Allarme Bankitalia sulla crescita
Rallenta l’economia italiana. La proiezione centrale della crescita del pil è pari allo 0,6% quest’anno, 0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato in precedenza. E’ quanto emerge dalle rilevazioni contenute nel Bollettino economico di Bankitalia per il triennio 2019-2021. Proiezioni che, spiega la banca centrale, aggiornano quelle prodotte nell’ambito dell’esercizio previsivo dell’Eurosistema, che utilizzavano i dati diffusi fino al 27 novembre. Alla revisione concorrono: dati più sfavorevoli sull’attività economica osservati nell’ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti; il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; le prospettive di rallentamento del commercio mondiale. Sono invece moderatamente positivi gli effetti sulla crescita dell’accordo raggiunto dal governo con la Commissione europea: l’impatto favorevole della diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine compensa ampiamente quello degli interventi correttivi apportati alla manovra.
Oltre ai fattori globali di incertezza già ricordati, rileva ancora Bankitalia, i rischi al ribasso per la crescita sono legati all’eventualità di un nuovo rialzo dei rendimenti sovrani, a un più rapido deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato e a un ulteriore rallentamento della propensione a investire delle imprese. Un più accentuato rientro delle tensioni sui rendimenti dei titoli di Stato potrebbe invece favorire, sottolinea, ritmi di crescita più elevati. Quanto alle proiezioni centrali della crescita nel 2020 e nel 2021 sono dello 0,9 e dell’1,0 per cento, rispettivamente. La dispersione della distribuzione di probabilità attorno a questi valori centrali è particolarmente ampia, sottolinea l’istituto centrale. Riguardo al rapporto debito/pil, dopo il 131,2% nel 2017, sale al 131,7% nel 2018. Nel 2019 dovrebbe scendere al 130,7%.
INFLAZIONE – L’inflazione aumenterebbe gradualmente, dall’1,0 per cento quest’anno all’1,5 nella media del biennio successivo, a seguito dell’incremento delle retribuzioni private e del graduale allineamento delle aspettative di inflazione.
TITOLI DI STATO – I premi per il rischio sui titoli sovrani sono scesi, per effetto dell’accordo tra il governo italiano e la Commissione europea sui programmi di bilancio; il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e di quelli tedeschi a metà gennaio era di circa 260 punti base, 65 in meno rispetto ai massimi di novembre, rileva il bollettino economico di Bankitalia nel segnalare che le condizioni complessive dei mercati finanziari restano tuttavia più tese di quelle osservate prima dell’estate.
LAVORO – “Nel terzo trimestre del 2018 le ore lavorate hanno continuato a salire” ma “il numero degli occupati è diminuito nel complesso dell’economia” e secondo le indicazioni più recenti “è rimasto stabile nel bimestre ottobre-novembre”. Nel bollettino della Banca d’Italia si sottolinea che “continua in tutti i comparti l’incremento delle retribuzioni contrattuali”.
BANCHE – “Le condizioni di offerta del credito rimangono nel complesso distese” si legge nel bollettino. I tassi di interesse sui prestiti “sono solo lievemente più elevati che in maggio, prima del manifestarsi delle tensioni sul mercato dei titoli di Stato”. In prospettiva, però, “il persistere dell’elevato livello dei rendimenti sovrani e del costo della raccolta bancaria continuerebbe a spingere al rialzo il costo del credito”.
IMPRESE – In Italia, dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l’attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto. All’indebolimento dei mesi estivi ha contribuito la riduzione della domanda interna, in particolare degli investimenti e, in misura minore, della spesa delle famiglie. Nel 2019 i piani di investimento delle imprese dell’industria e dei servizi sarebbero più contenuti a seguito sia dell’incertezza politica ed economica sia delle tensioni commerciali.
Pensioni, limiti e divieti
Quota 100 prevede la possibilità di anticipare il pensionamento a 62 anni d’età e 38 di contributi senza alcuna penalizzazione. La misura, approvata ieri dal Consiglio dei ministri assieme al reddito di cittadinanza, riguarda il periodo di tre anni, dal 2019 al 2021 e una platea stimata in un 1 milione di lavoratori. Per la misura sono stati investiti 22 miliardi di euro.
IL CALENDARIO – Per accedere al pensionamento anticipato si parte il primo aprile per i lavoratori privati che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018 e poi ogni 3 mesi dal raggiungimento dei requisiti. Per chi li matura dal primo gennaio 2019, invece, la pensione decorre dopo tre mesi. Per gli statali gli assegni partiranno dall’1 agosto (per chi ha maturato i requisiti all’entrata in vigore del decreto e poi ogni 6 mesi dal raggiungimento dei requisiti). Chi li matura dal 1 febbraio 2019 riceverà l’assegno dopo sei mesi. I lavoratori di scuola e Afam riceveranno i primi assegni dal 1 settembre in linea con l’inizio dell’anno scolastico.
