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Il 4 luglio di Trump, incubo flop presenze

Il 4 luglio di Trump, incubo flop presenze

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Donald Trump ha finalmente ottenuto di avere il 4 luglio che sognava, con tanto di carri armati, anche se fermi, e voli acrobatici, ma ora tra lo staff della Casa Bianca serpeggia il terrore di un flop di presenze, con la replica – come in un brutto incubo – dello strascico di critiche e polemiche con i media come successe per l’inagurazione nel 2017, quando il Mall rimase mezzo vuoto.

Funzionari della Casa Bianca e del partito repubblicano infatti negli ultimi giorni stanno ricevendo cortesi rifiuti da parte delle persone a cui stanno mandando gli inviti per la tribuna dei vip, costruita davanti al Lincoln Memorial dove Trump questa sera pronuncerà il discorso del 4 luglio, discorso già bollato dai democratici come un vero e proprio comizio elettorale.

“Hanno iniziato così tardi con i preparativi e tutti avevano già preso impegni, saranno tutti presenti nello spirito, ma la gente si è già organizzata settimane fa per il 4 luglio”, ammette candidamente Dan Eberhart, uno dei donor del partito, parlando con Politico. Il sito ha fatto un sondaggio informale e molti dei donor e repubblicani vicini alla Casa Bianca contattati hanno risposto dalla località balneari dove intendono trascorrere il ponte lungo del 4 luglio.

Il risultato è che fino all’ultimo si sta lavorando non solo al discorso di Trump ma anche alla lista degli invitati alla Casa Bianca, dove sembra regnare il caos – che è un poi la cifra della gestione di Trump – e la tensione è alle stelle.

“Il fatto è che si è dovuto costruire tutto dal nulla – ammette un collaboratore del presidente riferendosi al fatto che nessun predecessore di Trump ha mai organizzato un evento per il 4 luglio – ci sono dubbi sulla distribuzione dei biglietti, su chi effettivamente vedrà. Il tempo potrebbe essere brutto…. c’e’ da farsi girare la testa”.

Ufficialmente la Casa Bianca è super abbottonata, limitandosi a dire che i posti a sedere saranno riservati alla famiglia di Trump ed ai suoi amici, ai ospiti speciali ed a famiglie di reduci militari. Si prevede la partecipazione di diversi membri dell’amministrazione. Intanto, è stata avviata una lotteria tra i dipendenti della Casa Bianca con in palio 10 biglietti: un segnale, si sottolinea a mezza voce, della preoccupazione dei posti vuoti in tribuna.

Libia valuta rilascio di tutti i migranti

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Il governo di concordia nazionale sta discutendo della chiusura di tutti i centri di detenzione di migranti in Libia e del rilascio di tutti i migranti detenuti per la loro sicurezza. Lo ha sottolineato il ministro dell’Interno di Tripoli, Fathi Bashaga, dopo il raid che ha provocato una strage nel centro di detenzione di migranti a Tajoura.

Bashaga, citato dal portale d’informazione ’Libya Observer’, ha anche evidenziato che il governo di concordia nazionale è obbligato a proteggere tutti i civili, ma gli attacchi ai centri di detenzione con jet F-16 vanno oltre le capacità del governo di proteggerli.

Intanto un portavoce del ministero degli Esteri, Mohammed Al-Qablawi, ha annunciato che chiederà alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale di aprire una inchiesta sul massacro e ha accolto positivamente la richiesta dell’Unione Africana per l’apertra di una inchiesta indipendente, che possa riconoscere le responsabilità del raid. Una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Tripoli chiede anche al Consiglio di sicurezza delle Nazioni e alle grandi potenze di assumersi le proprie responsabilità per gli attacchi che possono ammontare a crimini di guerre e ad atti di terrorismo, in base a quanto previsto dalle convenzioni e dal diritto internazionale.

Secondo quanto indicato dall’Ufficio Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha), i “raid aerei sono stati due” e hanno provocato almeno 53 morti, tra cui sei bambini, e 130 feriti. In particolare, un missile ha colpito un garage disabitato, mentre il secondo ha centrato un hangar dove si trovavano 120 migranti. “Ci sono notizie secondo le quali a seguito del primo impatto alcuni rifugiati e migranti sono stati colpiti dalle guardie mentre provavano a scappare”, ha sottolineato l’Ufficio Onu.

