Telefonata Conte-Trump
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha avuto oggi una conversazione telefonica con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Tema principale del colloquio la situazione in Libia, con la condivisa preoccupazione per l’escalation sul terreno e per i rischi di una crisi umanitaria. Conte e Trump hanno pertanto concordato – si legge in una nota di palazzo Chigi – circa l’opportunità di mantenere un filo diretto per individuare una soluzione sostenibile, attraverso nuovi contatti sin dai prossimi giorni.
Nel corso della telefonata Conte ha inoltre informato Trump sull’esito della missione del suo consigliere diplomatico in Venezuela, concordando circa l’urgenza di indire elezioni presidenziali nel Paese attraverso un effettivo processo democratico.
Sicurezza, ecco la direttiva di Salvini
Sollecitare interventi dei prefetti, analoghi a quelli già adottati a Bologna e Firenze, per contrastare più efficacemente il degrado urbano. L’obiettivo è rafforzare la sicurezza delle città affiancando un nuovo strumento operativo a quelli già introdotti dal decreto sicurezza. E’ quanto prevede la direttiva che il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha inviato a tutti i prefetti d’Italia, invitandoli a “convocare specifiche riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel cui ambito dovrà essere avviata una previa disamina delle eventuali esigenze di tutela rafforzata di taluni luoghi del contesto urbano”.
“All’esito di tale approfondita analisi – si legge nella direttiva – che dovrà essere condotta con la massima celerità, il comitato potrà fornire il supporto necessario a declinare una complessiva strategia di intervento che contempli anche il ricorso al potere straordinario di ordinanza, di durata temporalmente limitata, qualora l’iniziativa non sia differibile all’esercizio degli strumenti ordinari se non incorrendo in quel danno incombente che si intende scongiurare con la sollecita adozione dell’atto”.
“Appare superfluo sottolineare l’importanza di questa azione – prosegue la direttiva – che deve essere ispirata ai canoni della più ampia condivisione, con il coinvolgimento, dove la situazione lo richieda, di tutte le componenti, pubbliche o private, di volta in volta interessate, se del caso mediante specifiche sedute del Comitato metropolitano. Le risultanze dell’attività svolta dovranno essere tempestivamente comunicate all’Ufficio di Gabinetto, segnalando mediante una articolata relazione gli eventuali provvedimenti adottati. A partire dal prossimo 31 maggio, dovranno inoltre pervenire, con cadenza trimestrale, puntuali report sul monitoraggio condotto in relazione alle ricadute delle ordinanze adottate”.
“L’esperienza nei territori ha evidenziato l’esigenza di intervenire con mezzi ulteriori ogni qual volta emerga la necessità di un’azione di sistematico ’disturbo’ di talune condotte delittuose che destano nella popolazione un crescente allarme sociale – si legge ancora nella direttiva – A tale ultimo riguardo, uno dei temi di principale attenzione è quello delle cosiddette ’piazze dello spaccio’, il cui effettivo smantellamento presuppone l’inibizione alle aree maggiormente interessate dalla perpetrazione di tali illeciti”.
“L’obiettivo di salvaguardare, consolidandoli, i risultati raggiunti grazie alle nuove linee di intervento e strategie operative promosse negli ultimi mesi e realizzate anche attraverso una sempre più incisiva azione da parte delle Forze di polizia si impone all’attenzione dei custodi della sicurezza come improcrastinabile, al punto che, laddove non sia già stato perseguito utilizzando le possibilità offerte dal suddetto ’pacchetto’ normativo, ben può giustificare il ricorso ai poteri di ordinanza, funzionali a potenziare l’azione di contrasto al radicamento di fenomenologie di illegalità e di degrado che attentano alla piena e civile fruibilità di specifici contesti cittadini”, prosegue il ministro nella direttiva.
