. Siamo pronti a riprendere i negoziati con il Regno Unito a Bruxelles questa settimana”.
“Devo dire che abbiamo avvicinato le nostre posizioni di parecchio oggi, grazie al primo ministro britannico e alla volontà della Commissione europea di avere un accordo equo con la Gran Bretagna. Questo non è un fallimento, ma l’inizio dell’ultimissimo round e ho molta fiducia che raggiungeremo un accordo entro la fine della settimana”, ha concluso Juncker.
Per poter passare alla seconda fase dei negoziati, quella sulla futura relazione tra Ue e Gran Bretagna, occorre che il Consiglio europeo decida, all’unanimità, che sono stati fatti “progressi sufficienti” sulle tre priorità dell’accordo di ritiro (diritti dei cittadini, accordo finanziario, questione irlandese).
THERESA MAY – Con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker “abbiamo avuto un incontro costruttivo oggi: entrambe le parti hanno lavorato duramente, in buona fede. Abbiamo negoziato duramente e sono stati fatti molti progressi. Su molte questioni c’è un’intesa comune” ha detto Theresa May al termine dell’incontro.
“E’ chiaro che vogliamo fare progressi insieme, ma su un paio di questioni rimangono alcune differenze, che richiedono ulteriori negoziati e consultazioni, che continueranno. Ci ritroveremo ancora prima della fine della settimana e ho anch’io fiducia che arriveremo a una conclusione positiva”, ha concluso May.
Bitcoin, prosegue la sua corsa
Continua la corsa del Bitcoin, nonostante i piani di regolamentare la criptovaluta accusata di essere usata per il riciclaggio di denaro ed evasione fiscale. Il Bitcoin oggi è stato scambiato a 11.566 dollari, dopo il rialzo record di domenica a 11.800.
Dalle accuse di essere la valuta delle transazioni illegali del deep web per l’acquisto di droga e armi, grazie all’assenza di tracciabilità e all’anonimato, all’annuncio del Nasdaq di voler offrire entro la metà del 2018 futures sul Bitcoin. E’ questa la parabola della criptomoneta, che con i suoi repentini rialzi, e ribassi, è al centro dei timori di una nuova bolla speculativa.
Creato nel 2008 da un anonimo inventore che si cela dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, il bitcoin non viene emesso da una banca centrale ma attraverso un algoritmo residente su computer attraverso il sistema di mining, garantendo così delle operazioni tra privati senza intermediari. La corsa della criptovaluta è inarrestabile: nonostante il ’crollo’ di venerdì scorso (-16 per cento fino a 9.600 dollari) oggi Bitcoin si mantiene vicina a quota 12mila, con un raddoppio del suo valore a partire da ottobre (ma da gennaio è più che decuplicato). Un andamento che innesca crescenti timori di un’imminente bolla finanziaria, accanto alle resistenze di chi considera la criptovaluta considera non sicura e alle perplessità legate agli ingenti costi energetici.
Nel mondo della finanza non mancano voci contrarie alla bitcoin-mania, troppo vulnerabile ed esposta a crisi di sfiducia. Ma tra i timori maggiori quelli legati al fatto che scambi in circuiti non regolamentati consentano di bypassare le procedure antiriciclaggio, le regole a tutela del risparmio, oltre al rischio di reati finanziari come il market abuse. Inoltre la speculazione in bitcoin e loro derivati non ha effetti socialmente utile. Si vedrà nel 2018 che piega prenderà il destino della criptovaluta più famosa del mondo e più cara sotto il profilo energetico: ogni operazione consuma tanta elettricità quanta ne serve ad una famiglia in una settimana. Se consideriamo che in media al giorno avvengono 300mila operazioni è evidente l’alto prezzo energetico della criptovaluta, pari a quello di interi Stati secondo alcune ricerche. Un modello che ai detrattori non sembra quindi essere sostenibile, per lo meno dal punto di vista ambientale.
Intanto nel Regno Unito il Tesoro studia un piano per regolamentarlo, abolendo il principio dell’anonimato. Ma si ragiona anche ad un più ampio intervento a livello europeo obbligando le piattaforme online in cui vengono scambiati i bitcoin a eseguire i dovuti controlli sui clienti e segnalare le transazioni sospette.