(Adnkronos) – “Avendo un ampio territorio davanti a noi, c’è lo spazio per la gestione produttiva, c’è lo spazio per lasciare i boschi tranquilli perché è lì che si ripristina la biodiversità e c’è lo spazio per i boschi che devono proteggerci dal dissesto. Il difficile è capire dove ciascuna di queste cose deve essere messa. Questo è il concetto di pianificazione, una pianificazione che sempre più ha bisogno di conoscenze scientifiche” ha dichiarato Giorgio Vacchiano, docente di Gestione e Pianificazione Forestale presso l’università degli Studi di Milano, intervenendo, oggi a Bresso, alla presentazione del progetto ideato da Sorgenia, con il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, #RigeneraBoschi. Obiettivi del progetto, che durerà due anni, accrescere la consapevolezza sull’importanza delle foreste e fornire dati utili per la difesa del patrimonio boschivo italiano. Due le anime di #RigeneraBoschi: un progetto scientifico coordinato proprio dal professor Giorgio Vacchiano e attività di educazione ambientale rivolte ai ragazzi, lungo un itinerario che coinvolgerà Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Basilicata e Calabria. “Abbiamo selezionato cinque siti in tutta Italia, sei boschi dove collocheremo sensori con tecnologia IoT che monitorano in tempo reale lo stato di salute degli alberi – spiega il professor Vacchiano – In ogni sito confronteremo due situazioni diverse: una dove viene applicata una gestione forestale e un’altra invece dove il bosco viene lasciato a se stesso. Il confronto tra la performance, lo stato di salute degli alberi, nell’una e l’altra situazione, ci dirà l’efficacia della gestione. Per esempio per prevenire stress da siccità, per capire come cambia la risposta degli alberi nel momento in cui gli prestiamo attenzione. Sarà interessante vedere cosa viene fuori. A seconda delle specie di alberi che andiamo a studiare, lì dove i boschi ci chiederanno di essere lasciati più tranquilli magari ci sarà spazio per rallentare con la gestione e spostarla da un’altra parte”, le parole di Vacchiano. I boschi da sottoporre al monitoraggio sono stati individuati in collaborazione con Pefc Italia – organizzazione internazionale che promuove la certificazione delle foreste. Il progetto prevede l’uso di “36 sensori in tutto posizionati su alberi di specie differenti, in modo che possiamo capire come specie diverse si comportano rispondendo agli stessi stress ambientali – riprende l’esperto – La tecnologia è quella dei tree-talkers, sviluppata all’Università della Tuscia da Riccardo Valentini, che si basa sull’Internet delle cose, Internet of Things (IoT ndr). Questi sensori cercano di catturare quegli indicatori che fanno sì che l’albero ci racconti come sta. È impossibile chiederglielo a voce, ma possiamo monitorare i suoi parametri vitali”, illustra il professore. I sensori hanno un costo che si aggira tra “i 600 e i 1000 euro l’uno – fa sapere Vacchiano – Questi progetti, questo di Sorgenia è quello sulla rete nazionale tree-talkers sviluppato da tutte le università forestali italiane, stanno permettendo anche di migliorare la tecnologia. Speriamo di cominciare ad applicarla in modo sistematico”, conclude. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Data:
25 Settembre 2024