“Tali strumenti di natura straordinaria, contingibile ed urgente, si pongono nel catalogo degli interventi astrattamente possibili per il conseguimento delle finalità indicate come un prezioso ausilio alle politiche locali in atto – sottolinea la direttiva – A tal fine, è stato localmente sperimentato con successo il ricorso a provvedimenti prefettizi che vietano lo stazionamento a persone dedite ad attività illegali, disponendone l’allontanamento, nelle aree urbane caratterizzate da una elevata densità abitativa e sensibili flussi turistici, oppure che si caratterizzano per l’esistenza di una pluralità di istituti scolastici e universitari, complessi monumentali e culturali, aree verdi ed esercizi ricettivi e commerciali”. “Si tratta di ordinanze, in funzione antidegrado e contro le illegalità”, adottate dai Prefetti che “intervengono per rimuovere una oggettiva criticità, concretamente manifestatasi, per il tempo ritenuto strettamente necessario alle esigenze rilevate”.
ANCI A SALVINI: SINDACI NON HANNO BISOGNO DI ESSERE COMMISSARIATI – “I sindaci non sono distratti, affatto. Ed è curioso che il ministro Salvini, che in base all’accordo sottoscritto tra governo ed enti locali sulle linee guida in materia di sicurezza urbana, avrebbe dovuto affrontare il tema in conferenza Stato Città, a quel tavolo di confronto non si faccia vedere, e nel frattempo non perda occasione per far polemica con noi” dichiara Antonio Decaro, presidente Anci e sindaco di Bari. “Vorrei – aggiunge – che il ministro considerasse i sindaci degli alleati, con i quali confrontarsi per arricchire il patrimonio di informazioni e di esperienze da cui dipendono le politiche di sicurezza urbana. Se ci avesse chiamati per affrontare seriamente il problema del degrado urbano nelle città gli avremmo detto che varare zone rosse non risolve il problema, lo sposta altrove. Noi sindaci amministriamo ogni giorno, tra mille difficoltà e non abbiamo bisogno di essere commissariati da nessuno”. “E non siamo distratti – continua – Quello distratto sembra piuttosto il ministro, visto che sembra aver dimenticato che i prefetti hanno competenza esclusiva su ordine pubblico e sicurezza, e per occuparsi di questi temi non hanno bisogno di nessuna circolare ministeriale né di commissariare nessuno”.
Da fonti del Viminale si apprende che “la circolare sulle zone rosse richiama il potere di ordinanza del prefetto già previsto dal Tulps (testo unico legge di pubblica sicurezza). L’esercizio di tale potere si affianca a quelli riconosciuti al sindaco in tema di contrasto al degrado urbano e alla illegalità diffusa. In tale direzione costituisce uno strumento operativo da adottare in via straordinaria per un immediato impatto su specifiche aree cittadine, fatte salve tutte le iniziative che intendano assumere i primi cittadini”. “Sorprende che alcuni sindaci di centrosinistra fingano di non saperlo, sfruttando l’occasione per alimentare una polemica col ministro dell’Interno – si apprende ancora da fonti del Viminale – Non solo. Ordinanze di questo tipo erano già state ufficializzate a Bologna e Firenze: i sindaci interessati le avevano condivise, compreso Nardella che aveva espresso soddisfazione nei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza”.
L’Iva accende la tensione
Iva, aumenti e soluzioni – ma anche tensioni – sul tavolo del governo. “La legislazione vigente in materia fiscale è confermata in attesa di definire nei prossimi mesi misure alternative”. Così il ministro dell’Economia Giovanni Tria, in audizione sul Documento di Economia e Finanza in commissione Bilancio al Senato, aggiungendo che “lo scenario tendenziale del Def incorpora i rialzi dell’Iva e delle accise“. Poi a ’Porta a Porta’ dice che “l’obiettivo sarà di evitare l’aumento dell’Iva, proseguire la riforma fiscale anche dell’Irpef”, nelle compatibilità degli obiettivi di finanza pubblica del Def, spiegando che per i target dei conti si possono anche prendere tagli di spesa. Ad ogni modo, ribadisce, “si possono trovare i soldi ma sono allocati, la decisione di dove toglierli e dove metterli è politica”.
