Internet ci consente – in teoria – di ottenere tutto ciò di cui abbiamo bisogno per soddisfare rapidamente i nostri bisogni informativi. Tuttavia il web pone sempre più un problema di controllo della qualità e, poiché il falso si nasconde dietro i meccanismi di produzione, di trasmissione e di ricezione dell’informazione, è indispensabile comprenderli bene per utilizzare le fonti in modo critico, corretto e creativo. Dalla politica all’informazione in generale, la disinformazione e le fake news passano anche attraverso la medicina, rappresentando un pericolo per la società poiché inquinano il dibattito democratico, alterando l’opinione pubblica e violando il diritto delle persone a una corretta informazione. La sfida, allora, è che i ragazzi diventino “cacciatori di bufale”, detective del web, in grado di capire, sempre, se una notizia è vera o è falsa, se un post su Facebook è semplicemente un post o invece una menzogna. La strada per proteggere i giovani da un uso distorto del Web diventa la formazione.
Ecco, allora, che anche le istituzioni si attivano nella battaglia anti-bufale e, qualche giorno fa, è stato presentato a Montecitorio il primo progetto di educazione civica digitale, #BastaBufale, per il contrasto delle notizie false sul Web destinato a oltre 4 milioni di studenti delle scuole secondarie di I e II grado. A promuovere la campagna sono la ministra della Pubblica istruzione, Valeria Fedeli, e la presidente della Camera, Laura Boldrini, da tempo in prima linea nella battaglia contro al disinformazione e l’odio in Rete.
La diffusione tra gli studenti di un Decalogo – otto i punti elaborati da Camera dei deputati, Miur ed esperti di comunicazione, altri due verranno individuati nei prossimi mesi grazie ad un percorso di scrittura cooperativa basato sui suggerimenti delle scuole coinvolte – punta ad insegnare agli studenti a riconoscere le fake news, e al tempo stesso spiegare ai giovani le buone pratiche per combatterle. Fra i partner del progetto ci sono Rai, la Federazione degli editori italiani, Confindustria e protagonisti della Rete come Google.
Condividi solo notizie che hai verificato. Usa gli strumenti di Internet per verificare le notizie. Chiedi le fonti e le prove. Chiedi aiuto a una persona esperta o a un ente davvero competente. Sono solo alcuni degli otto punti del Decalogo. Otto perché i due mancanti saranno stilati direttamente da studentesse e studenti, attraverso uno strumento di scrittura cooperativa che il MIUR metterà a disposizione delle scuole sul proprio sito. Le azioni del Ministero sul fronte dell’educazione civica digitale e dell’educazione ad un uso corretto del web rientrano nelle indicazioni sul potenziamento dell’offerta formativa previste dalla legge 107 del 2015 (Buona Scuola). Nell’ambito del progetto “Generazioni Connesse” – www.generazioniconnesse.it, attivato per promuovere un corretto uso della Rete e contrastare il cyberbullismo – il MIUR ha dedicato proprio al tema delle cosiddette fake news un personaggio della campagna in corso sui “Super Errori” del web che identificano gli errori più comuni compiuti dalle e dai ragazzi in Rete.
La comunicazione pubblica può vincere la battaglia contro le fake news. Questa diventa la sfida. Per Francesco Nicodemo, scrittore ed ex responsabile della comunicazione del Partito Democratico, la vera questione è l’educazione del cittadino, che deve acquisire gli strumenti per distinguere una notizia vera da una falsa. Un obiettivo che si raggiungeanche con la creazione, da parte delle istituzioni, di una comunità di utenti. Fornire quindi ai giovani conoscenze e competenze, strumenti e chiavi di lettura della realtà, vuol dire porre le basi della loro cittadinanza, che deve essere attiva e responsabile. Anche quella digitale. Perché se è vero che i giovani di oggi sono nativi digitali, non devono però essere consumatori passivi di tecnologia, quanto piuttosto consumatori critici e produttori consapevoli di informazione e conoscenza.