PROROGHE E ANTICIPI – E’ possibile andare in pensione in anticipo. Gli uomini potranno farlo con 42 anni e 10 mesi di contributi, le donne invece con 41 anni e 10 mesi di contributi. Una volta maturati i requisiti, i lavoratori e le lavoratrici riceveranno l’assegno dopo tre mesi. Resta l’opzione donna per le donne lavoratrici a 58 anni -se dipendenti- e 59 se autonome con almeno 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018. Ai lavoratori precoci non si applicano gli adeguamenti alla speranza di vita e potranno quindi andare in pensione con 41 anni di contributi.
APE SOCIALE – Resta anche per il 2019 l’Ape Social, l’accesso all’indennità sostitutiva della pensione viene prorogata dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019 e dura fino al conseguimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia. Per usufruirne occorre avere almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni, a seconda dei casi, con bonus di un anno per figlio (max 2) per le lavoratrici.
RISCATTO LAUREA – La pace contributiva prevede la possibilità di riscattare, su richiesta, periodi di buco contributivo non obbligatori per massimo 5 anni. La possibilità è prevista per un triennio dal 2019 al 2021. Il riscatto del periodo di laurea sarà a condizioni agevolate entro i 45 anni: sarà detraibile l’onere del 50% in cinque quote annuali e la rateizzazione fino a 60 rate mensili.
ANTICIPO TRF – Per tutti i pensionati pubblici (non solo quota 100) è prevista la possibilità di avere subito l’anticipo di fine rapporto fino a 30.000 euro. Sarà inoltre possibile cumulare periodi assicurativi presenti su più gestioni.
NO CUMULI – La pensione non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo ma sì con redditi da lavoro occasionale (5mila euro max).
RICAMBIO GENERAZIONALE – Fondo bilaterale per il ricambio generazionale: si può accedere per andare in pensione tre anni prima di quota 100 a patto che ci sia un’assunzione. Sono esclusi i lavoratori in Isopensione (prestazioni in essere o erogate).
Reddito, chi può chiederlo e come
Partirà il primo aprile il reddito di cittadinanza, la misura bandiera del Movimento Cinque Stelle approvata giovedì sera dal Consiglio dei ministri, assieme alla riforma delle pensioni. Il provvedimento prevede misure per “il contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, a garanzia del diritto al lavoro”. Ma chi può farne richiesta? E come funziona?
I REQUISITI – Per accedere al Rdc è necessario essere cittadini italiani, europei o lungo soggiornanti e risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa e avere un Isee inferiore a 9.360 euro annui. Il patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, può ammontare fino ai 30mila euro annui, mentre il patrimonio finanziario non deve essere superiore a 6mila euro che può arrivare fino a 20 mila per le famiglie con persone disabili.
PLATEA – Il reddito di cittadinanza riguarderà circa 5 milioni di persone, cioè persone che si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta. Il 47% dei beneficiari sarà al Centro-Nord e il 53% al Sud e Isole. Fonti di Palazzo Chigi sottolineano che circa 1 milione 800mila famiglie avranno diritto alla misura economica. I nuclei famigliari con disabili che riceveranno il reddito di cittadinanza sono invece 255mila.
QUANTO DURA E COME FUNZIONA – Il reddito ha una durata di 18 mesi. Entro i primi 12 la prima offerta di lavoro potrà arrivare nel raggio di 100 km. Se viene rifiutata la seconda offerta potrà arrivare nel raggio di 250 km e se anche questa viene rifiutata la terza offerta potrà arrivare da tutta Italia. Dopo il primo anno anche la prima offerta potrà arrivare fino a 250 km, mentre la terza potrà arrivare da tutto il territorio nazionale; dopo i 18 mesi tutte le offerte possono arrivare da tutto il territorio nazionale. Per le famiglie con persone con disabilità le offerte di lavoro non potranno mai superare i 250 km.
DOVE SI PUO’ RICHIEDERE – Il reddito si può richiedere alle Poste Italiane sia direttamente all’ufficio postale che in via telematica oppure al Caf. L’Inps verificherà se si è in posso dei requisti. Il reddito verrà erogato attraverso una carta prepagata di Poste Italiane. Dopo l’accettazione, il beneficiario verrà contatto dai Centri per l’impiego per individuare il percorso di formazione o reinserimento lavorativo da attuare. Chi fornisce dati falsi rischia da 2 a 6 anni di carcere e non sarà possibile utilizzare la card per il gioco d’azzardo.