Parla di un “fraintendimento” il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia in riferimento a quanto attribuito a Tria all’uscita dalla Conferenza Stato-Regioni, convocata al palazzo della Stamperia sul Def. “Si tratta di un Def prudenziale – spiega Garavaglia – che rispetta un canone di prudenza e che parte piano per avere successivamente un margine. Tria ha ribadito stamani che l’Iva non aumenta, su questo punto è stato frainteso: sulla sterilizzazione delle clausole, nessuna novità rispetto ai governi precedenti che hanno sempre messo nel Def l’aumento dell’Iva per poi toglierlo nella nota di aggiornamento”.
’’Il governo è compatto e la sterilizzazione dell’Iva è un punto fondamentale” afferma il viceministro dell’Economia, Laura Castelli, intervenendo a SkyTg24 economia. ’’Pregherei di tutti di lavorare insieme al governo per trovare delle soluzioni’’ che non facciano aumentare l’Iva e ’’non mettere paura e agitazione nelle persone. La prossima manovra sicuramente vedrà la sterilizzazione dell’Iva’’. Il titolare del dicastero di via XX settembre, sottolinea Castelli, ’’dice la verità’’: nella parte numerica del Def non trovate la sterilizzazione dell’Iva’’ perché ’’tutti i governi si prendono tutto anno per fare i giusti e corretti lavori’’.
A stretto giro interviene il vicepremier Luigi Di Maio: “Con questo governo non ci sarà nessun aumento dell’Iva, deve essere chiaro. Finché il M5S sarà al governo non ci sarà nessun aumento dell’Iva, al contrario. l’obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese. Serve la volontà politica. Noi ce l’abbiamo. Mi auguro ce l’abbiano anche gli altri. Fermo restando che ci sono già soluzioni sul tavolo volte ad evitare un aumento”.
Dove trovare i soldi per disinnescare le clausole Iva? Per l’altro vicepremier Matteo Salvini, “abbiamo le idee chiare in materia” ma “prima facciamo” le cose “e poi le diciamo”. Tria, ha spiegato il ministro dell’Interno, “è prudente, perché un ministro dell’Economia deve essere prudente”.
Ad ogni modo, di valutazioni su “misure alternative” contro il rialzo dell’Iva ha parlato anche lo stesso ministro dell’Economia, rispondendo alle domande sul Def. Di certo, ha scandito Tria, “tutto quello che faremo dovrà rispettare le compatibilità con la politica di bilancio”. Sui diversi progetti di flat tax o rimodulazioni Iva “circolano stime fatte un anno fa”, ha rilevato, aggiungendo che “si possono fare stime di ogni tipo di vari disegni possibili di modifica delle aliquote Irpef più o meno avanzate con una certa progressione, è ovvio che al Mef le stime sulle possibili misure sono fatte in continuità”.
“E’ legittimo che nel Paese si discuta di possibili riforme in una direzione o nell’altra”, poi le decisioni saranno frutto del “dibattito politico” e le misure alternative “non si possono adottare oggi” ha detto Tria dopo una domanda sul tema delle proposte di introduzione della flat tax o di rimodulazione dell’Iva.
“Il governo conferma l’aumento dell’Iva e delle accise” scrive Silvio Berlusconi sulla sua pagina Facebook. “È una notizia terribile. Questa decisione colpirà indiscriminatamente le famiglie e ridurrà ulteriormente i consumi. Accade oggi l’esatto contrario di quanto ci aveva chiesto la maggioranza degli italiani alle elezioni di un anno fa votando il programma del centrodestra”.
Esecutivo al lavoro, dunque. “Il governo non ha peccato di ottimismo” nella stima sul pil 2018, rivista di recente ampiamente al ribasso, ha detto ancora il ministro dell’Economia. Tale revisione, ha aggiunto, “è stata ampiamente coerente con la situazione generale”. Ad ogni modo, “le riforme sono la via maestra per la crescita dell’economia” e “l’aggiustamento di bilancio per consentire il raggiungimento degli obiettivi di bilancio del Def nel triennio 2020-22 è significativo”.
RIFORME – Inoltre, ha detto il ministro, per la fiducia degli investitori “saranno importanti i piani del governo e l’incisività delle riforme, ma anche gli orientamenti del Parlamento sulla politica di bilancio”. Ecco perché “ci auguriamo di rivedere al ribasso la spesa per gli interessi” ha auspicato Tria, osservando che “il livello dei rendimenti sui titoli di Stato italiani è ancora troppo alto alla luce dei fondamentali della nostra economia”.
