Lascia Sarah Sanders, si allunga la lista degli ’ex fedeli’ a Trump
Con le dimissioni della portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, che lascerà il suo incarico a fine mese, arriva a 29 il numero dei collaboratori dell’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che si sono dimessi o sono stati licenziati da quando il tycoon è entrato in carica nel gennaio 2017.
Sanders è stata una delle più vicine e fidate collaboratrici di Trump fin dalla campagna elettorale. E a dare l’annuncio delle sue dimissioni è stato lo stesso presidente Usa su Twitter: “E’ una persona speciale con uno straordinario talento, che ha fatto un lavoro incredibile. Spero decida di candidarsi come governatore dell’Arkansas, sarebbe fantastico”, ha scritto.
Vediamo il lungo elenco di ’silurati’ e non della presidenza.
SALLY YATES – Il 30 gennaio 2017, appena insediato, Trump rimuove il ministro della Giustizia ad interim, Sally Yates a causa della sua opposizione alle sue politiche sull’immigrazione. L’ultima superstite dell’era Obama paga il mancato sostegno al Muslim Ban presidenziale.
MICHAEL FLYNN – Il 13 gennaio 2017 si dimette il Consigliere per la sicurezza nazionale, in carica solo da 23 giorni. Flynn paga il coinvolgimento nel Russiagate. A dicembre, Flynn verrà incriminato dal procuratore speciale Robert Mueller per aver reso “volontariamente e consapevolmente” delle “dichiarazioni false, fittizie e fraudolente” all’Fbi riguardanti le sue conversazioni con l’ex ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak.
KATIE WALSH – Il 30 marzo, dopo appena 70 giorni, il vice capo dello staff della Casa Bianca lascia per andare a lavorare per un gruppo di sostenitori del Partito Repubblicano, America First Policies.
JAMES COMEY – Il 9 maggio, improvvisamente, il presidente licenzia James Comey, direttore dell’Fbi. “Non stava facendo un buon lavoro. E’ molto semplice, non stava facendo un buon lavoro” dice Trump rispondendo alle domande sulla decisione.
MIKE DUBKE – Il 30 maggio esce di scena Mike Dubke, responsabile della Comunicazione della Casa Bianca. Il rapporto con il presidente non decolla e dopo 3 mesi arriva il passo indietro.
WALTER SHAUB – Il 6 luglio sbatte la porta Walter Shaub, numero 1 dell’Ufficio etico federale. Impossibile trovare un punto d’incontro con Trump.
MARK CORALLO – Il portavoce del team legale che rappresenta Trump per le vicende del Russiagate si dimette il 20 luglio. Lascia anche uno dei legali del team, Mark Kasowitz.
SEAN SPICER – Il presidente nomina Anthony Scaramucci – figura proveniente dal mondo finanziario e ritenuta vicina a Trump – nuovo responsabile della Comunicazione della Casa Bianca. Il portavoce Sean Spicer decide di abbandonare l’incarico il 21 luglio.
MICHAEL SHORT – Passano pochi giorni e svuota i cassetti anche l’assistente portavoce Michael Short, che il 25 luglio decide di anticipare i tempi rispetto al licenziamento annunciato da Scaramucci a ’Politico’.
REINCE PRIEBUS – Il 28 luglio finisce l’avventura di Reince Priebus, capo dello staff. Tra voci di dimissioni e spifferi sul licenziamento, Priebus nega che il presidente gli abbia chiesto di dimettersi dicendo: “sarò sempre un fan di Trump”. A prendere il suo posto l’ex generale John Kelly.
ANTHONY SCARAMUCCI – L’ex banchiere di Wall Street, noto anche come “il Mooch”, dura solo dieci giorni come direttore delle comunicazioni. Viene congedato dal nuovo capo dello staff della Casa Bianca, l’ex generale John F. Kelly. dopo una telefonata con un giornalista del New Yorker in cui insultava diversi collaboratori del presidente tra cui Reince Priebus, definito un “paranoico schizofrenico” e derideva l’allora consigliere presidenziale Steve Bannon.
STEVEN BANNON – Dal 18 agosto Steven Bannon non è più lo stratega della Casa Bianca. “Siamo grati del suo servizio e gli auguriamo il meglio” si legge nella dichiarazione dell’ufficio stampa della Casa Bianca. Dimissioni? Licenziamento? ’’Quando è stato licenziato non ha perso solo il lavoro. Ha perso la testa” ha twittato Trump a inizio anno, quando le anticipazioni del libro ’Fire and Fury’ hanno compromesso – forse definitivamente – i rapporti tra il presidente e il guru dell’alt-right.
TOM PRICE – Sotto accusa per l’uso di costosi jet privati per le missioni governative, il 29 settembre si dimette il ministro alla Sanità Tom Price.
DINA POWELL – L’8 dicembre se ne va Dina Powell, numero 2 del Consigliere alla sicurezza nazionale HR McMaster, di origine egiziana. La collaborazione con l’amministrazione Trump finisce senza scossoni e senza polemiche.
