Come per il precedente “Gocce di splendore”, il nuovo libro dal titolo “Anche le parole sono nomadi – i vinti e i futuri vincitori cantati da Fabrizio De André” raccoglie appunti e aneddoti del grande cantautore genovese. L’opera è stata presentata ieri al Teatro del Verme di Milano nell’ambito di Bookcity, con la partecipazione, tra gli altri, di Bedy Moratti, David Riondino, Massimo Fini, Lorenzo Fazio e naturalmente di Dori Ghezzi che, con la Fondazione Fabrizio De André onlus, ne ha curato la realizzazione.
Sono racconti spesso divertenti, che fanno sorridere, così come sorridente è l’espressione di Faber nell’immagine che Dori ha scelto per la copertina: il cantautore in piedi su di una roccia in Sardegna, la sua amata isola che riteneva la sua seconda casa dopo la Liguria, che urla, non di rabbia ma di felicità.
“Fabrizio – afferma Dori – libera le parole”. Lo si evince dal testo delle sue canzoni (40 sono quelle studiate nel libro), dai suoi appunti e dalle frasi pronunciate prima dei concerti, nei quali temeva il contatto con il pubblico – schivo com’era – che pure lo adorava e conosceva (e conosce) a memoria tutti i testi scritti da Faber. Faber, come lo chiamava Paolo Villaggio in virtù della sua passione per il disegno (Faber Castell è un noto marchio di pastelli, ndr), racconta, attraverso la testimonianza di Dori, episodi divertenti e curiosità inedite, quali l’origine del personaggio di Fracchia, che, con il ragionier Fantozzi, hanno reso famoso Villaggio, suo grande amico.
Come Fabrizio, Dori vorrebbe non apparire sulla ribalta e restare dietro le quinte. Eppure si ritrova ogni volta sul palco a raccontare il suo Faber, il suo “Principe libero”, come ricorda la mini serie interpretata da Luca Marinelli che ha egregiamente (anche se non senza qualche polemica) vestito i panni del cantautore genovese.
Per il ventennale della sua scomparsa, avvenuta l’11 gennaio del 1999, sono in cantiere numerosi eventi itineranti e televisivi, in più un progetto cinematografico per il quale si fa il nome di Wim Wenders, il noto regista tedesco appassionato di Fabrizio “tanto da risultarne commovente”, afferma Dori.
Con “Anche le parole sono nomadi” si arricchisce la bibliografia avente De André come argomento.
Per gli appassionati è una pubblicazione da non perdere per poter comprendere aspetti di una personalità poliedrica e complessa che, proprio quando si pensa di aver conosciuto completamente, continua a riservare sorprese e particolari interessanti. Anche a vent’anni dalla sua prematura scomparsa.