Correva l’anno 2015. Il mio volo era in partenza per Lisbona; a bordo, seduto in un anonimo posto tra 100 passeggeri, stavo tranquillamente aspettando la fase di rullaggio quando inaspettatamente mi arriva una telefonata da un numero estero sconosciuto. Tra la curiosità di rispondere e l’obbligo di spegnere il cellulare, timidamente, rispondo, pensando all’ennesima chiamata di spam. Una voce in perfetto italiano ma con accento francese mi invitava, per la prima volta, come giudice al Concours Mondial de Bruxelles che si sarebbe svolto in Italia, a Jesolo dopo qualche mese. Incredulo per tale richiesta, ebbi una esitazione mista a stupore, non risposi subito, presi tempo per comprendere e metabolizzare la richiesta. Per tutto il viaggio pensai alla proposta, analizzandola da più angolazioni. La titubanza era dovuta essenzialmente alla mancanza di fiducia riposta in me. Chi mai aveva potuto fare il mio nome per un concorso così prestigioso e soprattutto, sarei stato all’altezza della richiesta? Non mi sentivo pronto, mille preoccupazioni aleggiavano nella mia testa. L’interesse era alto ma anche il senso di inadeguatezza lo era altrettanto. Mia moglie Paola mi spronò, convinta più di me che sarei stato in grado di svolgere il compito con serietà.
Arrivato a Lisbona ricevetti una seconda telefonata che mi sollecitava a fornire una risposta in breve tempo ed in maniera positiva, ed io accettai, quasi da incosciente, convinto di non riuscire a superare la prova. Dopo qualche giorno mi arrivò la convocazione. Ricordo ancora l’eccitazione nel giungere a Jesolo, catapultato in un mare di professionismo. Conobbi la persona della telefonata, Karin Meriot, coorganizzatrice e referente per l’Italia. Venni a sapere che il mio nome era stato fornito dall’amico produttore di vino Gianfranco Maltese, un ragazzo dal grande senso del dovere che aveva riposto nel mondo del vino tutto il suo futuro. Grato per questa segnalazione corsi a ringraziarlo, leggendo nel suo sguardo un profondo senso di vera amicizia. Mi guardai intorno, Nella grande sala erano raccolti circa 340 giudici internazionali che si confrontavano tra loro; alcuni si salutavano come si saluta un vecchio amico di cui si sono perse le tracce, altri scherzavano sulla competizione, altri ancora, assorti nei propri pensieri, sembravano distanti da quel momento mentre erano, in realtà, concentrati sulla degustazione che di lì a poco sarebbe iniziata.
Mi sedetti al tavolo assegnatomi in compagnia di cinque giudici provenienti da paesi europei e asiatici. Sentivo il cuore battere forte, l’emozione era alle stelle. Mi sembrava di essere all’esame più importante della vita. Nella mia testa grande confusione mista a incredulità per trovarmi in questa situazione oltre le aspettative. Presi coraggio e cercai da subito di concentrarmi sulla degustazione. Di lì a poco compresi che l’olfatto ed il gusto funzionavano molto bene; forse l’amico Gianfranco sapeva il fatto suo quando fece il mio nome. La degustazione si svolse nel migliore dei modi. Calice dopo calice presi coscienza e portai avanti il lavoro senza indugio. Ebbi modo, in quelle circostanze di apprendere molto dai miei compagni di viaggio. Compresi quanto lavoro si cela dietro un calice di vino, compresi quanta professionalità mi avvolgeva e questa sensazione fu di gran lunga appagante. Le giornate trascorsero cariche di informazioni; partecipai a dibattiti, convegni, masterclass. Mi resi conto della fortuna che avevo avuto nell’essere stato invitato e cercai di assumere quanta più competenza possibile. Per cinque giorni vissi sospeso nell’aria, mi sentivo come un fiume in piena, desideroso di apprendere nozioni e confrontandomi continuamente con una internazionalità senza eguali. L’incredulità del primo momento si era trasformata in puro benessere. Potevo dar sfogo alla mia passione per il vino che fino ad allora era dedicata allo scoprire realtà viticole di eccellenza. In questa situazione era tutto diverso, si assegnavano medaglie sulla base di una analisi oggettiva da svolgersi rigorosamente alla cieca, senza alcuna menzione sulla nazionalità del prodotto ne tanto meno sul produttore. Tutto era lasciato al proprio saper fare.
L’ultima sera era prevista una cena di gala nella magnifica e superlativa isola di San Servolo. Durante la cena, istintivamente presi coraggio, mi avvicinai al tavolo degli organizzatori e con sfrontata timidezza sussurrai alla “misteriosa” Karin Meriot, la volontà di candidarmi quale loro ambasciatore per l’Italia. Mai avrei pensato di poter arrivare a tanto. Il resto è storia.
Buona degustazione.