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ADDIO A INGE FELTRINELLI

Il 24 novembre avrebbe compiuto 88 anni, la regina assoluta dell’editoria internazionale, che se n’è andata nella notte del 20 settembre, in silenzio, come era abituata a fare nel quotidiano. Non amava, infatti, cerimonie e addii, probabilmente perché nella sua vita ne aveva già vissuti tanti. Inge Schonthal Feltrinelli, sessant’anni fa, portò nella nostra Italia ancora provinciale un pezzo di mondo. La sua carriera è sbocciata nella redazione di via Andegari, un laboratorio nel quale affiancò Gian Giacomo Feltrinelli nella sua attività culturale moderna e cosmopolita. Dopo anni di esperienza e dopo la morte del fondatore di questa importante casa editrice, nel marzo del 1972, fu l’eroina della stessa casa, successivamente consegnata al figlio Carlo, con un patrimonio culturale invidiabile. Inge non era solo un editore, ma anche un’atmosfera. Una donna dalla mondanità culturale dai tratti imprevedibili. La sua casa editrice era come un divertente “caravan serraglio” dal quale passa il mondo che pensa.

Per Inge, nascere nel 1930 a Gottingen (Sassonia) significava conoscere sin dalla tenera età le svastiche di Hitler, e lei, tra l’altro, era una bambina mezza ebrea per via delle origini di suo padre. Salva quasi per miracolo grazie alla madre – che spinse suo marito fuggire in America, dandole così la possibilità di essere protetta da un ufficiale della cavalleria tedesca che all’epoca le fece da patrigno -, Inge ha sempre trasformato le tragedie in opportunità, e proprio questo è stato il segreto del suo successo. Pur avendo alle spalle un passato difficile, fatto di fame e deprivazioni, è divenuta una grande suscitatrice di energie e di relazioni, di talento ed eccentricità, riuscendo a condurre la casa editrice anche nei periodi più tempestosi.

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Nel 1958 incontrò ad Amburgo Gian Giacomo Feltrinelli, un editore comunista e miliardario famoso per aver pubblicato “Il Dottor Zivago” in tutto il mondo, e lo sposò nel 1959. Da quel momento iniziò una storia di amore e di passioni intellettuali, conclusasi tragicamente nel 1972 con la morte del fondatore della famosa casa editrice.

“Un editore deve trascinare la carretta: senza sapere nulla, deve far sapere tutto, o almeno tutto quello che serve – amava ripetere – Non si fa questo mestiere per diventare ricchi, semplicemente per far circolare le idee”. Voleva invecchiare da “rompiscatole” e, in parte, ci è anche riuscita. Ma quando la malattia ha prevalso ha preferito ritirarsi, come faceva abitualmente, senza troppe cerimonie e senza far rumore, semplicemente con lo stile e la grazia di una grande e unica regina di questi tempi.

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Oggi il panorama dell’editoria italiana è governato da una moltitudine di controverse dinamiche che guidano le decisioni di pubblicazione e promozione. Abbiamo molto da imparare da questa grande donna, che è stata una fondamentale guida culturale, senza mai disdegnare neanche la bella vita e gli impegni mondani. Un faro di alta classe intellettuale che restituisce al mondo editoriale la speranza che, con lo spirito pioneristico e civile, non si sia esaurito del tutto; Inge sosteneva infatti: “Il libro è un oggetto bellissimo e sensuale, un oggetto che non può morire”.

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Data:

21 Settembre 2018