Il fenomeno della colonizzazione delle città da parte di animali sinantropici (zanzare, zecche, scarafaggi, topi, colombi, gabbiani, gazze, pappagalli, ecc.) è una delle problematiche dai caratteri rilevanti. Nei centri urbani si sono create condizioni ambientali favorevoli che hanno portato ad una vera e propria esplosione demografica delle popolazioni animali. Si creano così situazioni di sovraffollamento che vanno di pari passo con l’urbanizzazione e conducono queste popolazioni, compresa quella umana, a adattarsi a questi nuovi spazi, mutando in maniera drastica il loro comportamento e le esigenze ecotrofiche e riproduttive. Le numerose nicchie ecologiche presenti in ambiente urbano favoriscono l’aumento del numero di questi animali non sempre desiderati dall’uomo: temperatura ideale per lo sviluppo e la crescita, cibo e acqua in abbondanza. Si determina così una situazione di affollamento e di crescita del numero di individui appartenenti alla stessa specie, tanto da rappresentare fattore di molestia per le popolazioni oltre che determinare l’insorgenza e la diffusione di nuove patologie.
Nelle città il numero dei colombi, ma anche di altri volatili, quali gabbiani, corvidi, e altri, ha subito un aumento vertiginoso. Il loro adattamento all’habitat urbano con colonizzazione di nuove nicchie ecologiche ha portato all’accumulo di ingenti quantità di materiale organico nelle piazze, sugli edifici, sui monumenti e in tutti i luoghi utilizzati per la nidificazione. L’habitat migliore del “piccione di strada” è rappresentato da edifici come chiese, musei, teatri, stazioni ferroviarie, in quanto si tratta di strutture di difficile manutenzione, a cui i piccioni possono accedere facilmente e restarvi indisturbati. Il piccione di strada è fertile in ogni periodo dell’anno, anche se non tutti gli animali si riproducono: si calcola, infatti che soltanto il 15% circa della popolazione sia sessualmente attiva in un certo periodo dell’anno. Per esempio, molti dei palazzi, monumenti, chiese del centro cittadini sono provvisti di “dissuasori”, cioè di una serie di aghi posti in modo abbastanza fitto che dovrebbero impedire agli animali la sosta sui cornicioni e sulle grondaie. In realtà, abbiamo potuto osservare che in alcuni casi, per esempio sui cornicioni di alcuni archi in prossimità dei vari edifici, gli animali riescono a farsi strada fra questi ostacoli artificiali, questi sono stati mal posti e in questo caso gli animali riescono a trovare un ambiente ulteriormente protetto e quindi molto favorevole. I cittadini dovrebbero convincersi che dar da mangiare ai piccioni è un danno per gli stessi animali: se cessasse questa abitudine, gli animali si sposterebbero dal centro e ritornerebbero a nutrirsi nei campi limitrofi alla città, aumenterebbe la competizione e il loro numero, data la limitazione delle risorse, diminuirebbe. Ci rendiamo conto, d’altra parte, che nutrire i colombi rappresenta per alcuni un’attività a cui è molto difficile rinunciare.
“Dar da mangiare ai piccioni è crudeltà verso i piccioni stessi”.Questo è lo slogan usato in Svizzera, più precisamente a Basilea, per combattere un problema ormai presente in moltissime città. Per cercare di risolvere questo problema sono state tentate innumerevoli soluzioni: sterilizzazioni, mangimi speciali, eutanasia, sono soltanto alcune delle più sfruttate. Ognuna di queste presenta comunque qualche problema: costi troppo elevati, difficoltà pratiche, problemi etici. La cattura e l’uccisione, che potrebbero a prima vista sembrare il rimedio più efficace, suscitano aspre polemiche non solo tra in gruppi animalisti, ma anche tra i cittadini per i problemi di tipo etico che comportano. Stesso discorso per la sterilizzazione e massicce opere di risanamento spesso impraticabili anche a causa non solo dei problemi etici, ma anche dei costi molto alti. Gli “addetti ai lavori” sono comunque tutti d’accordo sull’importanza dell’informazione e dell’educazione per risolvere questo problema. Slogan e campagne di informazione che illustrano alla cittadinanza le reali condizioni della città e degli animali stessi (questo ultimo fattore sembra essere quello più considerato) sono ritenuti strumenti molto efficaci. Fondamentalmente si deve capire che la premura nei confronti dei piccioni, come il dar loro da mangiare, passatempo purtroppo comune specialmente nelle fasce d’età più avanzate, sia profondamente controproducente, perciò andrebbero affrontate anche problematiche sociali correlate. Noi tutti sappiamo che questo gesto è compiuto in assoluta buona fede, ma le sue conseguenze sono molto gravi sia per le città sia per gli animali stessi. Mettendo loro a disposizione una sovrabbondanza di cibo, se ne facilita la riproduzione, creando così pericolose situazioni di sovraffollamento, che influisce negativamente sulla lunghezza della vita media dell’animale. Va inoltre fatto notare come i piccioni in città abbiano una vita tutto altro che facile, soggetti a molte malattie e costretti a cibarsi di ciò che trovano ed a vivere nella sporcizia.