FLAT TAX – Per quanto riguarda alcune delle novità attese in materia fiscale, “la legge di Bilancio per il prossimo anno continuerà il processo di riforma dell’imposta sui redditi, la cosiddetta flat tax, e di generale sistemazione del sistema fiscale per alleggerire il carico sui ceti medi”.
REDDITO – Inoltre, gli effetti del reddito di cittadinanza e dello schema ’quota 100’ contribuiscono a sostenere i consumi delle famiglie e la crescita “già nel 2019”.
CRESCITA – Al momento, “le tendenze dei primi due mesi mostrano dati incoraggianti” ha detto Tria. “La produzione industriale – ha spiegato – ha invertito il trend negativo e ha segnato sue incrementi rilevanti a gennaio e febbraio con un indice destagionalizzato superiore all’1,3% al livello medio precedente; segnali positivi arrivano anche dall’indice del terziario. Tutti elementi che lasciano ritenere che la previsione di crescita per il 2019 sia equilibrata e la conferma in tal senso è arrivata dall’Ufficio parlamentare di Bilancio che ha validato il quadro programmatico”. Le nostre stime sono quindi “coerenti”.
DEBITO – “Nel Def delineiamo un percorso che comporta la piena sostenibilità del debito”, ha detto il ministro, non siamo davanti a variabili che indicano un andamento con “una crescita esplosiva” ma che “indicano una sua riduzione”.
SBLOCCA CANTIERI – Sul dl Crescita e Sblocca-cantieri “si stanno chiudendo tutte le bollinature” ha aggiunto Tria, per il quale – in tema di privatizzazioni – “valutiamo di mettere sul mercato parti di quanto detenuto dallo Stato senza mettere in discussione il controllo delle partecipate del settore pubblico, si stanno vedendo le possibilità”. Ma “non mi pare il caso di anticipare nulla per evitare turbative di mercato”.
TRASPORTO PUBBLICO – “Sul trasporto pubblico locale bisognerà fare qualche intervento in sede di assestamento di bilancio, sono necessari circa 300 milioni” ha detto il ministro. Quanto alle risorse, ha osservato, “anche se lo spread non è diminuito come sarebbe stato auspicabile, prevediamo che possano esserci alcuni risparmi da pagamento degli interessi sul debito rispetto alle stime di bilancio, oltre ad altri risparmi: penso che si potrà intervenire”.
Zingaretti nomina i vicesegretari
“Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha indicato oggi Andrea Orlando e Paola De Micheli vicesegretari del Pd. Andrea Orlando sarà il vicesegretario vicario”. Si legge in una nota del Pd. “La nomina sarà poi messa al voto nella prima assemblea utile del partito. Dopo l’elezione del Presidente e del Tesoriere, la chiusura delle liste per le europee e il confronto nei gruppi parlamentari, si allarga il gruppo dirigente del Pd. La segreteria nazionale sarà formata nei prossimi giorni e verranno ufficializzati anche i responsabili dei Forum tematici del partito”.
Redditi, chi è sul podio
Guida il governo ma non la classifica dei redditi del governo. Giuseppe Conte, che nel 2018 ha denunciato un imponibile 370.314, cede il primo posto a Giulia Bongiorno, avvocato e ministra della P.a., che dichiara un imponibile di 2 milioni 833.488 e la proprietà di diversi immobili tra Roma e Palermo. Tra i due vicepremier Luigi Di Maio ha registrato un imponibile di 98.471 euro, la proprietà di una Mini Cooper di 25 anni fa e il 50% della proprietà della Ardima s.r.l, la ditta della famiglia. Matteo Salvini 102.412 euro del reddito che gli è derivato dal mandato di europarlamentare, oltre a 13.228 euro per altre attività. Salvini dichiara inoltre la proprietà di un fabbricato a Milano, 3.550 azioni della A2a, 250 dell’Acea, 392 dell’Enel e una partecipazione nella BG selection, Sicav di diritto lussemburghese. Spulciando ancora tra i redditi il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli dichiara 212.000 euro. E ancora il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi (poco meno di 170.000), il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che ne denuncia 159mila.
