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ALEXIS TSIPRAS FA TREMARE L’EUROPA

C’era da aspettarselo! Prima o poi qualcuno avrebbe cominciato una marcia al contrario per spezzare l’austerità che attanaglia la gran parte dei paesi dell’euro i cui popoli pur fedeli all’idea dell’Europa Unita, sognano ‘aria pulita e prati verdi ‘per ricominciare a respirare. Tsipras è riuscito a spuntarla dopo che il governo precedente aveva cercato invano di curare il cuore agonizzante di una Grecia ormai alla fame. Le misure restrittive e i continui ammonimenti dell’Europa forte, non sono riusciti a fermare l’onda alta che rischiava di infrangersi su un popolo ormai stanco e senza speranza annegandolo in un mare di debiti.

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Il paese ha detto basta ed è corso alle urne con una sola idea nella testa. Votare il candidato che prometteva la salvezza in extremis, il cambiamento e una possibile ripresa contro la fame . Cos’altro può fare un popolo quando è ormai alla fine se non spingere il suo orgoglio verso un disperato ultimo tentativo di ribellione? E’ stata infatti una rivolta pacifica quella che si è consumata in Grecia avvenuta non con lo scontro di piazza, ma nelle urne dove ordinatamente e legalmente il popolo ha espresso con un segno di matita il suo cambio di rotta. E quando nella conta dei voti il movimento di Tsipras rischiava di veder svanire gli sforzi di una campagna condotta con l’ardore e la passione di chi vuole salvare a tutti i costi il suo paese, ecco che spunta la soluzione insperata: l’unione con la destra, quella che nella storia non sembra sia mai accaduto. La destra, sempre considerata Antagonista alla sinistra, il nemico pericoloso contro cui combattere perché estremista. Tsipras deve forse aver considerato che gli estremismi hanno sempre una causa prima che va ricercata , discussa e sviscerata fino a comprenderne le ragioni . Forse le ragioni di una destra moderna lontana dai fantasmi del passato erano reali e condivisibili e quindi meritevoli di essere accettati. Destra e sinistra lottavano entrambi contro un nemico comune: la fame, contro quella malattia incurabile denominata ‘debito pubblico’ che stava strangolando il paese fino a soffocarlo alla morte. Dunque destra e sinistra uniti per affrontare un male comune.

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Certo, nella logica della politica economica la Grecia è inadempiente, ha truccato le carte, ha barato attratta inizialmente da un cambiamento che avrebbe portato ricchezza al paese. Poi è storia che questo paese sia caduto sempre più a fondo come d’altra parte , inutile nasconderlo, sta accadendo all’Italia e ad altri paesi del sud Europa che stringono i denti e resistono grazie anche alla compostezza e alla fede che essi nutrono verso l’Unione Europea e ancor più verso l’Unione Politica. E’ vero che la scelta della Grecia ed il suo nuovo ma incerto percorso verso la ripresa potrebbe anche spingerla ad uscire dall’euro, un evento che per l’intera Europa sarebbe catastrofico perché creerebbe un precedente capace di mettere in discussione un principio fondamentale: quello della irreversibilità dell’Euro. Un eventuale abbandono della Unione Monetaria potrebbe infatti avere un effetto domino che porterebbe altri paesi alla stessa conclusione. A quel punto imperativo sarebbe l ‘Unione Politica’ nella quale e con la quale tutti i paesi uniti in una Costituzione sovranazionale porrebbero le basi di quel traguardo a cui sarebbe ora di giungere: ‘Stati Uniti d’Europa’. Stati Uniti d’Europa con una moneta il cui valore sarebbe identico in ogni nazione membro.