Un altro esempio degno di nota è l’emergenza zanzare che più o meno ciclicamente si ripresenta ogni anno all’inizio della stagione estiva ed ormai non solo in questa a causa dell’aumento delle temperature e delle stagioni prolungate. Soprattutto nelle città che si affacciano sul mare, con l’arrivo dell’estate, le giornate si allungano, il clima è più mite, tutti abbiamo più voglia di uscire, preferibilmente al tramonto, al riparo del caldo del giorno. Ma è proprio in questa stagione e soprattutto al tramonto che colpiscono con maggiore vigore le ben note “guastafeste”, le zanzare. Questi insetti hanno l’abitudine di “succhiare” un po’ del nostro sangue, e fin qui non sarebbe un grosso danno, lasciandoci in cambio un po’ della loro saliva. Ma perché pungono e perché ci iniettano la loro saliva fonte di prurito, allergie e a volte addirittura vettrice di agenti patogeni?Innanzitutto, sono le femmine che si dedicano al “vampirismo” e lo fanno solamente con il nobile scopo di procacciarsi le proteine necessarie alla maturazione delle loro centinaia di uova. La dieta abituale di una zanzara, che nel maschio dura tutta la vita, non basterebbe allo scopo perché troppo povera. Quando una zanzara decide di pungere, si affida ai suoi eccezionali sensi capaci di percepire l’anidride carbonica prodotta dalle persone con la respirazione, così come il calore che il corpo emana ed infine gli odori particolari emessi dalla pelle. Gli sfortunati che sono punti con maggiore frequenza rispetto ad altri, non devono attribuire ciò al loro “sangue dolce”, ma piuttosto al fatto di emettere con il sudore sostanze particolarmente gradite a questi insetti. Le zanzare, dopo il pasto di sangue su un ospite umano e/o animale, depongono centinaia di uova in acqua stagnante e qui si trasformano in larve, poi in pupe ed infine in insetto adulto. Numerosi predatori si nutrono di zanzare nei diversi stadi di maturazione e se oggi abbiamo così tante zanzare dobbiamo recitare un mea culpa. La ragione principale è il degrado ambientale: inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo; lo sterminio dei predatori naturali di zanzare, come rondini, gechi, anfibi, ecc.; che ha creato le condizioni ideali per lo sviluppo e la proliferazione di questi insetti molesti. Nonostante tutto anche le zanzare hanno la loro utilità. Può sembrarci strano, ma se per qualche strano fenomeno scomparissero di colpo tutte le zanzare, l’uomo di certo sarebbe più contento, ma la terra si impoverirebbe di oltre 2.500 specie diverse di zanzare e di lì a poco, con un meccanismo a cascata, si arricchirebbe di un numero difficilmente stimabile di altre specie, magari anche più dannose con compromissione della biodiversità del pianeta. Quindi zanzare per alcuni versi utili e per altri dannose. Per questo ultimo motivo, l’uomo ha il diritto di difendersi, ricordandosi di farlo in maniera adeguata. Certamente l’utilizzo di disinfettanti chimici non è la soluzione migliore, rappresenta solo un intervento momentaneo che non risolve il problema nel tempo. Inoltre, l’impiego di insetticidi determina un aumento della concentrazione di residui tossici nell’ambiente, altera gli equilibri degli ecosistemi, causa l’insorgenza di forme resistenti di insetti o adattate all’habitat urbano. Allora cosa si può fare per riportare il numero di zanzare ad un livello socialmente accettabile? Come sempre il metodo più efficace è la prevenzione. L’amministrazione pubblica con una corretta gestione ambientale, una programmazione di interventi preventivi e di eliminazione di tutte quelle situazioni che ne consentono la proliferazione può limitarne la diffusione. Gli interventi dell’Amministrazione pubblica, là dove ci sono, da soli non bastano a risolvere il problema. Anche l’opera del singolo cittadino risulta importante ed in certi casi indispensabile. Infatti, le zanzare possono essere allevate inconsapevolmente anche sul balcone di casa, nel proprio giardino, condominio: basta l’acqua del sottovaso, il barattolo di una lattina abbandonato sul marciapiede, ecc. Basterebbe ricordarsi che a volte un pizzico di buon senso vale molto di più di un semplice trattamento.