L’Ocha ha riportato che “approssimativamente 500 tra rifugiati e migranti restano detenuti nel centro di Tajoura, molto vicino a una base militare”, mentre sono circa “3.800” quelli che “continuano ad essere detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione” in zone a rischio a causa del conflitto.

Mediterranea salva 54 migranti

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“Tutti i 54 naufraghi sono stati salvati e si trovano adesso a bordo della Alex Mediterranea. Tra loro 11 donne (tre incinte) e 4 bambini. La motovedetta libica è arrivata tardi, prima ha intimato l’alt, poi si è allontanata dalla scena. Siamo enormemente felici di aver strappato 54 vite umane all’inferno della Libia. Adesso serve subito un porto sicuro”. A scriverlo sui social è Mediterranea Saving Humans che oggi pomeriggio aveva annunciato il salvataggio di alcuni migranti.

“Gli immigrati presi a bordo da Mediterranea sono in acque libiche, e attualmente sono più vicini di decine di miglia nautiche alla Tunisia rispetto a Lampedusa. Se questa Ong ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati faccia rotta nel porto sicuro più vicino, altrimenti sappia che attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l’Italia come punto di arrivo”, ha scritto su Twitter.

Immediata la replica della Ong, che nel frattempo sta facendo rotta verso nord come annuncia su Twitter: “Abbiamo chiesto a ITMRCC Roma l’assegnazione urgente di Lampedusa come porto sicuro più vicino di sbarco per le 54 persone salvate a bordo”. La nave si sta dirigendo “verso nord, in attesa che ci venga data una risposta e ci venga assegnato un porto sicuro dove sbarcare e dove concludere l’operazione di salvataggio. E’ chiaro che il primo posto che incontri procedendo è Lampedusa, ma è questione di geografia non di opinioni”, ha affermato all’Adnkronos Alessandro Metz, armatore e portavoce di Mediterranea, aggiungendo: “Non temiamo un nuovo caso Sea Watch”. “Non ce ne sarebbe motivo – sottolinea – nel momento in cui dovesse essere usato in modo improprio qualsiasi ostacolo, rallentamento o impedimento allo sbarco nel porto sicuro più vicino dovremmo fare i conti con un atto contrario alla legge. Cosa che sta avvenendo, ma noi partiamo dal presupposto che le normative valgono per tutti”. Normative che dicono che “la Tunisia non è un porto sicuro. Non è questione di opinioni, ma di normative”.

“La centrale operativa della Guardia Costiera di Roma, ricevuta la chiamata dall’unità ong, ha provveduto a comunicare alla stessa che l’evento Sar ricadeva in area Sar di responsabilità delle autorità libiche che avevano assunto il coordinamento dell’evento, inviando anche sul posto una motovedetta”, precisa la Guardia costiera in merito al soccorso.

“C’è da augurarsi che non sia l’ennesimo capitolo di un cinico braccio di ferro tra le autorità italiane e maltesi, ma soprattutto italiane, sulla pelle dei migranti”. Ha detto all’Adnkronos Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, sul nuovo salvataggio da parte di Mediterranea Saving Humans. “C’è un dovere di soccorso, garantito da norme internazionali, vorremmo evitare sia un nuovo caso Sea Watch”, sottolinea.

“C’è un dovere urgente di salvare vite umane e sarebbe bene che, oltre alle ong che fanno ricerca e soccorso in mare, venga osservato anche dalle autorità” ha continuato il portavoce di Amnesty International Italia secondo il quale laTunisia, indicata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, “non è un porto sicuro” come emerge sia riguardo al “blocco di navi in acque territoriali tunisine sia alla riconsegna alla Libia di persone approdate”.

Piogge e inondazioni, migliaia di evacuati in Giappone

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Una donna di 80 anni risulta dispersa a Soo, nel sud del Giappone, a seguito delle piogge torrenziali che stanno colpendo la regione e causando inondazioni e frane. Nella prefettura di Kogoshima, la più colpita, il governo ha inviato l’esercito per aiutare la popolazione locale. Le autorità hanno invitato centinaia di migliaia di residenti della regione ad evacuare le proprie abitazioni. Il servizio meteorologico prevede che le piogge torrenziali si estendano anche ad altre aree del Paese, compresa Tokyo. Lo scorso anno, le piogge causarono nelle regioni occidentali del Giappone la morte di oltre 220 persone.

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5 Luglio 2019