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Guerra alla cannabis

Guerra alla cannabis

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Tre negozi chiusi e una direttiva del Viminale contro i negozi che vendono cannabis light. Matteo Salvini dichiara guerra ai punti vendita di derivati delal canapa annunciando al contempo che sono già scattati i sigilli per tre market in provincia di Macerata “che vendono droga”. “Da oggi si comincia una guerra” ha detto Salvini nel corso di un comizio a Pesaro. “Meglio farsi la mattina un uovo sbattuto che non una canna”, aggiunge il ministro dell’Interno.

Un’operazione, con la quale, la provincia marchigiana non ha più attività di questo tipo. “Complimenti al questore e alla magistratura: lo Stato dimostra di non essere complice di chi vende prodotti che fanno il male dei nostri figli” ha detto il vicepremier, per poi aggiungere: “Sono sicuro che il ’modello Macerata’ può essere replicato con successo in tutta Italia. Inoltre, ha fatto sapere Salvini, a Torino è stato annullato il Festival della Canapa, previsto dal 17 al 19 maggio.

In mattinata, rivolgendosi all’altro vicepremier, Salvini ha detto che “combattere la droga significa anche combattere la mafia, come dimostrano gli arresti delle ultime ore contro il clan Casamonica. Mi aspetto che il senatore dei 5 Stelle Mantero ritiri la proposta sulla droga libera. Non è nel contratto di governo e non voglio lo Stato spacciatore”.

Quindi ha rincarato la dose: “La droga fa male, se bisogna legalizzare o liberalizzare qualcosa, parliamo invece della prostituzione, visto che far l’amore fa bene sempre e farlo in maniera protetta e controllata medicalmente e sanitariamente” ha sottolineato Salvini.

Ma la replica di Di Maio non è tardata ad arrivare: “La lotta alla droga è come la pace nel mondo: la vogliamo tutti. Io non vedo perché si debbano creare tensioni nel governo per una cosa che noi sosteniamo – ha detto Di Maio -. Il ministro Salvini vuole chiudere i negozi irregolari che vendono queste sostanze? Ben venga, perché se sono irregolari non possono restare aperti. Il tema è che oltre a fare questo lo pregherei anche di chiudere le piazze di spaccio della Camorra e della mafia, perché quando ci sono piazze di spaccio poi ci vanno di mezzo bimbe di tre anni come accaduto a Napoli”.

E ancora: “Mi auguro che questo tema non sia il solito ’tema di distrazione di massa’ che” Matteo Salvini “vuole usare per coprire il caso Siri. Perché far cadere il governo sulla lotta alla droga mi sembra un pretesto” ha detto Di Maio ospite di ’Dritto e rovescio’ su Retequattro’. ’’C’è un senatore che ha presentato una proposta sulla cannabis, ma non ci sono i numeri in Parlamento – ha assicurato il vicepremier – per approvarla, non sono nel contratto di governo questi temi. Andiamo avanti sulle cose che servono”.

Intanto, il premier Giuseppe Conte prova a gettare acqua sul fuoco sul nuovo terreno di scontro nella maggioranza gialloverde. La cannabis light, ha detto il premier, “non è all’ordine del giorno”.

“Aumento Iva si può evitare”

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“Pensiamo sia possibile sterilizzare l’aumento dell’Iva nel 2020”. Lo dice Massimo Bitonci, sottosegretario all’Economia, a margine degli Stati Generali dei commercialisti, in corso a Roma. “Il governo – dice – è al lavoro sulle entrate e sta facendo operazioni sulla tax expenditure e, attraverso detrazioni e lavorando sulle aliquote, si può arrivare a sterilizzare l’aumento dell’Iva” il prossimo anno. A contribuire a questa possibilità , aggiunge, ci “potrebbe essere un margine a fine anno” generato dal “contrasto all’evasione”, dai “risparmi derivati dal reddito di cittadinanza” e dalla “ripartenza dei consumi interni, che è un indice importante” .