La ’classifica’ vede poi la ministra della Salute Giulia Grillo con 125.000 euro e spiccioli, l’ex titolare delle Politiche Europee Paolo Savona che ne ha denunciati 115.000; Lorenzo Fontana che ha dichiarato 102.000 di reddito da europarlamentare. C’è un gruppo che denuncia 95.000 euro, di cui fanno parte la ministra per le Regioni Erika Stefani, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, quello dell’Agricoltura Gianmarco Centinaio, quello delle Infrastrutture Toninelli e la titolare del dicastero per il Sud Barbara Lezzi. Duemila euro più in basso c’è il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, che precede il titolare del Mef Giovanni Tria che ne denuncia 88mila euro, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti (67.000 euro). Ultima in classifica la ministra della Difesa Elisabetta Trenta con un imponibile 2017, di 42.670 euro.
Tra le curiosità, il parco auto dei leader. Dalla ’Jaguar’ XJ6 targata ’96 del premier Giuseppe Conte alla ’Bentley’ del tesoriere di Fi Alfredo Messina, alle ’Mini Cooper’ del leader politico Cinque stelle Luigi Di Maio (modello risalente al ’93) e di Giorgia Meloni (la sua è del 2015). Sfogliando le ultime dichiarazioni dei redditi 2018 dei leader, pubblicate on line su Parlamento.it, si scopre un ’parco auto’ dei leader molto variegato, che punta soprattutto sul vintage. Mentre il ’custode’ delle casse azzurre, il senatore Messina, risulta proprietario di una ’Bentley Continental Gt’ da 575 cavalli del 2012 e ha nel suo portafoglio anche una Bmw 530 del 2017 e una Fiat 500 del 2008, il suo collega Niccolò Ghedini, fedelissimo di Silvio Berlusconi e suo legale di fiducia, preferisce invece le macchine tedesche: ha una ’Audi A8’.
Messina, ex storico manager del gruppo Mediaset, è titolare anche di un ricco pacchetto azionario: 478mila azioni della Banca Mediolanum spa Basiglio (Mi); 1 milione 343mila 495 azioni di ’Molmed spa’ (Mi); 6mila 500 ’Generali Assicurazioni spa’; 121mila azioni Intesa San Paolo e 41mila 330 di titoli Unicredit. Messina è attualmente consigliere sia della Banca Mediolanum spa di Basiglio che della ’Molmed spa’. La ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno dichiara la proprietà di una Smart e di un’Audi A2.
Addio a Bordin, voce storica di Radio Radicale
E’ morto Massimo Bordin, storica voce di Radio Radicale. L’annuncio in diretta. Bordin è stato per anni conduttore della rassegna stampa mattutina dell’emittente. Aveva 67 anni.
“Massimo era la voce più importante di Radio Radicale. E’ difficile dire quanto mancherà alla radio, quanto mancherà la sua rassegna. Massimo era Radio Radicale e per noi è una perdita incolmabile. Non ci sono parole” dice all’Adnkronos Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale. Una scomparsa che arriva in un momento difficilissimo per la radio che rischia la chiusura per i tagli decisi dal governo. Ma, per oggi, la vicenda viene messa da parte dai colleghi di Bordin. “No – spiega Falconio – oggi di questo non vogliamo parlare”.
Parole d’elogio per la rassegna stampa di Massimo Bordin sono state spese, non molto tempo fa, anche dal premier Giuseppe Conte. In occasione della conferenza stampa di fine anno dello scorso 28 dicembre, rispondendo a una domanda posta proprio da un giornalista di Radio Radicale sugli interventi del governo in materia di editoria, il presidente del Consiglio ha rivelato di essere stato un assiduo ascoltatore della rassegna di Bordin. “Da quando ricopro questo incarico non riesco a farlo perché ho dei ritmi un po’ diversi, però ero tra coloro che la mattina indulgevano volentieri a seguire la vostra articolata, dettagliata ed efficace rassegna stampa…”, ha detto Conte in quell’occasione.
