George Romero, si e’ spento a Los Angeles all’eta’ di 77 anni. Ci lascia in eredita’ un genere cinematografico cui ha dato i natali con la sua trilogia sui morti viventi. Una veste soltanto di facciata però, quella della pellicola zombie-horror, dai connotati altamente splatter, che affondava le sue radici in una durissima critica alla società moderna, portatrice di violenza, disagio e alienazione. Tutto inizia nel lontano 1968, allorquando il giovane George con appena diecimila dollari, raccolti insieme ad un gruppo di amici appassionati, realizza ’La notte dei morti viventi”, clamoroso successo che incassa ben 30 milioni, imponendosi subito come cult-film coniando un genere. Nel 1978 arriva il sodalizio con Dario Argento, suo grande amico ed estimatore, grazie al quale potè girare il suo apice di critica e pubblico: “Zombie” (Dawn of the Dead), secondo episodio della saga. Un’Opera che lo consacra definitivamente nell’universo della settima Arte. Il titolo originale del film “L’alba dei morti”, stava a significare l’ideale seguito della notte dei morti viventi, a rendere l’idea di un’invasione di portata sempre maggiore. La notte (Night of the Living Dead), l’alba (Dawn of the Dead,) e il giorno (Day of the Dead), ai quali si aggiunse la terra con il capitolo realizzato diversi anni dopo (Land of the Dead) nel 2006.
Il suo ultimo film è stato Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti (2009) che è stato presentato in anteprima mondiale alla 66ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. George Romero con un linguaggio fatto di immagini dai tratti estremi, ha caratterizzato un cinema solo apparentemente di puro intrattenimento, nascondendovi contenuti politico-sociali fortissimi che, secondo molti osservatori, si sono rivelati addirittura premonitori. Una Poetica estrema e visionaria, a tratti irriverente, che ha portato lo spavento su un piano inusuale fatto di una miscela d’inquietudine.
Romero in un’intervista dell’epoca aveva rivelato: “…Per la verità con La Notte dei Morti viventi volevamo fare niente più che un filmetto commerciale, esagerare con la violenza, ma una critica alla crisi sociale degli anni ’60? No, quello fu un caso. E invece, un paio d’ anni dopo la sua uscita un articolo sulla rivista francese Cahiers du Cinema lo definì un film fondamentale in quanto esempio di cinema radicale, una reazione all’intervento militare Usa in Vietnam. Mi scoprii un autore socialmente impegnato e ci ho provato gusto. Hanno visto Zombi come una critica al consumismo, Il giorno degli zombi uno studio del conflitto tra scienza e tecnologia bellica, La terra dei morti viventi come una disamina dei conflitti di classe. A me non è che me ne fregasse molto, ma già che c’ ero, tramite gli zombie mi divertivo a dire qualcosa su quello che stava in quel momento nella nostra società. Se avessi fatto dei film seri e importanti non avrei potuto dire tutte queste cose”.
Certo è comunque che George ne ha fatta di strada da quando all’età di quattordici anni girava il suo primo corto di fantascienza – L’uomo della meteora, (1953) – venendo arrestato dalla polizia dopo aver gettato dal tetto di un palazzo un manichino in fiamme. Ci lascia una grande eredità la cui influenza esercitata nel tempo sull’industria del cinema e più in generale dell’intrattenimento, è stata immensa.
Pensiamo alla creazione della saga di videogiochi “Resident Evil” ideata da di Shinji Mikami, con tutti i film che in seguito ne sono seguiti. Ma ancora nel fumetto, come l’italico “Dylan Dog” e in tempi più recenti, ancora i fumetti e la serie tv di The Walking Dead con il recentissimo spin-off “Fear The Walking Dead”.
Gli esempi sarebbero praticamente infiniti con una serie vastissima di varianti a quelle creature che “ritornano” dai tratti mostruosamente decomposti e dall’incedere barcollante.