“Solo nel primo trimestre – ricorda – si è registrato un miliardo in più di incasso Iva e questo ci fa ben sperare che, anche assieme a reddito di cittadinanza e quota 100, l’aumento dei consumi porti a maggiori incassi”, dice Bitonci.

“Stiamo elaborando modelli per introdurre la flat tax sui redditi medi, quelli più colpiti” dalle tasse. L’intenzione è anche quella di “introdurre il concetto di quoziente familiare: una famiglia deve avere un trattamento diverso da un single” dice Bitonci. Il governo reperirà le risorse “attraverso maggiori incassi dell’Iva e la lotta all’evasione”; così sarà possibile introdurre la flat tax sui redditi medi, mentre attraverso “un utilizzo della tax expediture” non verranno interessate “le fasce più basse di reddito”.

Salario minimo, la proposta Pd

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La proposta di legge del Pd sul salario minimo “è una proposta importante” ma da sola non basta “perché servirebbe voltare pagina sulle politiche del lavoro e sullo sviluppo, ci vorrebbe un cambio di passo del governo sulla crescita ma questo non è all’orizzonte”. Questa la riflessione di Nicola Zingaretti che oggi al Senato ha presentato la proposta di legge del Pd su giusta retribuzione, salario minimo e rappresentanza sindacalecon il capogruppo Andrea Marcucci e i senatori Edoardo Patriarca, Tommaso Nannicini, Mauro Laus e Annamaria Parente.

“Gli occupati a rischio povertà – dice Zingaretti – sono circa il 12% contro il 9 dell’area euro. Quindi parliamo di lavoro povero, con categorie particolarmente esposte come i giovani fino a 29 anni e tra questi soprattutto le donne. Parliamo di bassi livelli di retribuzione, lavoro irregolare, precarietà. E questa proposta di legge” elaborata dal gruppo Pd Senato, “è importante perché fa chiarezza ed è frutto dell’ascolto di sindacati e datori di lavoro”. E non solo. Si inserisce anche nelle contraddizioni della maggioranza. “Il salario minimo – denuncia Marcucci – è sparito dal calendario. Perché? Perché Lega e M5S sono divisi anche su questo”. Spiega Patriarca: “Andate a vedere gli emendamenti della Lega alla legge Catalfo. Sono emendamenti molto interessanti e tutti in linea con le nostre proposte. Anche su questo il governo è diviso”.

Cosa propone il Pd? Di legare la giusta retribuzione ai contratti collettivi di lavoro. Sono i contratti a stabilire il trattamento minimo tabellare e va applicato a tutti i lavoratori di tutti i settori. “E va previsto – spiega Nannicini – un salario minimo garantito laddove la coperta della contrattazione collettiva è troppo corta”. Per elaborare queste regole, il Pd propone di istituire una commissione ad hoc con le parti sociali. “Questa è una sfida anche alle parti sociali a scrivere insieme le regole in una sede unica”, aggiunge Nannicini.

“La nostra proposta – sottolinea il segretario Zingaretti – aggredisce finalmente questo grande tema del lavoro povero ma, come chiedono le associazioni sindacali, difende la contrattazione collettiva. Nel contratto collettivo c’è la parte economica ma poi ci sono anche altri diritti. Quindi è un modo per sottolineare come questo tema vada aggredito ma nel modo giusto”.

Aggiunge Marcucci: “Il governo e la maggioranza hanno dimenticato un tema che per noi è centrale: il lavoro. Il Pd non lo ha affatto dimenticato. Abbiamo lanciato il sasso nello stagno, subito a inizio legislatura, con proposta Laus su salario minimo e M5S è stato costretto a rincorrerci. Poi abbiamo fatto un lavoro ampio, confrontandoci con le parti sociali, e abbiamo elaborato questa proposta che è diventata quella di riferimento del Pd. Non si può parlare di lavoro, come fa Di Maio, facendo battute, non possiamo permettere a questi signori di prendere in giro gli italiani. Noi lavoriamo ad alternativa”.

