Trump contro Draghi
Ipotesi taglio tassi per Mario Draghi. E le aperture del presidente della Bce, nel suo intervento alla conferenza di Sintra, fanno infuriare Trump. “In assenza di miglioramenti” sul fronte dell’inflazione “saranno necessari ulteriori stimoli”, ha infatti sottolineato il presidente dell’Eurotower, ricordando come “ulteriori tagli dei tassi e misure per mitigare eventuali effetti collaterali continuano a far parte degli strumenti a nostra disposizione”. Draghi ha ricordato la “flessibilità” degli interventi a disposizione della Bce: “Rimaniamo in grado di migliorare la nostra forward guidance adeguando il suo orientamento e le sue condizioni per tenere conto delle variazioni nel percorso di aggiustamento dell’inflazione”. E questa flessibilità “vale per tutti gli strumenti della nostra politica monetaria”. E ancora: i paesi con “alto debito pubblico, bassa crescita e basso spazio fiscale” possono mantenere “la fiducia degli investitori ricreando lo spazio fiscale attraverso riforme e investimenti pubblici e rispettando il quadro fiscale europeo”. Draghi nel suo intervento al Forum di Sintra ha ricordato come “negli ultimi 10 anni, il peso dell’adeguamento macroeconomico è gravato in modo sproporzionato sulle politiche monetarie”. Addirittura, ha lamentato Draghi, “ci sono persino stati casi” in cui i singoli paesi hanno adottato “politiche di bilancio procicliche che hanno rallentato lo stimolo monetario”.
Ma il discorso di Draghi non piace al presidente Usa Donald Trump, che su Twitter passa all’attacco: “I mercati europei sono cresciuti dopo i commenti (non equi per gli Stati Uniti) di Mario D”. Per Trump, infatti, Draghi “ha appena annunciato che potrà arrivare un nuovo stimolo, facendo immediatamente scendere l’euro nei confronti del dollaro, rendendo più facile in modo non equo competere con gli Usa”. Un comportamento, aggiunge, con cui l’Europa “l’ha fatta franca per anni, insieme alla Cina ed altri”.
“Il DAX tedesco è in rialzo grazie alle indicazioni di stimoli da parte di Mario Draghi. Molto ingiusto verso gli Stati Uniti!”, ha poi aggiunto Trump in un nuovo tweet di protesta, dove ’contesta’ l’intonazione positiva della Borsa di Francoforte che sarebbe spinta dalle parole del presidente della Bce. In effetti il Dax30 guadagna al momento il 2,05%, meno comunque della borsa di Parigi dove il Cac40 segna +2,13% e di Milano , la migliore a +2,32%.
A Trump – che in un altro tweet osserva come la Bce “vede il taglio dei tassi come strumento primario per qualsiasi nuovo stimolo” – sembra sfuggire tuttavia come a correre siano anche le borse americane con il Dow Jones a +1,17% e il Nasdaq a +1,88%.
“Non abbiamo come target i tassi di cambio”, la risposta indiretta alle critiche arrivate dalla Casa Bianca da parte di Draghi, che torna a invocare un impegno della politica per uno strumento fiscale comune all’Eurozona. “La nostra politica monetaria continuerà ma se ci fosse una politica di bilancio ’forte’ ci sarebbero minori effetti collaterali” osserva. E ricordando la richiesta del suo predecessore Jean Claude Trichet di un ’ministro delle finanze dell’Eurozona’ Draghi invoca almeno “un chiaro impegno, una dichiarazione politica sul fatto che fra un certo numero di anni si convergerà verso una capacità fiscale comune”. “Se solo ci fosse questo impegno la differenza sarebbe enorme” conclude
Il figlio di Morsi accusa: “Lo hanno ucciso”
Il figlio dell’ex presidente Mohamed Morsi ha accusato le autorità egiziane di aver ucciso il padre, morto ieri dopo un malore che lo ha colto in tribunale durante un’udienza di uno dei processi che lo vedeva imputato. “Lo hanno ucciso. Possa il Signore ucciderli”, ha scritto Abdullah Morsi su Twitter, secondo quanto riferito dall’agenzia ’Dpa’. Già ieri Mohamed Sweidan, leader dei Fratelli Musulmani, il movimento del quale Morsi era espressione, aveva parlato di “omicidio premeditato”.
A dare delle risposte potrebbe essere l’autopsia che, secondo uno dei suoi avvocati, Abdel Moneim Abdel Maksoud, è stata eseguita oggi. Maksoud ha confermato che i funerali dell’ex presidente egiziano si sono tenuti all’alba tra rigide misure di sicurezza nella zona orientale del Cairo alla presenza di solo 10 familiari, tra cui i figli, la moglie e tre fratelli. “Consideriamo mio marito, il presidente Mohamed Morsi, un martire”, ha twittato dal canto suo Naglaa Mahmoud, moglie dell’ex leader egiziano.
