Continua a suscitare polemiche la decisione con cui Amnesty International si è dichiarata a favore della decriminalizzazione della prostituzione a tutela dei diritti umani dei/delle sex workers. La risoluzione approvata l’11 agosto a Dublino durante l’assemblea internazionale dell’organizzazione deriva dalla constatazione che le donne sono più a rischio di discriminazioni e violenze in un clima di illegalità.
“Le sex workers sono uno dei gruppi più marginalizzati del mondo e nella maggior parte dei casi sono in costante pericolo di subire discriminazione, violenza e abusi. Il nostro movimento globale ha ora aperto la strada verso l’adozione di politiche per la protezione dei loro diritti umani. Queste politiche aiuteranno Amnesty International a lavorare in futuro su questo importante tema” – ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. La risoluzione adottata a Dublino raccomanda che Amnesty International sviluppi politiche a sostegno della piena decriminalizzazione di ogni aspetto relativo al sex work di natura consensuale. Le politiche chiederanno agli stati di assicurare che i/le sex workers abbiano completa e uguale protezione dallo sfruttamento, dal traffico di esseri umani e dalla violenza.
Prevedibili le reazioni. Non appena il documento è stato diffuso si è scatenato un aspro dibattito diviso su due fronti. Da una parte c’è chi si è scagliato contro la mozione, tra cui alcune attrici come Emma Thompson, Kate Winslet, Meryl Streep, Lena Dunham e Anne Hathaway. Al loro fianco anche costole della stessa organizzazione, come Amnesty Svezia, e altre associazioni che si proclamano femministe, come la European Women’s Lobby, che ha lanciato un duro appello contro la mozione affermando che “eliminando le dinamiche di potere nel sistema prostituzione, Amnesty International mette in pericolo la sua visione sui diritti umani”. Sull’altro fronte, invece, c’è chi sostiene che decriminalizzare la prostituzione contribuisca a rendere più sicura la professione riducendo i rischi per le sex workers e permettendo un maggior controllo.
La sicurezza dei/delle sex workers si ottiene decriminalizzando, sostiene Amnesty e lo specifica nel documento a pagina 10, “Amnesty International riconosce la necessità della regolamentazione della prostituzione”. Decriminalizzare vuol dire contrastare la violenza fisica e sessuale, gli arresti arbitrari, le detenzioni arbitrarie, le estorsioni, le intimidazioni, il traffico di esseri umani. Decriminalizzare vuol dire anche evitare che siano perseguiti i clienti perché è dimostrato come il modello svedese, con la penalizzazione dei clienti, abbia invece portato le prostitute a occupare ulteriori spazi di marginalizzazione e ad accettare clienti con minor sicurezza e maggiore rischio. Decriminalizzare insomma non vuol dire dare una regola di gestione della prostituzione. Significa impedire che la vendita e l’acquisto dei servizi sessuali siano considerati un crimine perché tante, nel mondo, sono le prostitute che vivono la repressione, la persecuzione e il carcere per quello che fanno.
Punti su cui concordano anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Unaids, il Referente Speciale delle Nazioni Unite per il Diritto alla Salute e altre agenzie delle Nazioni Unite in consultazione costante con Amnesty assieme a Un Women, l’Internazionale anti/tratta. Inoltre Amnesty anticipa che durante il prossimo incontro, che si svolgerà in ottobre, si deciderà il tipo di impegno che l’organizzazione appunto dovrà sostenere a tutela dei diritti umani dei/delle sex workers.