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E… d’altra parte c’è chi con intelligenza e libertà di pensiero, afferma, udite udite, che la vera rivoluzione sarebbe quella di stampare euro per cancellare il debito. Secondo il giornalista Marcello Foa il Quantitative Easing è un’aberrazione in quanto viola le leggi di mercato basate sulla domanda e sull’offerta e lascerebbe inalterato il debito. Infatti “ se la Ue e la Bce volessero davvero rilanciare l’economia, dovrebbero avere il coraggio di andare fino in fondo ovvero non di stampare moneta per comprare debito ma di stampare moneta per CANCELLARE IL DEBITO, “ e nel contempo ridurre le imposte sia sulle imprese che sulle persone fisiche varando investimenti infrastrutturali. Oggi dice sempre Foa, in ’Italia….. lo Stato spende meno di quanto incassa, ma il debito pubblico continua a salire perché la spesa pubblica è gravata dagli interessi sul debito. Detto in altri termini: l’Italia è in una spirale da cui difficilmente uscirà, per quanti sforzi faccia. Ma questo né la Ue, né la Bce, né il Fmi lo ammetteranno mai; anzi, continuano ad alimentare la retorica delle riforme ovviamente strutturali. Logica vorrebbe, invece, che l’aberrazione del Quantitative easing venisse usata non per continuare ad alimentare il circolo vizioso del debito, ma per spezzarlo con una misura una tantum, eccezionale, irripetibile ma straordinariamente virtuosa. Chiamiamolo Il giubileo del debito. Cioè taglio lineare di un terzo del debito pubblico di ogni Paese europeo, simultanea riduzione delle imposte sulle persone fisiche di 10 punti percentuali e dimezzamento di quelle sulle società per un periodo di almeno 5 anni ora che i tassi d’interessi sono vicini allo zero.

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Basterebbe una semplice operazione contabile creando denaro dal nulla (ovvero con un semplice click, come peraltro si apprestano già a fare), per togliere definitivamente dal mercato una parte del debito pubblico, studiando ovviamente le condizioni appropriate (ad esempio solo sui titoli in scadenza). Risultato: un boom economico paragonabile agli effetti di un nuovo Piano Marshall. Starebbero meglio tutti: i consumatori che si troverebbero con più liquidità in tasca, le aziende che sarebbero fortemente incentivate a investire nella zona Ue, lo Stato che troverebbe le risorse sia per le Grandi Opere che per altre riforme, le stesse banche private che non sarebbero più costrette a comprare titoli di Stato pubblici e vedrebbero diminuire drasticamente le sofferenze bancarie nel giro di pochi mesi proprio grazie alla ripresa dell’economia reale. La macchina, insomma, si rimetterebbe in moto. A “rimetterci” sarebbero solo la Bce, la Commissione europea e analoghe istituzioni transnazionali il cui potere implicito di condizionamento si ridurrebbe drasticamente. Meno debito, meno vincoli, più libertà, più mercato. Il problema è tutto qui.”

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Dopo questa originale opinione che ho riportato alla lettera in quanto l’autore è un giornalista con una lunga storia professionale alle spalle, pensare che la vittoria di Tsipras sia da considerarsi un tradimento all’Europa sarebbe follia. Perché La Grecia come tutti i paesi facenti parte dell’Euro ovviamente, desidera solo un’altra Europa: una Europa forte ed Unita per affrontare compatti i drammi, i capovolgimenti politici e soprattutto le rivolte dei paesi a noi vicini che siedono su una polveriera pronta ad esplodere in una sola grande guerra. Verso chi? Verso l’Europa che, secondo osservatori d’oltreoceano ha una considerevole popolazione di immigrati islamici pronti ad unirsi alla causa dei loro paesi d’origine? La Grecia è un anello fondamentale dell’Europa non solo per la sua grande storia che la pone al centro di ogni cultura europea ma perché negli ideali di oggi ella continua a seguire senza cambiamenti epocali, la linea di civiltà tracciata dai suoi antenati. Tutta l’Europa è parte di questa grande storia, di questa civiltà che dall’Ellade antica ha tratto i fondamenti della grande filosofia . Dunque non lasciamoci condizionare da assurde e false propagande e quando stiamo per cadere nella rete di aberranti ideologie pensiamo ai nostri grandi della Magna Grecia: Platone, Aristotele, Pitagora, Plotino, ………,e ritroveremo la Strada Maestra.

Data:

31 Gennaio 2015