CHI VIENE ESCLUSO – Viene escluso dal reddito chi non sottoscrive il Patto per il Lavoro o per l’Inclusione sociale, chi non partecipa alle iniziative formative e non presenta una giustificazione, chi non aderisce ai progetti utili per la comunità predisposti dai Comuni, chi rifiuta la terza offerta congrua, chi non aggiorna le autorità competenti sulle variazioni del proprio nucleo e chi fornisce dati falsi. In quest’ultimo caso si rischiano da 2 a 6 anni di carcere.
CHE SUCCEDE SE NON SPENDO I SOLDI? – Se i soldi del reddito di cittadinanza non vengono spesi tutti entro il mese, la cifra non spesa “non la eroghiamo sul mese dopo”, i soldi “glieli scaliamo dal mese dopo”, ha sottolineato il vicepremier Luigi Di Maio, ospite di Porta a Porta.
ALCUNI ESEMPI
FAMIGLIA 1– Una famiglia composta da 2 adulti e 2 figli minorenni avrà fino a 1.180 euro al mese di RdC: fino a 900 euro mensili come integrazione al reddito più 280 euro di contributo per l’affitto (oppure 150 euro di contributo per il mutuo).
FAMIGLIA 2 – Una famiglia composta da 2 adulti, 1 figlio maggiorenne e 1 figlio minorenne avrà fino a 1.280 euro al mese di RdC: fino a 1.000 euro mensili come integrazione al reddito più 280 euro al mese di contributo per l’affitto (oppure 150 euro di contributo per il mutuo).
FAMIGLIA 3 – Una famiglia composta da 2 adulti, 1 figlio maggiorenne e 2 figli minorenni avrà fino a 1.330 euro al mese di RdC: fino a 1.050 euro come integrazione al reddito più 280 euro di contributo per l’affitto (oppure 150 euro di contributo per il mutuo).
SINGLE – Una persona che vive da sola avrà fino a 780 al mese di RdC: fino a 500 euro come integrazione al reddito più 280 euro di contributo per l’affitto (oppure 150 euro di contributo per il mutuo).
Gli ’ex’ Dc nel nome di Sturzo: “Popolarismo può battere populismo”
(Cristiano Fantauzzi ) – Una dozzina di associazioni, movimenti e piccoli partiti hanno raccolto l’appello della Fondazione Fiorentino Sullo presieduta da Gianfranco Rotondi (Rivoluzione cristiana) e diverse centinaia di persone si sono ritrovate nella Nuova auletta dei gruppi di Montecitorio a celebrare il centenario dell’Appello ai liberi e forti di don Luigi Sturzo. Cioè, del campione del popolarismo italiano del Novecento nell’era del populismo ’millennial’.
Inevitabile una punta di nostalgia, come nel mai domo Gianfranco Rotondi che torna a ricordare i meriti del partito erede dei popolari, quella Dc, ha detto, che “è stata, nel solco di don Sturzo, il più grande esempio di unità e laicità. E oggi il centenario popolare richiama la storia della profonda unità dei cattolici”, spezzatasi nel drammatico 1993, sull’onda di Tangentopoli.
Nostalgia canaglia, insomma, se Mario Tassone, leader del Nuovo Cdu, recrimina: “In quel tornante storico -dice all’Adnkronos- ci fu chi pensò di purificarsi, gettando a mare una tradizione, per buttarsi a sinistra. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: siamo qui per gettare le basi per un soggetto in grado di occupare un’area centrale”. Ma è “tentazione o è nostalgia?”, si domanda dal palco, ancora Rotondi, come interpretando il ’sentiment’ indefinito di una platea attenta e capace anche di contestare le giravolte di troppi… “Non è che cambiare nome significa trasformismo se si resta fedeli ai propri valori e programmi”, ribatte Rotondi.
Se lo storico e direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano prova a individuare una parentela, quasi fraterna, tra popolarismo e populismo, non lo segue su questa linea Rocco Buttiglione, ora ’solo’ filosofo e non anche politico, che avverte: “Il populismo è la malattia infantile del popolarismo. Il populismo ripete quello che la gente dice al bar, ne esalta la paura e il rancore”.
“Il popolarismo, invece -argomenta- è vicino al sentimento della gente ma a quel sentimento sa dare anche una testa. Si è visto, d’altronde, cosa è successo con la Brexit, un colossale fallimento della democrazia che non ha saputo spiegare al popolo le vere ragioni delle scelte in campo”.
