Se ce l’avessero raccontato solo qualche giorno addietro non ci avremmo mai creduto!
Eppure, come leggiamo sulla stampa, nel nuovo pacchetto di misure approvato dalla Unione Europea in relazione al conflitto paramondiale tra la Russia e l’Ucraina, viene incluso il finanziamento per 450 milioni di euro per l’acquisto di armi letali, e di 50 milioni per armi non letali, in quest’ultime includendosi i più diversi apparati e strumentazioni.
Nel pacchetto rientrano, chiaramente, anche misure economiche e bancarie, nonché la chiusura degli spazi aerei dell’Unione e lo spegnimento dei due media RT, la TV di Stato russa, ed il sito Sputnik, pilastri della comunicazione che diffondono la voce ed il pensiero di quello che oggi è per tutto il mondo uno Stato invasore.
La novità tanto inaudita, quanto inimmaginabile, rimane quella del finanziamento per l’acquisto e la consegna di armi ad equipaggi del Paese oggi vittima di attacco ed assedio, nell’ambito dello Strumento European Peace Facility.
Questa decisione, senza precedenti, apre a tante considerazioni; ma quella più evidente è che siamo, in altro modo, ma direi anche nella sostanza delle cose, in guerra anche noi; e nemmeno le familiari notizie del Covid-19, con le quali abbiamo ormai imparato a convivere a maniera di buongiorno quotidiano, sono riuscite ad avere la precedenza su questa notizia, e su questa incredibile guerra che rappresenta l’ennesimo episodio di secoli di storia e di rapporti contrastati tra la Russia e l’Ucraina, Nazione paraunitaria, che guarda ed aspira all’Europa, fondata ben prima della stessa Russia, ed oggetto di interesse geografico, economico, strategico e quindi: politico.
Non sappiamo se la decisione di sostenere gli Ucraini con le armi, pagandogliele in casa, sia una scelta giusta o sbagliata, perché saranno sempre gli esiti delle vicende a dircelo, e forse, più che gli esiti, lo saranno le voci e le penne di chi scriverà su questo argomento da vincitore; ma una cosa può essere certa, che davanti ad una minaccia dell’uso del nucleare la risposta non può essere questa, bensì quella di una diplomazia, al di là se sia quella ufficiale o quella delle sacrestie, che sappia fare prevenzione, tenendo presente che, citando una famosa pubblicità: il Nucleare è per sempre!
(foto dal web)