Nel mondo delle apparenze ci si chiede se essere o, semplicemente, esistere. Effettivamente è un dilemma parecchio acclamato dalla critica umana. Si tratta di una domanda che, ultimamente, scuote la testa e irrigidisce le coscienze. Un problema a dir la verità per l’intero pianeta, perché a furia di impavidi egoismi finisce che a rimetterci siano tutti. Eppure sono pochi quelli che decidono di fare un salto dentro di sé per cambiare in meglio poiché, si sa, il cambiamento parte dalla persona e nessun altro può interferire in questo passaggio. Capita in un giorno per caso di guardarsi allo specchio e capire che, in fondo, fingere una felicità inesistente porta ad un vicolo chiuso. Quel muro alto e impenetrabile che cerchi di evitare da sempre, alla fine diventa la tua realtà.
A questo punto c’è chi soffre così tanto da voler sovvertire il proprio destino. Sono quei coraggiosi che, anziché arrendersi alla vita, preferiscono prendere in mano il comando e cominciare a vivere. D’altra parte ci sono coloro che non vogliono cambiare pur sapendo di poterlo fare perché sono fatti così, non esiste possibilità di arricchimento interiore per chi non ha né cuore e nemmeno passione. Mancano di umanità, sono attaccati ai soldi e alle apparenze al punto da preferirli a un altro essere umano. Vivono facendo del male agli altri, si nutrono di cattiveria e solo talvolta se ne accorgono. Solitamente preferiscono evitare di pensare a se stessi, la riflessione è un processo che richiede una capacità di carpire errori e qualità difficili da comprendere in un contesto di deprivazione sentimentale. Quando l’amore per sé e per gli altri risica, ne risente ogni contesto esistenziale. Egoismo, invidia e cattiveria prevaricano e ammazzano i buoni sentimenti e le belle qualità. La bruttezza prende il sopravvento sul soggetto, su quelli che lo circondano e sul resto. La progettualità assume una connotazione negativa e il menefreghismo diviene parte fondamentale dell’esistenza. Il dolore causato al prossimo è pienamente accettato come causa delle azioni personali poiché, nel pensiero, il male fatto agli altri è una reazione normale. Incapaci di rispettare la propria sacralità interiore, figuriamoci se riescono a portare rispetto all’altro.
Impassibili di fronte al male, emotivamente fragili ma decisamente a pugno duro contro il muso degli altri. Con il pelo sullo stomaco di Dorian Gray ma, infine, cala il sipario e sono costretti a guardare negli occhi le brutture e il marcio delle loro azioni. Una vita sola e tanti la sprecano in questa maniera, facendo terra bruciata intorno a loro. La questione non è più essere o non essere, perché Dorian Gray non cambia la sua personalità per recuperare una essenza interiore mai conosciuta. Idem tutti i suoi imitatori. Lo insegna anche la storia: se nasci tondo, non puoi morire quadrato. Il punto è un altro: come è possibile difendere un pianeta da queste personcine prive di sentimenti?