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ANNAMARIA FARRICELLI – “Solo nell’abisso può rinascere la luce più autentica”

Il prossimo 10 maggio, a Marina di Camerota (SA), Annamaria Farricelli e la sua sesta silloge poetica ABYSSUM. saranno presenti tra gli ospiti attesi della cerimonia di premiazione della 3a edizione del premio letterario “Calanca” in memoria di Cosimo Criscuolo, organizzata dall’Associazione culturale “il cuscino di stelle” con il supporto dell’Hotel Calanca di Marina di Camerota: un modo per conoscere da vicino una delle scrittrici e poetesse italiane più intense degli ultimi anni ed assistere al battesimo della sua ultima “creatura”, che sarà presentata e commentata per l’occasione dal Presidente Editore de “Il Cuscino di Stelle”, Armando Iadeluca.

La incontriamo in anteprima per una chiacchierata intensa su questo nuovo lavoro.

  • Come Lei affronta il tema del ricordo e della nostalgia?


I miei versi sono un’intensa esplorazione del ricordo e della nostalgia, che esamino non solo come elementi evocativi, ma come riti interiori che scandiscono l’anima. Come ad esempio il “rito della memoria involontaria”, dove il ricordo affiora all’improvviso, come profumo dell’infanzia, senza invito né permesso. Il “rito dell’eco” in cui ogni parola scritta risuona come un richiamo da un tempo che non passai davvero. Il “rito del silenzio”, in cui il passato parla attraverso il non detto, nei vuoti delle frasi e nelle pause del verso. Poi c’è il “rito della luce soffusa”, dove i ricordi si vestono di luce tenue, mai accecante, come una lanterna nella nebbia del tempo. E ancora: il “rito della soglia”, in cui il presente è vissuto come un confine fragile tra ciò che è stato e ciò che non sarà mai. O come il “rito del sogno”, dove i ricordi si travestono da sogni, dove i volti scomparsi tornano senza tempo. Oppure come il “rito della scrittura”: sepolcro in cui ogni verso è una tomba delicata dove ogni passato può riposare e parlare. Infine, accenno al “rito della voce interiore”, che rappresenta il luogo più fecondo della nostalgia. Sono solo alcuni percorsi in cui mi inoltro per l’espressione silenziosa dei miei versi, dove il passato diventa un luogo spirituale, e la nostalgia una forma d’amore.

  • Che ruolo svolge la natura (luna, vento, stelle…) nell’esprimere emozioni e concetti?

Nella mia poetica la natura diventa lo specchio dell’anima e cassa di risonanza delle emozioni più intime. La luna, spesso evocata, è simbolo di malinconia e riflessione, una presenza silenziosa che veglia sui pensieri notturni ed amplifica il senso di solitudine o nostalgia. Il vento, impalpabile ma potente, diventa portatore di ricordi, desideri o cambiamenti interiori. Le stelle sono confini tra il tangibile ed il misterioso, piccoli fari di speranza o metafore di sogni lontani e irraggiungibili. Ogni elemento naturale è carico di simbolismo e non descrive solo un paesaggio, ma incarna uno stato d’animo, un frammento dell’essere. La natura, così, non è sfondo bensì protagonista emotiva, compagna silente e talvolta testimone del tumulto interiore, un intreccio di amozione e paesaggio in un unico respiro poetico, dove l’esterno e l’interno si fondono in un lirismo che spero sia delicato e profondo.

  • Quali sono le riflessioni principali sull’amore presenti nella raccolta ABYSSUM?

Nella mia ultima silloge l’amore emerge come forza ambivalente: salvezza e dannazione, luce e vertigine. Cerco di riflettere sull’amore come esigenza viscerale di connessione, ma anche come ferita profonda che, pur sanguinando, insegna. Nei versi si percepisce una ricerca instancabile di autenticità nei legami, contrapposta alla paura della dissolvenza e dell’abbandono. L’amore è vissuto come un viaggio nell’ignoto, una discesa dentro sé stessi e nell’altro, dove non esistono certezze, solo verità nude. Cerco di esplorare la tensione tra l’idealizzazione dell’amore e della sua caducità, mostrando come il sentimento più elevato possa, talvolta, tramutarsi in prigione emotiva. L’amore diventa specchio delle fragilità individuali, ma anche la possibilità di rinascita attraverso l’accettazione del dolore. Le immagini poetiche e la lacerazione del distacco. In ABYSSUM cerco di suggerire che amare non significa possedere o essere salvati, bensì avere il coraggio di attraversare l’abisso, accettando la propria vulnerabilità e quella dell’altro.

  • Come viene percepito e rappresentato il tempo?

Il tempo per me assume una dimensione intima e soggettiva, lontana dalla linearità cronologica. Lo percepisco come un fluire interiore, fatto di memorie, attese, frammenti di vita sospesi. Il passato non è mai realmente concluso, ma riaffiora nei versi come eco persistente, mentre il presente si carica di una densità emotiva che lo rende eterno. Il futuro, spesso incerto, appare come proiezione dell’anima, più legato al desiderio che alla previsione. Cerco di rappresentare il tempo attraverso immagini delicate e simboliche, una foglia che cade danzando, un rintocco lontano, la luce che cambia, che evoca la fugacità dell’esistenza. Il tempo diventa così spazio dell’animo, dove i sentimenti sedimentano e i ricordi si trasformano in poesia. La scrittura si fa contemplazione, rivelando la bellezza e la malinconia dell’effimero.

  • Emergono nei versi sentimenti di fragilità e resilienza.

Esatto. In ABYSSUM affiorano sentimenti contrastanti, intrecciati. La fragilità si manifesta nei versi che sussurrano silenzi interiori, crepe nell’anima e abissi emotivi in cui la voce poetica sembra smarrirsi. È il dolore che pesa sui giorni, l’eco del passato che graffia la memoria. Eppure, proprio in queste fenditure germoglia la resilienza: una forza silenziosa che risale dal fondo che non si arrende all’oscurità. Le parole diventano ancore, i versi, passi di risalita. Il dolore si fa materia poetica, trasformazione. Nei contrasti emerge la volontà di ricostruirsi, di rinascere dalle macerie. La poesia non consola, ma accoglie e sostiene. Così ABYSSUM diventa non solo confessione, ma anche riscatto.

  • Per concludere, quale è il messaggio, la riflessione sull’esistenza umana che si può trarre da ABYSSUM?

Alla fine della lettura emerge una profonda riflessione sull’esistenza umana come viaggio interiore tra luce e oscurità. Cerco di guidare il lettore negli abissi dell’animo, dove il dolore non è solo sofferenza, ma chiave per accedere ad una verità più autentica. Ogni poesia è una soglia che spalanca il silenzio dell’essere, mostrando come la fragilità non è debolezza, bensì potenza trasformativa. L’esistenza appare come un ciclo di cadute e risalite, in cui la rinascita è possibile solo attraverso l’accettazione del vuoto. Il messaggio centrale è che l’uomo, per ritrovarsi, deve prima perdersi. Nell’oscurità si cela il seme della consapevolezza, nella solitudine la voce dell’identità. ABYSSUM cerca di insegnare che la sofferenza non annienta, ma scolpisce. L’essere umano è chiamato a scendere dentro di sé per comprendere il senso del vivere. Solo nell’abisso può rinascere la luce più autentica.

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Data:

26 Aprile 2025

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