Aiutare gli altri perché si aiutino da soli è stato il motto di Angela Zucconi, donna eclettica e straordinaria, che, a guerra appena finita, si impegnò nel «servizio sociale» dando vita alla nuova professione dell’ assistente sociale: una figura laica che non discendeva da organizzazioni ecclesiastiche o partitiche e che era necessario formare adeguatamente sull’esempio di modelli anglosassoni, ispirati soprattutto dal pensiero di John Dewey.
Aiutare gli altri perché si aiutino da soli dovrebbe essere oggi una mission per operatori sociali, del volontariato e del terzo settore, dell’assistenza pubblica e privata e anche per tutte quelle iniziative «dal basso» di organizzazione e di inclusione sociale da implementare con uno stile didattico e interattivo che permetta a tutti apprendimento e formazione permanente.
Alla ternana Angela Zucconi si devono, attraverso gli assistenti sociali, le strategie di formazione volte all’apprendimento attivo attraverso il lavoro di gruppo, le letture collettive e le visioni di film da discutere poi insieme. Furono interventi che oggi definiremmo a giusto titolo di “democrazia partecipata” , voluti perché gli abitanti del territorio prendessero coscienza di se stessi, dei propri problemi e dei propri diritti. L’assistente – diceva – doveva orientare, aiutare, ma mai guidare una comunità che avrebbe dovuto auto-organizzarsi. Un servizio sociale ben pensato, pianificato e progettato dalle fondamenta, considerando le variabili specifiche di ogni persona e in grado di essere accessibile a chiunque.
Sullo sfondo una scolarizzazione ancora bassissima, meno della metà dei bambini abruzzesi raggiungeva la quinta elementare. I Centri sociali aperti dall’UNRRA-Casas in Abruzzo furono sei (rispetto ai quattordici previsti) e all’inizio ebbero difficoltà a decollare, anche per scarsa abitudine ad una vita sociale da parte della gente ma con il tempo i risultati diedero ragione all’impegno di Angela.
Per la prima volta dalle istituzioni italiane partiva un’iniziativa esplicita di “educazione alla democrazia” e grazie a una donna. Quali riconoscimenti vennero tributati a Angela Zucconi?
Come la storia insegna quando una donna ha competenze, cultura umana e valori fondati sulla filosofia umanista e comunitaria, peraltro affermati nello stile comportamentale ed espressivo umile che contraddistingue le grandi persone, è inevitabile che venga osteggiata dalla sordità istituzionale e un’ottusità politica.
Per Angela Zucconi la storia non fece eccezioni.
“Arrivata all’ultimo tornante della spirale, la sola certezza che ho: siamo nati per crescere dalle nostre radici e dobbiamo fare di tutto per continuare a crescere fino alla fine”, scrive nella sua autobiografia. Un messaggio che dovrebbe spingere operatori istituzionali e militanti politici a riflettere sull’operato di persone che, come Angela Zucconi, restano ancora oggi ineguagliabili. Progetti che avevano una forza partecipativa senza mire protagonistiche e calcoli di bilancio, progetti per i quali l’Italia era un Paese meraviglioso.
Nata a Terni il 2 novembre 1914, figlia di un magistrato, passò i primi anni in Libia dove il padre era stato trasferito poi a Trieste dove frequentò il Liceo classico.
Nel 1930 la famiglia si trasferì a Roma dove completò gli studi liceali e poi si iscrisse alla Facoltà di Lettere. Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale conobbe Adriano Olivetti che le affidò la traduzione in tedesco (sua seconda lingua) di tutte le opere di S. Kierkegaard. Successivamente iniziò a lavorare per l’editore Einaudi. Conobbe e divenne amica di Natalia Ginzburg e di don Giuseppe De Luca che auspicava per lei una vita da studiosa. Ma Angela preferì l’impegno sociale e si impiegò presso il CEPAS di Guido Calogero. Il Cepas, era finanziato da uno dei rari industriali italiani che possiamo dire illuminati e democratici, Adriano Olivetti, a partire dalla gestione della fabbrica di macchine da scrivere con sede a Ivrea.
La Zucconi organizzò, attraverso gli assistenti sociali, il lavoro di gruppo e introdusse letture collettive e visioni di film da discutere poi insieme.
L’antica diffidenza contadina fu difficile da vincere e solo lentamente fu possibile penetrare nei bisogni delle famiglie, nella loro dolorosa storia. La sua tenacia riuscì ad abbattere le diffidenze e, tra lo sconcerto delle autorità locali, i gruppi di discussione organizzati con tanta passione si trasformarono in centri di mobilitazione intorno a piccoli e grandi progetti, concepiti e implementati in modo cooperativo e partecipato.
