Traduci

ADDIO, FERRUCCIO LAFFI

Ferruccio Laffi: un altro pezzo di Storia che ci lascia, dopo averci lasciato però chiarissima la sua memoria.

cms_33182/1.jpg

Perché lui non ha mai dimenticato la strage di Marzabotto, e per tutta la vita ha sentito un dolore che lo ha costretto a ricordare, tutti i giorni, che lui era un sopravvissuto.

Lui aveva 16 anni e viveva a Monte Sole con la sua grande famiglia: i genitori, sette fratelli, nove nipoti, due cognate.

Il 29 settembre 1944 iniziò la più spietata e crudele operazione di tutta la guerra: i nazisti, arrivati sull’Appennino bolognese decisero di vendicarsi degli italiani e fare terra bruciata intorno ai partigiani della Brigata Stella Rossa. Non risparmiarono nessuno: bambini, anziani, donne, uomini. Casa per casa, i nazisti entravano e sparavano. Anche nelle chiese, dove si erano rifugiate molte persone, sperando di fuggire così alla barbarie nazista. Anche nelle scuole.

Non ebbero pietà dei neonati, alcuni furono decapitati, o buttati vivi tra le fiamme. In una settimana furono uccise circa 800 persone, tra cui anche quasi tutta la famiglia di Ferruccio Laffi.

Lui si salvò solo perché il padre gli aveva detto di andare a nascondersi nel bosco, insieme ai due fratelli più grandi, pensando che i nazisti avrebbero prelevato solo gli uomini abili al lavoro, e quindi donne, bambini e anziani non rischiavano nulla.

Purtroppo si sbagliava. I nazisti uccisero tutti quelli che trovarono.

Ferruccio Laffi fu uno dei pochi sopravvissuti, e ha passato la vita a raccontare la sua storia. Anche in un’aula di tribunale, contribuendo così alla condanna all’ergastolo di una decina tra ufficiali e soldati nazisti, anche se poi le sentenze non sono mai state eseguite e nessuno è finito in prigione.

cms_33182/2_1705636554.jpg

Ma nonostante la mancata giustizia, quel processo fu comunque fondamentale per Ferruccio Laffi:

“Quel processo stravolse la mia vita. Consegnare il mio racconto al mondo mi cambiò. Non subivo più quei fatti da solo, ma sentivo di poter essere compreso… Da quel momento, ebbi la certezza che la mia storia non riguardasse solo me, ma potesse avvicinare tutti. L’idea di essere il solo a poter capire quello che mi era successo si fondava sulla mancanza di fiducia negli altri. Se non fossi stato costretto a testimoniare in pubblico non avrei mai scoperto tutto questo… . E allora ho compreso che se ero stato condannato a sopravvivere era perché a me spettava il dovere di raccontare”.

cms_33182/3.jpg

Oggi Ferruccio Laffi non c’è più, ma rimane la sua testimonianza, il suo dolore, ma soprattutto rimane il dovere, in tutti noi, di continuare a raccontato quello che è successo. Perché nessuno deve dimenticare.

cms_33182/4.jpg

Ferruccio Laffi ha raccontato la sua drammatica storia nel libro di Margherita Lollini, Io, sopravvissuto di Marzabotto, Longanesi, 2021.

Data:

19 Gennaio 2024