“In Tg troppo spazio a Lega e governo”

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Una sovraesposizione della Lega da parte di Tg1, Tg2, Tg La7 e Sky Tg24 è il dato più rilevante del monitoraggio di Agcom sul rispetto della par condicio, per il periodo dal 22 aprile al 5 maggio, in vista delle elezioni Europee. Il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, “tenendo conto dell’approssimarsi del voto – si legge in una nota – ha analizzato la presenza e il peso delle forze politiche in competizione nel tempo a loro dedicato dai notiziari. Contestualmente ha analizzato la trattazione dei temi elettorali rispetto all’informazione politica più in generale e all’informazione istituzionale anche al fine di garantire il diritto del cittadino-elettore ad una corretta e completa informazione per la formazione dell’opinione ai fini delle scelte di voto. Sulla base di questi elementi di valutazione sono stati rilevati squilibri che hanno costituito oggetto di cinque provvedimenti di ordine”.

“In particolare, per quel che concerne la concessionaria pubblica -prosegue il testo – è stata rilevata una sovraesposizione della Lega anche rispetto al M5S, unitamente ad una presenza elevata del Governo, sui notiziari diffusi da Tg1 e Tg2 in particolare nelle edizioni principali e avuto riguardo non solo al tempo di parola, ma anche al tempo di notizia. Nei notiziari del Tg5 si registra nella settimana 29 aprile – 5 maggio una sovraesposizione di Fratelli d’Italia e più in generale, un’assenza delle nuove liste ammesse alla II fase. Per quel che concerne Tg La7, è stata rilevata una sovraesposizione della Lega e del Governo sia nel tempo di parola che di notizia. Infine, nei notiziari della testata Sky Tg24, si è registrata la perdurante sovraesposizione del Governo e della Lega sia nel tempo di parola che di notizia, una sovraesposizione nel tempo di parola del PD e una sotto-rappresentazione del tempo di parola di Forza Italia. Su loro richiesta, si precisa che le decisioni sono state assunte con il voto contrario dei Commissari Antonio Martusciello e Francesco Posteraro”.

L’Autorità ha poi rivolto “una pressante raccomandazione a tutte le emittenti affinché nei programmi di approfondimento (extra-tg) sia dato spazio ai temi afferenti le elezioni europee e le attività del Parlamento europeo, garantendo la parità di accesso alle forze politiche e favorendo l’esercizio del contradditorio, anche tra leader politici. Infine, per quel che riguarda i sondaggi, nel richiamare l’attenzione sull’imminente inizio del periodo di divieto sancito dall’art. 8 della legge 28/2000 (che scatterà dalla mezzanotte di domani), l’Autorità ha rivolto un ordine a tutti i mezzi di comunicazione di massa (editori radiotelevisivi, editori di giornali, blog, piattaforme e social network) ad adeguarsi a tale divieto, pena l’avvio di procedimenti sanzionatori per inottemperanza ai sensi dell’art. 1, comma 31, della legge n. 249/97”.

Corte Conti indaga su compenso Fazio

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(Veronica Marino) – La Corte dei Conti indaga sul compenso di Fabio Fazio per la conduzione e produzione di ’Che tempo che fa’. Sull’esposto fatto dall’esponente del Pd Michele Anzaldi in relazione al possibile danno erariale dovuto al compenso, “c’è una istruttoria in corso a cura della Procura Regionale per il Lazio della Corte dei Conti – spiega all’Adnkronos l’ufficio stampa della Corte dei Conti -. Ed ora l’inchiesta è nelle mani del vice procuratore generale Massimiliano Minerva il quale ha già chiesto la documentazione in materia alla Rai”.

Quanto all’esito dell’istruttoria, dice ancora l’ufficio stampa della Corte dei Conti, “sarà noto solo quando ci sarà l’eventuale atto di citazione nei confronti di chi ha procurato l’eventuale danno erariale. In ogni caso l’azione di responsabilità si prescrive in 5 anni, il cui decorso può essere interrotto una sola volta”. In sostanza ci sono altri tre anni per condurre in porto la vicenda visto che “l’istruttoria è stata aperta nel 2017”.

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10 Maggio 2019