I due figli di Morsi, Abdullah e Ahmed, hanno spiegato su Twitter che il padre è stato sepolto vicino ai leader spirituali dei Fratelli Musulmani nel quartiere di Nasr City e che le autorità hanno respinto la richiesta della famiglia di tenere funerali pubblici nella sua città natale nel governatorato di Sharqiyya per il timore di incidenti. “Abbiamo lavato il suo corpo nobile all’ospedale della prigione di Torah e letto le preghiere all’interno della moschea del carcere – hanno dichiarato – la sepoltura ha avuto luogo presso la tomba delle guide dei Fratelli Musulmani a Nasr City”.
“Legittimo divieto di sbarco migranti Sea Watch”
Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso della Sea Watch 3 che si era rivolta in via d’urgenza al Tribunale per contestare il divieto di ingresso in acque territoriali e il ’no allo sbarco’ notificato a bordo dalla Guardia di finanza in applicazione del decreto sicurezza bis.
Sul caso la Procura di Agrigento ha aperto una nuova inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In particolare, il procuratore aggiunto Salvatore Vella, che coordina le indagini sull’immigrazione clandestina, ha aperto un fascicolo per ora contro ignoti e gli uomini della Squadra mobile stanno ascoltando i migranti sbarcati alla ricerca di eventuali scafisti.
La nave della Ong tedesca, che l’11 giugno ha salvato 53 persone al largo della Libia, e a cui è stato vietato l’ingresso nelle acque territoriali italiane, resta ferma al largo di Lampedusa con 43 persone a bordo dopo che due giorni fa è statoautorizzato lo sbarco di 10 persone, tre minori, tre donne di cui due incinta e due accompagnatori, due uomini malati.
Su Twitter Sea Watch Italy, ha reso noto che “dopo oltre 6 giorni dal soccorso, i 43 naufraghi a bordo, di cui 6 donne e 3 minori non accompagnati, uno di soli 12 anni hanno bisogno di sbarcare subito” e ha chiesto “con forza che si faciliti la disponibilità delle città tedesche pronte ad accoglierli”
POLEMICHE IN GERMANIA – Nell’immobilità di Berlino e dei Paesi dell’Unione Europea, oltre 50 comuni tedeschi hanno infatti manifestato la propria disponibilità ad entrare a far parte di una rete di accoglienza dei richiedenti asilo salvati nel Mediterraneo: ad annunciarlo è stato un portavoce del ministero dell’Interno di Berlino, precisando che le città che si sono rese disponibili lo hanno comunicato per iscritto. Il trasferimento, tuttavia, è al momento ostacolato dal ministro Horst Seehofer (CSU), che si è detto contrario. Per il settimanale ’Der Spiegel’, tuttavia, “non si esclude una soluzione”. Il prerequisito per Seehofer è “la partecipazione più ampia possibile degli Stati membri dell’Ue e l’assunzione del coordinamento da parte della Commissione europea”.
Sea-Watch ha criticato il governo tedesco, accusandolo di restare immobile in attesa di una soluzione europea. “La Germania è chiamata” in causa, ha dichiarato il portavoce Ruben Neugebauer, accusando il ministro dell’Interno Horst Seehofer di bloccare il raggiungimento di una soluzione. Neugebauer ha poi esortato gli altri stati europei ad impegnarsi sul caso con il coordinamento della Commissione.
IL MONITO CONSIGLIO UE – Intanto un monito per l’approccio degli Stati europei alla migrazione nel Mediterraneo è arrivato dal Consiglio d’Europa che, attraverso la commissaria per i diritti umani, Dunja Mijatovic, ha chiesto che alla Sea Watch 3 venga garantito “un porto sicuro, rapidamente accessibile” e la Libia non lo è. “Sono molto preoccupata per l’attuale approccio del governo italiano sulla questione – ha detto – Le ong, come Sea Watch, sono cruciali per salvare vite in mare, specialmente dopo che i Paesi europei hanno lasciato un vuoto negli ultimi anni nella capacità di soccorso”. Secondo la commissaria, “piuttosto che stigmatizzare, attaccare e criminalizzare le ong, bisognerebbe sostenerle: penalizzare loro o atri perché salvano vite in mare è contro la legge del mare ed il diritto umanitario”.
“Si è troppo incentrati sull’obiettivo di impedire ai rifugiati e ai migranti di raggiungere le coste europee e troppo poco sugli aspetti umanitari e dei diritti umani. Tale approccio ha conseguenze tragiche”, ha dichiarato in precedenza Mijatovic pubblicando una raccomandazione in cui individua le carenze di questo approccio e mira ad aiutare gli Stati membri a riformulare la loro risposta in conformità alle norme sui diritti umani.
