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Libia, conferenza rinviata

Libia, conferenza rinviata

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L’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé, ha annunciato il rinvio della conferenza nazionale libica in programma dal 14 al 16 aprile a Ghadames. Il diplomatico libanese ha motivato il rinvio con i combattimenti che da giovedì scorso hanno interessato la zona a sud di Tripoli a seguito dell’offensiva lanciata contro la capitale dalle forze del generale Khalifa Haftar.

Salamé ha sottolineato di essere “più che mai determinato a tenere la conferenza appena possibile”. Ma “non possiamo permetterci di rovinare questa storica opportunità” e nello stesso tempo “non possiamo chiedere agli invitati di partecipare alla conferenza mentre l’artiglieria spara e vengono effettuati raid” ha proseguito il diplomatico, secondo il quale al momento non è possibile garantire le condizioni di sicurezza “di tutti coloro che hanno accolto l’invito”.

Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è tornato a chiedere la “fine immediata” delle operazioni militari. Secondo quanto si legge in una nota del portavoce, Stephane Dujarric, Guterres ha esortato ad una de-escalation per “prevenire una guerra totale” tra le forze del generale Haftar e quelle del consiglio presidenziale di Tripoli. Il numero uno del Palazzo di Vetro – che proprio la settimana scorsa era stato in missione in Libia, prima da Serraj e poi da Haftar a Bengasi – ha ribadito che “non c’è una soluzione militare al conflitto” e ha rivolto un appello a “tutte le parti perché si impegnino a un dialogo immediato per raggiungere una soluzione politica”.

Anche l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, fa appello alle forze che sostengono il governo di concordia nazionale di Tripoli e a quelle capeggiate dal generale a “evitare ulteriori violenze” nel Paese. L’attacco contro l’aeroporto di Mitiga, a Tripoli, ha ricordato come sia un “imperativo che tutte le parti rispettino il diritto umanitario internazionale e adottino tutte le misure possibili per proteggere i civili e le infrastrutture civili, scuole, carceri e ospedali compresi”. Bachelet ha chiesto in particolare protezione per i civili “vulnerabili, compresi rifugiati e migranti, molti dei quali sono già trattenuti in condizioni orribili”.

AMBASCIATORE – La comunità internazionale “ha lasciato il popolo libico da solo”: è questa la denuncia che arriva all’AdnKronos dall’Ambasciatore libico a Roma, Omar Taruni, secondo cui “solo dopo cinque giorni di guerra qualche Paese ha cominciato a dire apertamente al generale Khalifa Haftar di fermare le operazioni militari”.

“Non ci aspettavamo questo silenzio – fanno eco fonti del governo di accordo nazionale – La comunità internazionale si deve assumere le sue responsabilità e dire alle parti in lotta che devono proteggere la popolazione civile”.

GLI SCONTRI – Lunedì le forze guidate da Haftar hanno bombardato l’aeroporto di Mitiga, l’unico funzionante del Paese. Un attacco più che altro dimostrativo, che mirava a creare confusione, ma in un certo senso “anche a inviare un messaggio alla milizia salafita Kara, schierata a presidio della struttura, che Haftar sperava avrebbe saltato il fosso”, hanno sottolineato fonti libiche.

Intanto, il premier Giuseppe Conte ha avuto un colloquio telefonico con Serraj: a quanto apprende l’Adnkronos, hanno discusso della situazione e il premier ha ribadito il no alla violenza e ha fatto appello alla fine del conflitto e alla ripresa del dialogo politico tra le parti per arrivare alla stabilizzazione del Paese.

Trump minaccia dazi all’Ue

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L’amministrazione Trump è pronta ad imporre nuovi dazi su alcuni prodotti dell’Unione Europea in risposta alle continue sovvenzioni europee ad Airbus che, secondo una dichiarazione dell’ufficio del rappresentante Usa al commercio, hanno causato “ripetutamente un impatto negativo nei confronti degli Usa”.

La saga lunga 15 anni tra Stati Uniti e Unione Europea sulle reciproche rivendicazioni di aiuti illegali ai loro principali costruttori di aeromobili, Boeing e Airbus, si è conclusa il mese scorso presso l’Omc, quando l’Organizzazione mondiale del commercio ha stabilito che gli Stati Uniti non sono riusciti a fermare alcune sovvenzioni per Boeing. In precedenza l’Omc aveva dichiarato illegittime le sovvenzioni europee per Airbus e nel maggio 2018 aveva rilevato che l’Ue non aveva ritirato il proprio sostegno alla società olandese.