ROB PORTER- La prima uscita di scena del 2018 è quella del segretario dello staff della Casa Bianca, Rob Porter, il 7 febbraio. Si dimette dopo che emergono accuse di gravi maltrattamenti domestici da parte delle sue due ex mogli. A causa di questa vicenda, Porter non aveva la “clearance” necessaria per accedere alle informazioni riservate.
DAVID SORENSEN – Il 9 febbraio lo speech writer David Sorensen lascia l’incarico in seguito ad accuse di maltrattamenti da parte dell’ex moglie.
HOPE HICKS – Il 28 febbraio si dimette il direttore delle Comunicazioni della Casa Bianca, la 29enne Hope Hicks. Il giorno prima aveva ammesso davanti ai deputati della Commissione sul Russiagate di aver detto qualche bugia a fin di bene su Trump. Ex modella, fidanzata con Porter, la Hicks era considerata molto vicina al presidente, con cui aveva lavorato in precedenza.
GARY COHN – Il 6 marzo si dimette Gary Cohn, consigliere economico della Casa Bianca e direttore del Consiglio Economico Nazionale. Cohn è in disaccordo con i dazi su acciaio e alluminio annunciati da Trump.
JOHN MCENTEE – Il 12 marzo l’assistente personale di Trump perde il lavoro alla Casa Bianca dopo che un’indagine ha scoperto che era un giocatore d’azzardo abituale, cosa che rappresentava un rischio per la sicurezza. Tuttavia, McEntee, che era stato con Trump dalla sua campagna elettorale, è immediatamente assunto per la sua campagna di rielezione.
REX TILLERSON – Il 13 marzo, infine, il presidente destituisce il segretario di Stato Rex Tillerson. Al suo posto viene nominato il capo della Cia Mike Pompeo, che viene sostituito dalla sua numero due, Gina Haspel, che diventa così la “prima donna scelta” per guidare l’agenzia di intelligence.
HR MCMASTER – Dopo mesi di speculazioni, il 22 marzo Trump annuncia che sostituirà il suo consigliere per la sicurezza nazionale, con il quale si sarebbe scontrato ripetutamente. Al suo posto arriva l’ex ambasciatore Usa all’Onu, John Bolton.
DAVID SHULKIN – Il 28 marzo Trump silura il suo segretario per i reduci, David Shulkin, in una mossa che era attesa da settimane, in seguito polemiche di natura etica su viaggi pagati con fondi pubblici. Al suo posto propone il suo medico, l’ammiraglio Ronny Jackson.
SCOTT PRUITT – Il 5 luglio si dimette il capo della Environmental Protection Agency dopo una serie di scandali, che includevano, tra molti altri, presunti abusi dei fondi dei contribuenti.
NIKKI HALEY – Il 9 ottobre l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite afferma che lascerà il suo incarico alla fine dell’anno. Diplomatica qualificata, ragionevole e fortemente voluta, Haley a volt, andava oltre le politiche dichiarate del presidente, in particolare per quanto riguarda le sanzioni contro la Russia.
JEFF SESSIONS – Il procuratore generale si dimette il 7 novembre su richiesta di Trump. Tra i primi sostenitori del tycoon nel 2016, era nel mirino del presidente da mesi a causa della sua astensione alle indagini sul Russiagate.
JOHN KELLY – L’8 dicembre Trump annuncia che il capo dello staff della Casa Bianca lascerà il suo incarico entro la fine dell’anno. A settembre, nel libro del giornalista veterano del Washington Post, Bob Woodward, si leggeva che Kelly avrebbe definito Trump “un idiota” e la Casa Bianca ’Crazytown’, una gabbia di matti. Commenti subito smentiti, ma le voci sul fatto che il rapporto tra lui e il presidente fosse sofferente si rincorrevano da mesi.
JIM MATTIS – Il segretario della difesa si dimette il 20 dicembre sostenendo che Trump merita un capo della difesa “più in linea” con le sue opinioni. La partenza di Mattis arriva appena il giorno dopo che Trump ha annunciato una decisione ampiamente criticata di ritirare le forze americane dalla Siria.
KIRSTJEN NIELSEN – L’8 aprile 2019, Trump con un tweet ha annunciato la fine dell’incarico di Kirstjen Nielsen come segretario della Homeland Security, il corrispettivo del ministro dell’Interno. Al suo posto ha nominato l’avvocato Kevin McAleenan. Alla base della decisione, la crisi migratoria al confine messicano.
Trump e le risate reali: ’’Elisabetta si è divertita con me’’
“Abbiamo riso e ci siamo divertiti. Il suo staff ha detto che non si divertiva così da 25 anni. Poi sono stato criticato per questo, dicevano che ci stavamo divertendo troppo…”. Donald Trump ha rivendicato il merito di aver fatto ridere la regina Elisabetta durante la visita a Londra. Il presidente degli Stati Uniti, in una lunga intervista a Fox & Friends, è tornato sul recente viaggio. “Abbiamo un ottimo rapporto”, ha detto ancora Trump durante la chiacchierata durata circa 50 minuti.
