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ALGORITMI – Fare luce su un dominio oscuro

Sono il nucleo fondamentale di applicazioni, siti web e social. Non se ne può fare a meno, tantomeno prescinderne dal loro uso. Gli algoritmi, cuore pulsante del mondo digitale, sono adesso sotto la lente dell’UE che ha annunciato l’intenzione di esaminarne il funzionamento, in particolar modo vuole saperne di più sui sistemi di raccomandazione operanti di tre piattaforme: YouTube, Snapchat e TikTok.

In ottica di lotta all’hate speech e alla dilagante di disinformazione online, la Commissione Europea ha deciso di passare a esaminare il reale funzionamento degli algoritmi, in particolar modo dopo i tanti casi di proliferazione di dirette social in cui vengono trasmessi video decisamente pericolosi per la salute mentale di milioni di giovani utenti, soprattutto per paura di emulazione. La richiesta verso le tre piattaforme riguarda informazioni sulla progettazione e sul funzionamento dei loro sistemi di raccomandazione, ovvero quello strumento in grado di offrire agli utenti un flusso di contenuti personalizzato, adattato in base ai video e ai canali o account seguiti dall’utente su queste piattaforme. Il problema nasce allorquando l’algoritmo suggerisce anche contenuti che non sono desiderati o apprezzati dall’utente, un pericolo che, stando a quanto viene riportato da numerosi rapporti di associazioni internazionali, proviene sempre più frequentemente dalla piattaforma cinese TikTok.

La richiesta dell’organo europeo è monitorare i potenziali rischi e mitigarne gli effetti associati ai contenuti. D’altra parte, anche YouTube e Snapchat, sono chiamate a rendere conto di quale ruolo possa svolgere il loro algoritmo nel tendere a fungere da cassa di risonanza nel promuovere contenuti all’interno dei quali vi sono discorsi di incitamento all’odio. L’iter ora prevede che YouTube, Snapchat e TikTok debbano fornire alla Commissione tutte le informazioni richieste entro metà Novembre, e solo successivamente, effettuata un’attenta valutazione, la Commissione sceglierà come procedere, iter che prevederebbe anche l’apertura di un’indagine formale e pesanti sanzioni finanziarie se fossero accertate violazioni delle norme del Digital Act. Arnold Gehlen, fine antropologo e studioso del rapporto tra l’uomo e la tecnica, sottolineò che la caratteristica e l’atteggiamento dei membri delle società moderne è la «schematizzazione del comportamento», ovvero gli esseri umani si muovono in società seguendo schemi tipici, automatizzati. Titolare di certe funzioni tipiche, l’essere umano non è più unico, ma lo si può sempre sostituire con un altro. Vivere in una società di questo tipo significa seguire un modello stereotipato che rispecchia la volontà della stessa società moderna. Appiattimento della personalità, ripetitività dei comportamenti e automazione dei ruoli sono esattamente le caratteristiche che ogni giorno vediamo svolgersi all’interno di un’era in cui è sempre più difficile scorgere un’elevazione di spirito, e dove invece la maggior parte degli individui preferisce venir amministrato, che sia un algoritmo o un IA, fin dentro la sua vita interiore

Non è certo però con l’ascetismo proposto da Gehlen che, almeno oggi, si può sperare superare il “disagio della tecnica”. Sarebbe possibile tuttavia, sempre seguendo Gehlen, assumere un comportamento diverso verso la tecnica stessa. L’algoritmizzazione della società, espressione di Eric Sadin per delineare la base e il nucleo del progetto tecno-liberista, può tracimare, e lo sta già facendo, in una pericolosa deriva oligopolistica e plutocratica, fautrice di una vera e propria weltanschauung fondata su un postulato di un progresso digitale e tecnologico senza fine. Riecheggiano allora gli ammonimenti di Michel Serres sulla necessaria riduzione di volontà di dominio sulla natura impressa dall’uomo e recuperare invece i necessari e peculiari “caratteri individuali” persi nella corsa forsennata al benessere. Al posto del dominio e della proprietà subentra «l’ascolto ammirativo, la reciprocità, la contemplazione e il rispetto in cui la conoscenza non presupporrebbe più la proprietà, né l’azione e il dominio, e l’una e l’altra non presupporrebbero i loro risultati». Ma l’algoritmo sarà d’accordo?

Data:

6 Ottobre 2024