Rita Bernardini, commossa, trova a stento le parole per ricordare Bordin: “Massimo ha onorato il giornalismo, lui è stato ’la’ voce di Radio Radicale. Pur nel massimo riserbo, ha voluto lottare fino all’ultimo – ricorda l’ex deputata, membro della presidenza del Partito Radicale, con l’Adnkronos – Ricordo le sue ultime due rassegne stampa, era molto molto affaticato e tutti siamo rimasti sbalorditi quando le ha concluse con molto anticipo”. Bernardini, in un momento difficile come quello che sta attraversando Radio Radicale, invita a riascoltare le parole di Bordin: “Del suo intervento straordinario, fatto recentissimamente e con una forza incredibile al Congresso del Partito Radicale, mi è rimasto impresso un passaggio. Quando, rivolgendosi al governo, a Di Maio e al M5s, disse ’voi avete paura di far sentire la voce di quello che succede dentro il Parlamento, temete di far sentire anche la voce del Parlamento, anche quella del M5S’”.
Bordin “era l’immagine della radio. La sua rassegna stampa era il marchio di fabbrica di un modo di vivere che lui aveva incarnato al meglio – le parole all’Adnkronos dell’esponente radicale Maurizio Turco – Il lungo rapporto con Marco Pannella sta lì a significare proprio questo. Un rapporto sempre leale, corretto, rispondente alla sua personalità, che è quello che viene richiesto a un radicale: ovvero essere se stesso. E lui lo è stato fino in fondo. Fino all’ultimo ha voluto fare la sua rassegna stampa”. “Con Massimo ci si conosceva da tanti anni, il dolore è forte. E’ scomparsa una persona di casa, di famiglia”, aggiunge Turco.
“Massimo Bordin era la voce di Radio Radicale, familiare a tutti noi e a tanti ascoltatori che lo seguivano ogni mattina con la sua imperdibile rassegna stampa e che lo hanno seguito negli speciali sulla giustizia, nelle corrispondenze da vari Paesi del mondo. La sua scomparsa ci ricorda cosa Radio Radicale abbia rappresentato e rappresenti per l’intera informazione politica” dice Emma Bonino, senatrice di +Europa e storica leader del Partito Radicale, ricordando in aula a palazzo Madama il giornalista ed ex direttore dell’emittente di Torre Argentina. “A Massimo va il ricordo grato di tutti noi. A noi resta il rimpianto per la sua malattia e la sua morte. Trasmettiamo il nostro cordoglio ai famigliari e alla redazione della radio”.
Unanime il cordoglio. “Alla famiglia dell’ex direttore di Radio Radicale Massimo Bordin, ai colleghi ed amici esprimo il mio sincero cordoglio per la sua scomparsa. Il giornalismo italiano perde uno fra i suoi più importanti protagonisti, un professionista serio e preparato” scrive su Twitter il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi.
Duro l’intervento di Vittorio Sgarbi, deputato del gruppo Misto in aula alla Camera, nel corso della breve commemorazione seguita alla notizia della morte di Bordin: “Faccio un po’ fatica ad ascoltare le parole del capogruppo del M5S, che ha dichiarato, attraverso il sottosegretario Crimi e il ministro Di Maio, ’la nostra posizione è molto chiara: l’intenzione del governo, mia e del ministro dello Sviluppo economico, è di non rinnovare la convenzione con Radio Radicale’. Per cui adesso si vergognino di piangere verso colui che lavorava alla radio che vogliono chiudere”. “C’è un limite all’indecenza. Piangono Bordin ma chiudono Radio Radicale. Allora: o la riaprono e rinnegano le stupidaggini di Crimi e Di Maio; oppure non ha senso il loro pianto, verso uno che hanno umiliato. Tutto questo mentre ogni parlamentare del movimento versa ogni mese 300 euro alla piattaforma Rousseau. Soldi di Stato che vengono dati a un privato. E’ una cosa che indigna, la scelta di Crimi e Di Maio è indegna”, conclude Sgarbi.