Non da meno sono i problemi legati alla fecalizzazione ambientale, causati da cattive abitudini da parte dei proprietari dei cani. Passeggiando per le vie soprattutto delle grandi città, sia del centro che delle periferie, si è costretti a camminare a testa “bassa” e stare attenti a dove si “mettono i piedi”. Sui marciapiedi e un po’ ovunque c’è veramente di tutto: carte di pizza e affini; involucri vari scartati e buttati via. Oltre a questi “rifiuti” sempre di più ad imbrattare il suolo pubblico ci sono le “cacche” dei cani. Il numero di animali domestici e notevolmente aumentato nelle nostre città . Un indagine condotta dall’Eurispes negli ultimi anni, indica che in Italia sono presenti oltre 44.000.000 di animali domestici e in particolare 6.900.000 sono cani. Se si considera che un cane produce in media 100 grammi di feci al giorno e che i luoghi in cui queste si rinvengono sono prevalentemente le aree verdi, i giardini pubblici, le cunette, i marciapiedi, i porticati, le aree pedonali, le sedi stradali, ci si rende subito conto di quanti e quali sono i problemi legati a questa realtà.
Ovviamente non ci si riferisce solo a problemi di tipo estetico, ma anche e soprattutto a problemi di tipo igienico-sanitario legati alla diffusione di agenti patogeni a causa delle enormi quantità di feci diffuse nell’ambiente. Per esempio è elevata la frequenza tra i cani “di famiglia” di portatori di salmonella. Per chi non lo sapesse, la salmonellosi è una malattia infettiva a trasmissione oro-fecale che colpisce l’intestino e porta a febbre alta e gravi attacchi diarroici. Alcune indagini, effettuate negli ultimi anni, hanno evidenziato che la percentuale di cani portatori di salmonella su un campione significativo è del 20%. I cani portatori di salmonella, rimanendo tali per numerose settimane, e potendo diventare (come l’uomo) eliminatori periodici costituiscono al pari di tutti gli animali infettati, insieme all’uomo, un problema di sanità pubblica. Le feci dei cani non rimosse dalle varie sedi stradali possono costituire un importante fattore di contaminazione ambientale. La elevata possibilità di sopravvivenza delle salmonelle può comportare: la diffusione per via aerea (dopo essiccamento e polverizzazione delle feci), mediante il pulviscolo sollevato dal vento e dal traffico veicolare, con possibile inquinamento, in pubblici esercizi, dei prodotti alimentari non sufficientemente protetti; il trasporto nelle abitazioni tramite le scarpe imbrattate di feci; ecc. la possibilità di contagio è, inoltre, favorita dalla eccessiva intimità, voluta o subita, fra uomo e specie animale e dal ruolo assunto dalle mani del soggetto come agente di trasferimento della contaminazione. E’ chiaro in questo caso che i soggetti più a rischio sono i bambini.Cosa significa questo?Dobbiamo forse eliminare tutti i cani presenti in città?Assolutamente no.
Gli animali, come gli uomini, possono potenzialmente trasmettere malattie e questo dipende anche da noi. Tutti i proprietari di cani hanno il dovere di provvedere immediatamente alla completa pulizia ed asportazione delle deiezioni emesse dai propri animali, così come farebbero se a sporcare fossero stati i propri bambini. Se ciò non avviene, ognuno di noi ha il dovere di pretenderlo a tutela della propria salute, di quella dei propri figli e dei propri animali.I numerosi dati sull’argomento evidenziano la necessità di affrontare e approfondire le problematiche relative alla presenza di infestanti e di animali domestici in città, per la tutela e salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica. Obiettivo dei programmi di intervento deve essere quello di acquisire dati sulla diffusione delle malattie trasmesse dai vari infestanti e dal grado di fecalizzazione in ambito urbano al fine di valutarne la pericolosità per la salute pubblica e l’ambiente e di individuare misure specifiche per la gestione e per il controllo sostenibile delle stesse.