Le questioni finali sul valore del danno sono ancora in arbitrato, ma il rappresentante Usa al commercio stima che il danno derivante dalle sovvenzioni dell’Ue sia di 11 miliardi di dollari all’anno. “L’amministrazione si sta preparando a rispondere immediatamente quando l’Omc rilascerà le sue conclusioni sul valore delle contromisure statunitensi”, ha dichiarato Robert Lighthizer.

La mossa indica che gli Stati Uniti potrebbero prepararsi a una rappresaglia piuttosto che a una soluzione diplomatica. Le nuove tariffe potrebbero colpire esattamente 11 miliardi di dollari di beni europei importati negli Usa. L’elenco degli articoli spazia dagli elicotteri, ai tessuti, vini e prodotti alimentari, compresi il formaggio roquefort e l’olio d’oliva. Dazi che si aggiungeranno a quelli già imposti sull’acciaio e sull’alluminio.

Brexit, prove di accordo

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A Londra verrà probabilmente offerto un lungo rinvio della Brexit fino al 31 dicembre. E’ quanto scrive il ’Guardian’, citando documenti riservati Ue. Secondo il quotidiano britannico, il capo negoziatore Michel Barnier non è riuscito a convincere i ministri degli Esteri dell’Unione europea, riuniti in Lussemburgo, del fatto che la premier Theresa May sia in grado di uscire dall’impasse che si è creata a Westminster.

Barnier avrebbe chiesto ai ministri Ue di concedere al Regno Unito una proroga fino al 30 giugno, come richiesto dalla May, esercitando così una pressione sulla Camera dei Comuni, affinché approvi l’accordo negoziato dalla premier. L’orientamento generale sembra però quello di accordare a Londra un rinvio più lungo, di circa nove mesi.

Secondo i documenti visionati dal ’Guardian’, vi sarebbe poi un fronte di Paesi – in particolare Francia, Spagna, Grecia, Austria e Slovenia – scettici sull’ipotesi di un lungo rinvio della Brexit. Secondo questi Paesi c’è il rischio che il Regno Unito, se costretto a rimanere all’interno della Ue, potrebbe mettere in atto comportamenti ostruzionistici, compromettendo il regolare funzionamento delle istituzioni europee.

Intanto la Camera dei comuni britannica ha votato lunedì sera, con 390 voti a favore e 81 contrari, una mozione che obbliga il governo May a chiedere un rinvio se non ci sarà un accordo entro la data fissata del 12 aprile. Viene così esclusa la possibilità di un’uscita del Regno Unito dalla Ue senza accordo.

Intanto, la premier ha incontrato a Berlino dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Smentita però l’ipotesi, formulata dal ’Guardian’, che la cancelliera sia disposta a riaprire l’accordo negoziato tra Regno Unito e Ue: “Queste notizie sono senza fondamento. L’accordo di recesso rimane valido” ha spiegato un portavoce tedesco.

Khashoggi, Usa vietano ingresso a 16 sauditi

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Il dipartimento di Stato americano vieta l’ingresso nel territorio degli Stati Uniti a 16 sauditi legati all’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, assassinato il 2 ottobre scorso all’interno del consolato saudita a Istanbul. Tra gli individui colpiti dalla misura Saud al-Qahtani, ex consigliere del principe ereditario Mohammed bin Salman, considerato come il mandante dell’omicidio, e Maher Mutreb, che si ritiene fosse a capo del team composto di 15 persone che uccise il giornalista e ne fece poi a pezzi il corpo.

Tutti e 16 ed i loro famigliari non possono entrare negli Stati Uniti a causa di “informazioni credibili secondo cui sono coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani”, si legge nella nota del dipartimento di Stato.

Dieselgate, Fca patteggia in Usa: pagherà 110 mln

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Fca patteggia e si impegna a pagare 110 milioni di dollari per risolvere una disputa con gli azionisti che avevano fatto causa al gruppo, accusandolo di avere fuorviato gli investitori americani sulle emissioni diesel in eccesso e, conseguentemente, di non avere rispettato leggi finanziarie federali. Il patteggiamento deve essere prima approvato da un giudice federale.

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9 Aprile 2019