Traduci

ANCORA UN NO PER MCCARTHY

cms_28949/Foto_1.jpgAncora 201 preferenze, contro le 20 andate a Byron Donalds, ancora una fumata nera. Alla sesta votazione la Camera del Rappresentanti degli Stati Uniti non ha ancora il suo speaker. Neanche questa volta Kevin McCarthy è riuscito a convincere tutti gli elettori, a fronte dei 212 voti andati al leader democratico Hakim Jeffries. In ottica 2024 è un’altra stangata per il Partito Repubblicano, che si è beccato anche una strigliata da Joe Biden: “la situazione è imbarazzante, serve un accordo perché tutto il mondo ci guarda”. Il nuovo Congresso, il 118esimo della storia americana, è più giovane e inclusivo ma anche più diviso. Non si viaggia verso una direzione comune, visto che gran parte dei rossi sono ancora legati alle idee trumpiane. Mentre McCarthy sarebbe meno conservatore dei suoi colleghi di partito, il che gli è costato l’eguagliare suo malgrado un record storico: non accadeva dal 1923, quando furono necessari nove tornate, che dopo il sesto scrutinio il trono di speaker fosse ancora vacante.

cms_28949/Foto_2.jpgNeanche l’investitura di Elon Musk, intromessosi via Twitter nella questione elettiva, è bastata ad evitare un auto-sabotaggio repubblicano: “Kevin McCarthy dovrebbe essere lo speaker della Camera”. Il meno scoraggiato di tutti, quasi paradossalmente, è il diretto interessato: “penso che probabilmente la cosa migliore è dare il tempo necessario alle trattative e alle persone, penso che il voto in futuro sarà diverso da quello attuale”. Anche perché, senza speaker, il nuovo Congresso non può ufficialmente insediarsi. Mancano ben 17 preferenze, ma il rischio è che diventino sempre meno. McCarthy ha intento nobile, ma inattuabile se le condizioni rimangono queste: vuole far soffiare il vento del cambiamento nel suo partito, che però continua a fare muro. Le strade, adesso, sono due: continuare a testa bassa, sperando di non arrivare addirittura al decimo scrutinio, o alzare bandiera bianca.

La prima strada sembra quella scelta, secondo quanto filtra da Washington, ma a prescindere da come finirà questa storia le conseguenze saranno importanti: il presidente Biden è impegnato in accordi bipartisan come mai prima d’ora, ma quando arriverà il momento delle presidenziali i Repubblicani risulteranno tremendamente indeboliti. Donald Trump stesso, leader de facto dei rossi, si è arreso al fatto che di questo passo ci vuole unità: alle prime tornate elettorali aveva dato il suo appoggio agli anti-Kevin, salvo ritrattare e andare contro gli stessi ribelli. Che sembrano tutto fuorché intenzionati a cedere, anzi, hanno pronte inchieste da far venire alla luce pur di far valere il loro punto di vista radicale. Mentre la situazione mondiale viaggia sugli stessi binari del 2022, in America si percepisce un terremoto all’orizzonte.

Data:

5 Gennaio 2023