“Una serie di Stati ha adottato norme, politiche e pratiche contrarie ai relativi obblighi giuridici di garantire efficaci operazioni di ricerca e soccorso, uno sbarco rapido e sicuro e la cura delle persone soccorse, nonché la prevenzione della tortura e di trattamenti inumani o degradanti”, ha denunciato la Commissaria. “Sebbene abbiano il diritto di controllare i propri confini e di garantire la sicurezza, gli Stati hanno anche il dovere di proteggere efficacemente i diritti sanciti dalle normative marittime e in materia di diritti umani e rifugiati”, ha dichiarato Mijatovic.
Quanto alla situazione in Libia, Mijatovic sottolinea come “le prove dimostrino che questo Paese non è sicuro: è in corso una guerra e i migranti affrontano un trattamento disumano, come torture, schiavitù, violenza sessuale, detenzione arbitraria e a tempo indefinito. I migranti ed i rifugiati soccorso non dovrebbero essere rimandati lì: è dunque non solo ragionevole, ma necessario, che i capitani di queste navi esercitino la loro discrezione nel rifiutarsi di rimandare i migranti ed i rifugiati in Libia e questo non dovrebbe essere sanzionato in alcun modo dagli Stati”.
La commissaria conclude affermando come “non ci siano dubbi che l’Italia sia tra i Paesi in prima linea che hanno affrontato sfide enormi nel soccorso e nell’accoglienza dei migranti: è dunque necessario che altri Paesi europei si assumano la loro parte di responsabilità nel fare questo”. In ogni caso, “i disaccordi politici sugli sbarchi non devono mai superare i diritti umani e le preoccupazioni umanitarie: è per questo – conclude Mijatovic – che Sea Watch 3 deve presto ricevere un porto sicuro e rapidamente accessibile, le vite umane devono sempre venire prima degli accordi politici”.
Tremore improvviso per Merkel
Angela Merkel ha ricevuto oggi il presidente ucraino Wolodymyr Zelenski e durante la cerimonia degli inni nazionali è stata colta da un forte tremore. Zelensky è stato accolto con gli onori militari e proprio mentre la banda intonava gli inni e la cancelliera e il suo ospite erano intenti ad ascoltarli, in piedi uno accanto all’altro, Merkel ha stretto le mani davanti a sé ed è stata colta da un tremore al corpo apparentemente incontrollabile. Al termine degli inni la cancelliera è apparsa in condizioni migliori e la conferenza stampa congiunta prevista per le 13.45 è iniziata con 10 minuti di ritardo appena.
Merkel ha riferito e commentato l’esito dei colloqui con il presidente ucraino e a una domanda su quanto le era accaduto si è limitata a spiegare “di aver bevuto successivamente tre bicchieri d’acqua”. “Questo sembrava mancare”, ha aggiunto, assicurando di sentirsi bene. In proposito si è espresso brevemente e con l’intento di sdrammatizzare anche il presidente ucraino: “Io ero accanto a lei e, credetemi, era totalmente al sicuro”.
La risposta di Mosca a Cernobyl di Hbo
La risposta di Mosca alla serie televisiva prodotta da Hbo sulla tragedia di Cernobyl sarà trasmessa a partire dal prossimo autunno. I 12 episodi firmati da Aleksei Muradov per la rete russa Ntv raccontano dell’agente della Cia Albert Lentz infiltrato a Pripyat, la città costruita nel 1970 per i dipendenti della vicina centrale di Cernobyl, del suo smascheramento da parte degli ucraini che gli mettono addosso l’agente Andrei Nikolaev e del successivo scontro fra i due alla centrale nucleare. Naturalmente non si tratta di fatti reali. Ma lo scontro fra Cia e Kgb “ha un fondamento drammatico perché l’industria nucleare e tutto quanto è connesso all’energia atomica civile e non civile è di grande interesse per le agenzie stranier”, spiega Muradov a Meduza.
Il sabotaggio da parte della Cia “nel 1986 era una ipotesi considerata molto seriamente. La teoria esisteva. E per quanto ne so io, avevano lasciato un appunto sulla scrivania di Gorbaciov in cui c’erano diverse spiegazioni per l’incidente, ma dato che in quel momento eravamo tanto amici degli americani, questa ipotesi è stata messa da parte. Ma poi, come si è rivelato alla fine, grazie a Dio l’America non ha nulla a che fare con questo incidente e questo vale per altri paesi”. Il regista spiega di aver visto solo il primo episodio della versione americana, in cui ha trovato qualche elemento eccellente, a fronte di un racconto “che avrebbe potuto essere girato 20 anni fa per i cliché da guerra fredda usati”. Anche se “non è possibile mostrare obiettivamente quello che accade all’estero e loro non possono mostrare davvero quello che è accaduto qui”.