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ALLUVIONI, CRONACA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO

Alluvioni, il giorno dopo. Si spala a Genova, si spala a Parma e, ancora una volta, l’Italia piange i suoi morti. Si fa un primo bilancio. A Genova, l’alluvione non ha causato solamente molti danni ma ha ucciso anche un uomo, l’infermiere Antonio Campanella.

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Il governatore Burlando ha reso noto che finora i danni ammontano a circa 300 milioni di euro: 200 per la parte pubblica e 100 per quella privata.

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Anche Parma fa i conti con il nubifragio che si e’ abbattuto lunedì pomeriggio sulla citta’, provocando l’esondazione del torrente Baganza. Le zone a sud ovest della citta’ sono tutt’ora invase dal fango, i collegamenti telefonici sono stati ripristinati soltanto nel pomeriggio di martedì, mentre le scuole resteranno chiuse per i prossimi giorni. E resta alta l’allerta sui fiumi, che hanno fatto registrare portate storiche, per possibili ondate di piena. In alcune zone dell’alta Val di Parma sono caduti tra i 200 e i 300 millimetri di pioggia in 10 ore.

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Oltre ai bilanci, è tempo di riflessioni. La domanda che assilla chi, impotente, ha assistito all’ennesimo disastro è: avremmo potuto evitarlo? Certamente la colpa è della pioggia torrenziale, di inusitate dimensioni. Certamente la colpa però è anche di un malgoverno del territorio. Le cause delle continue inondazioni e dei morti che negli anni regolarmente si accumulano sono chiare a tutti.

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Una cementificazione dilagante ha portato a modifiche rilevanti di tutto il sistema idrografico ampiamente inteso. In particolare a Genova esiste un sistema perverso di corsi d’acqua cementificati che porta certamente alla creazione di inondazioni appena la pioggia supera un certo livello: non ci sono sbocchi sufficienti. Ma c’è altro. Molto altro. Chi doveva lanciare gli allarmi per tempo non lo ha fatto. Chi quegli allarmi tardivi doveva raccoglierli lo ha fatto male.

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A Genova piove e la pioggia provoca disastri. Da sempre. E da sempre tutti, ministri, capi di governo, presidenti di Regione e sindaci, sanno quello che si dovrebbe fare, ma non lo fanno. Lo scandalo dei soldi stanziati ma non spesi per la messa in sicurezza dei fiumi sta facendo il giro del mondo. La vergogna per quei cantieri mai aperti è impossibile da spiegare all’Europa.

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Intanto, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil della Liguria hanno scritto una lettera al premier, Matteo Renzi, per fare richieste precise dopo gli eventi alluvionali – risorse straordinarie alla Regioneper un accesso agli ammortizzatori sociali in deroga per i lavoratori nelle aziende colpite dall’evento alluvionale; il superamento del Patto di Stabilitàper i Comuni che attuano interventi di messa in sicurezza del territorio; lo sblocco dei finanziamenti per il territorio; la certezza dei tempidi progettazione e attuazione delle opere; la semplificazione e la procedura diretta di assegnazione lavori, per le opere legate a dissesti idrogeologici nelle realtà sottoposte a ravvicinati episodi di smottamenti ed esondazioni; la detraibilità per gli interventi dei privati per le opere di salvaguardia del territorio.

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Il gruppo M5S, dopo una dettagliata valutazione dei rischi idrogeologici, ha accusato il governo di “unaresponsabilità omissiva” e ha depositato al Senato una mozione di sfiducia al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Insomma, i soliti cavilli e ritardi della burocrazia demente di un’Italia colta di sorpresa che avrebbe potuto evitare l’ennesimo, tragico disastro. Un disastro, in fondo, annunciato, visto che l’estrema pericolosità del bacino idrogeologico genovese costituisce un fatto notorio: basti ricordare che altri alluvioni devastanti nell’area si ebbero nel 1970 (44 morti), nel 1992 (7 morti) e nel 1993 (4 morti).

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Data:

15 Ottobre 2014