Il Cepas divenne una scuola professionale avveniristica , e molti suoi allievi vennero coinvolti in iniziative a vasto raggio, come il progetto di sviluppo di comunità, diretto appunto da Angela, che agì in una vasta parte dell’Abruzzo e Molise, che si chiamò proprio «progetto E» perché perché nelle carte geografiche cadeva tra Abruzzo e Molise (che allora formavano una sola regione amministrativa) e dove, durante la guerra, era passata la Linea Gustav arrecando enormi distruzioni. Incaricata insieme a Leonardo Benevolo e a qualcun altro degli studi preliminari sull’area, la Zucconi si buttò con entusiasmo in un’esperienza così ricordata da Benevolo: «Ci muovevamo su jeep dell’esercito americano. Partivamo la mattina con sette, otto ruote di scorta che cambiavamo quasi ogni giorno perché il manto stradale era molto accidentato. Facevamo interviste ai cittadini comuni e alle autorità, trattavamo i temi dell’emigrazione, della salute, del lavoro, ma dovevamo evitare che la nostra azione si trasformasse in un soccorso spicciolo, un’elemosina a persone che avevano bisogno di tutto».
Molti diplomati del Cepas presero parte attiva ad altre esperienze di «sviluppo di comunità», soprattutto in Basilicata, a Matera. Il CEPAS doveva infatti istituire un servizio sociale nel nuovo borgo de La Martella per le esigenze degli abitanti dei Sassi che vi si sarebbero dovuti trasferire.
La Zucconi è in Abruzzo il 28 febbraio 1960, quando apprende della morte di Adriano Olivetti: «Un filo essenziale della mia vita interiore si era spezzato». È a Ivrea il 1 marzo al suo funerale ed è tra coloro che gettano un pugno di terra sulla tomba. Nell’autobiografia scrive: «Con la morte di Adriano Olivetti scompariva la speranza e l’immaginazione di un’Italia della società civile che non fosse soggetta a partiti-padroni. I progetti di sviluppo comunitario, parzialmente e almeno in certi casi, rappresentavano le risposte nuove e concrete di cui il nostro Paese aveva bisogno: era necessario identificare e valorizzare la comunità, anche quella dissepolta dalle macerie della guerra, perché è il seme della coesione civile, la radice che consente la crescita. Bisognava mettere in grado la comunità di trattare con tutte le risorse disparate e sparpagliate di cui lo Stato disponeva e faceva spreco. E questo era un modo di salvare la comunità dal localismo».
Forte dei traguardi raggiunti nel 1962 Angela Zucconi si trasferì ad Anguillara Sabazia per l’impegno ambientalista che la porterà a contatto con il FAI, poi con Italia Nostra.
Ad Anguillara contribuisce a creare la Biblioteca comunale che poi verrà intitolata a lei e, con il Centro di ricerche per la storia dell’Alto Lazio e la Soprintendenza archivistica del Lazio si impegna in un progetto innovativo per il recupero, ordinamento e inventariazione degli archivi storici delle comunità locali (esperienza poi raccontata dal volume di A. Martini, L. Osbat, Per una memoria storica delle comunità locali, Roma, Fondazione Adriano Olivetti, 1986).
Nel 1969 era entrata a far parte del consiglio di amministrazione della Fondazione Adriano Olivetti della quale dal 1978 al 1981 sarà la Vice presidente.
Nel 1980 fondò “La Tribuna del Lago”, un periodico mensile che ha avuto per direttore Ruggero Orlando e che si era fatto promotore della battaglia ambientalista intorno al Lago di Bracciano. Nel 1984 esce la sua Autobiografia di un paese: Anguillara Sabazia dall’Unità al fascismo, Roma 1993.
Negli ultimi anni si è dedicata alla stesura della sua autobiografia uscita postuma Cinquant’anni nell’utopia, il resto nell’aldilà, Roma 2015. Morì ad Anguillara Sabazia il 17 novembre 2000.
A Angela Zucconi dedico il programma settimanale di Storia e Storie.
La puntata andrà in onda in diretta martedì p.v. alle 12.15 e, in replica, giovedì p.v. alle ore 17.30 su RadioRegional (AM – Onde Medie sulla frequenza 1440 kHz o al link: https://www.radio-italiane.it/regional-radio
In podcast al link: https://www.regionalradio.eu/onair/podcast/storiaestorie/