The Donald ha toccato anche temi più ’presidenziali’. “E’ stato l’Iran, e sapete che l’ha fatto perché avete visto la nave, con la mina inesplosa dove c’e’ scritto Iran dappertutto”, ha detto Trump, tornando a puntare il dito contro Teheran per gli attacchi alle petroliere nel Golfo dell’Oman e facendo riferimento al video diffuso oggi dagli Stati Uniti.
“Sono una nazione terroristica e sono cambiati molto da quando io sono alla presidenza, questo posso dirlo” ha aggiunto il presidente, parlando degli iraniani ed affermando che “non prendiamo alla leggera” il coinvolgimento di Teheran in questo attacco. Da ieri l’Iran ha più volte negato ogni responsabilità nell’attacco.
Vacanze francesi per gli Obama
Vacanze francesi per gli Obama, che oggi arrivano in Provenza dove hanno affittato una villa per una settimana a Villeneuve-lez-Avignon. Secondo quanto hanno rivelato i giornali francesi, l’ex presidente Barack Obama, con la moglie Michelle, e le due figlie Malia e Sasha, atterreranno questa sera all’aeroporto di Avignone.
Il sindaco di Villeneuve-lez-Avignon, Jean-Marc Roubaud, ha confermato l’arrivo dell’ex first family, spiegando che la polizia locale collaborerà con il Secret Service – che continua a proteggere la famiglia dell’ex presidente – durante la loro settimana di permanenza nella cittadina medievale sede dei cardinali della corte papale quando i Papi risiedevano nella vicina Avignone nel XIV secolo.
Secondo il quotidiano locale, Le Dauphine, gli agenti americani sono arrivati in anticipo per mettere in sicurezza l’aerea intorno alla villa, con piscina, affittata dagli Obama ed anche intorno all’aeroporto dove atterrerà l’aereo privato da 14 posti questa sera. La settimana di vacanza in famiglia coincide con la fine del liceo per Sasha, che ha 18 anni, e lo scorso 10 giugno si è diplomata. Mentre la maggiore Malia il prossimo settembre inizierà il suo terzo anno di università ad Harvard.
Prima messa a Notre Dame, arcivescovo con l’elmetto
Una prima messa è stata celebrata alle 18 di questa sera a Notre Dame, due mesi dopo l’incendio del 15 aprile che ha devastato la cattedrale simbolo di Parigi. Per motivi di sicurezza, solo una trentina di persone hanno assistito al rito, officiato dall’arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit. L’alto prelato, come tutti i presenti, indossava un casco da cantiere.
La messa, durata , 45 minuti, si è svolta nella cappella della Vergine, posta dietro il coro. Parlando di una cattedrale “sempre viva”, l’arcivescovo ha celebrato davanti ad una trentina di persone, per la metà sacerdoti, ma anche volontari e operai del cantiere, riferiscono i media francesi. Notre Dame “è prima di tutto un luogo di fede”, ha sottolineato monsignor Aupetit, ricordando che l’incendio ha provocato forte emozione anche oltre della comunità dei credenti. Il rito è stato trasmesso in diretta televisiva dall’emittente cattolica Kto.
Al momento sono ancora in corso i lavori di consolidamento della cattedrale, necessari prima di far partire la ricostruzione e il restauro.
Bufali ed elefanti all’asta in Namibia
Con una decisione destinata a far discutere, il governo della Namibia ha annunciato la messa all’asta di un migliaio di animali selvaggi – bufali, antilopi, giraffe ed elefanti – che rischiano di morire a causa della siccità che ha colpito i parchi nazionali del paese africano.
“E’ un anno di siccità”, ha detto il portavoce del ministero dell’Ambiente Romeo Muyunda, spiegando che la vendita servirà per ridurre il numero di animali in competizione per acqua e cibo, oltre che a raccogliere fondi per la tutela delle aree protette. A quanto scrive il sito The Namibian, verranno venduti fra i 500 e i 600 bufali del parco dell’altopiano di Waterberg su una popolazione totale di 960. L’asta comprenderà anche 150 delle 2mila gazzelle dei parchi di Hardap e Naute, 65 delle 780 orici di Hardap e 28 dei 6400 elefanti del parco di nazionale Khaudun. In vendita anche 60 giraffe, 16 kudu e 35 antilopi eland del parco di Waterberg, 20 impala del parco Von Bach e 16 gnu del parco Daan Viljoen.
Presentata dal ministero dell’Ambiente, la vendita è stata approvata dal Consiglio dei ministri. Muyunda ha detto che l’asta sarà aperta, ma non ha fornito altre precisazioni sulle modalità. Gli animali hanno un valore stimato di 17 milioni di dollari della Namibia, pari a circa un milione di euro. Il ricavato dell’asta verrà devoluto ai parchi nazionali.