L’era digitale ha permesso di trasmettere rapidamente e su larga scala a un’audience amplissima e la rete, insieme facilitatore di conoscenza e di notizie, è spesso anche facilitatrice di odio, un ruolo che ha innalzato il livello dei toni e plasmato nuovi e pericolosi comportamenti. La rete quindi non può più definirsi neutra per natura, in quanto ha creato al suo interno un ambiente che ha un’incidenza diretta sulle espressioni usate da milioni di utenti. In questo quadro nel quale la diffusione dell’odio è correlato all’uso di internet, prolificano elementi improvvisamente redditizi per i cybercriminali, come frodi, furti di identità e attacchi ai profili social.
Le piattaforme di condivisione sono la base operativa e gli strumenti ideali per essere usati dagli hacker al fine di compiere azioni illecite atte o a frodare utenti troppo ingenui o addirittura a scopi criminali. Social network altamente popolari in tutto il mondo come Facebook, Twitter e Instagram, sono usati da hacker internazionali per la diffusione di malware o altre fattispecie di attacchi informatici in grado di derubare sprovveduti utenti. È il risultato di uno studio pubblicato da un docente di criminologia della Surrey University del Regno Unito che nota come le connessioni tra gli utenti social siano usate dagli aggressori grazie all’elemento fiducia e siano sfruttate una serie di connessioni affidabili per diffondere attacchi personalizzati tramite le stesse piattaforme.
Il cybercrime utilizzerebbe dunque non solo i consueti messaggi di phishing e le pubblicazioni di link dannosi per veicolare i loro attacchi nei confronti di sprovveduti utenti, ma in questa guerra digitale verrebbero anche usati plugin e forme di condivisione di contenuti dannosi oramai sempre più così popolari tanto da contribuire a creare un’industria con un profitto illecito di oltre circa 3 miliardi di dollari all’anno.
Lo studio inglese certifica inoltre un aumento del 30.000% delle segnalazioni di crimini informatici sui social solo negli Stati Uniti, e si stima che vi possano essere stati quasi 1,5 miliardi di utenti dei social network vittime di una compromissione dei loro dati negli ultimi cinque anni. Infine accanto alle attività legate alla cybercriminalità i social, sempre secondo il rapporto, vengono impiegati dalle organizzazioni malavitose per fini di reclutamento, in particolar modo nei confronti dei giovani millennial e della cosiddetta generazione Z.
Le caratteristiche della rete e le nuove forme di comunicazione elettronica costituiscono un ottimo affare per tutti coloro i quali intendano profittare di un bacino di utenza sterminato e internazionale. La rete è sì un validissimo strumento per comunicare e collaborare a distanza, ma è al contempo prodigo di messaggi in cui è facile scatti il fenomeno dell’autosuggestione e della caduta nel sonno della ragione.