La lingua batte dove il dente duole, in questa sala iper moderna a metà tra conchiglia e astronave, gremita di persone che ricordano la ’Balena bianca’, sanno che non può tornare ma che fiutano diverse possibilità nell’aria: “Non dovete avere nostalgia -sottolinea Buttiglione- casomai mettetela tra parentesi e guardate al momento attuale e per puntare al futuro: tornate a parlare alle persone. Il fenomeno delle liste civiche che si diffondono è simile a quello che precedette l’avvento del popolarismo sturziano”.
Molto applaudito un politico di vecchia scuola dc come Calogero Mannino, che parla del “concretismo” di Sturzo e poi, concretamente, punta al bersaglio grosso: “Lega e M5S non hanno progetto politico, né una base, ma vivono nella dimensione della comunicazione e dell’emozione, a cui aggiungono l’aggravante del populismo”.
“La risposta -rilancia- è in un partito dai valori forti, che tenga conto che il cattolicesimo non è quello degli anni ’50 e ’70, e che si riconosca nella democrazia rappresentativa, in una legge elettorale proporzionale”. Qualcuno rumoreggia in sala, evocando storie di accuse e processi. E l’ex ministro non esita a ribattere, tra gli applausi, che “tangentopoli e mafiopoli sono state delle simulazioni di colpo di stato che la storia saprà chiarire”.
In sala, qualche ex deputato (si nota Alessandro Forlani, figlio di uno degli ultimi big della Dc) e un ex senatore come Domenico Scilipoti Isgrò, un passato da ’responsabile’ e ora a capo dell’Unione cristiana. “Sono qui in veste di osservatore -spiega- e io penso che bisogna andare oltre l’ambito dei cattolici. E parlare di cristiani, perché lo spirito di Sturzo arriva a parlare anche a calvinisti e luterani…”. Dietro lo Scudocrociato 3.0, insomma, deve esserci posto per tutti.
Lista unica, il manifesto di Calenda
Carlo Calenda rilancia il ’Manifesto per la costituzione di una lista unica delle forze politiche e civiche europeiste alle elezioni europee’ mentre su Internet vengono pubblicate le firme dei primi sostenitori. “Bene ci siamo – scrive su Twitter -. Su http://www.siamoeuropei.it trovate il Manifesto per la costituzione del fronte lanciato insieme a 100 esponenti della politica locale e della società civile. Ora si tratta di aderire e far aderire. Partiamo. L’Italia e l’Europa sono più forti di chi le vuole deboli”.
Tra le ultime adesioni quella di Maurizio Martina (“ci sono!”) e quella di Paolo Gentiloni: “Democratici e europeisti. L’appello per una lista unitaria promosso da @CarloCalenda indica una strada giusta per fermare il nazional populismo. Proviamoci #siamoeuropei”, ha scritto su Twitter l’ex premier. “Bene il manifesto Siamo europei. Un utilissimo contributo alla ricostruzione di un campo largo di forze diverse che si impegnano per rifondare e difendere l’Europa. Proviamoci”, scrive su Twitter Nicola Zingaretti .
Nella lista delle adesioni tra i tanti c’è anche Marco Minniti. “Una buona e utile piattaforma per costruire un campo vasto e unitario di forze progressiste e europeiste e per fare argine alle derive populiste e nazionaliste”, ha definito l’iniziativa Piero Fassino. “L’appello per una lista unitaria dei progressisti alle prossime elezioni europee va nella direzione giusta che io stessa ho auspicato da tempo: superare le divisioni e dare voce alle tante realtà sociali che non si sono sentite rappresentate dalle forze politiche”, ha detto tra le altre cose Laura Boldrini. “Il manifesto ’Siamo Europei’ promosso da Carlo Calenda va nella giusta direzione”, ha spiegato Ermete Realacci. “Il manifesto ’Siamo Europei’, firmato da numerose personalità della società civile, è un ottimo contributo per la costruzione di una lista innovativa, aperta e plurale alle prossime elezioni europee”, ha sostenuto Marco Furfaro, coordinatore nazionale della rete Futura.
Tra le firme in calce al manifesto (politici, intellettuali, imprenditori, sindaci, esponenti del mondo della cultura, dell’università, del lavoro, dell’associazionismo) c’è quella delle promotrici di ’Roma dice basta’ Francesca Barzini e Tatiana Campioni, Alberto Bombassei, Stefano Bonaccini, Sergio Chiamparino, Claudio De Vincenti, Carlo Feltrinelli, Giorgio Gori, Beppe Sala, Dario Nardella, Giuseppe Falcomatà, Andrea Illy, la fondatrice di ’Se non ora quando’ Francesca Izzo, Edoardo Nesi, Giuliano Pisapia, Beppe Vacca.