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Taglio del numero dei parlamentari…345 poltrone in meno

Taglio del numero dei parlamentari…345 poltrone in meno

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“Giornata intensa. Al lavoro sull’Autonomia e fra poco taglio del numero dei parlamentari. Siamo quasi all’ultimo passaggio e ne mandiamo a casa un bel po’: 345 poltrone in meno. Piano piano. Siamo una goccia”. Lo scrive su Facebook il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, impegnato nel nuovo ’round’ della partita sulle autonomie a Palazzo Chigi.

Intanto il Senato ha approvato in terza lettura il ddl che prevede il taglio. “Ci manca l’ultimo tempo, ossia il passaggio alla Camera, per segnare il gol definitivo restituendo così i soldi dovuti alla collettività” ha dichiarato poi il vicepremier e ministro del Lavoro. “Siamo il Parlamento con il più alto numero di parlamentari in Europa – ha aggiunto Di Maio – chi staziona qui da sette o otto legislature dovrà trovarsi un lavoro. Gli manderemo una poltrona in miniatura”.

Decreto sicurezza, è scontro totale

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E’ la sicurezza il nuovo terreno di scontro tra Lega e M5S. “Finché questi emendamenti” per forze dell’ordine e vigili del fuoco “non rientrano, i lavori parlamentari” sul decreto sicurezza bis “non riprenderanno”, dice Matteo Salvini in diretta Facebook.
A far saltare il banco 8 emendamenti al decreto sicurezza, coofirmati da Lega e 5Stelle, per migliorare qualità della vita di poliziotti e vigili del fuoco, bloccati dal presidente della Camera Fico: “Mi stupisco”, ha affermato il vicepremier. “Emendamenti al decreto sicurezza che si occupano di straordinari, buoni pasti, manutenzione delle sedi, vestiario”, ricorda Salvini: “Sono proposte già finanziate, che se non vengono approvate vedrebbero sparire quei soldi”. “Domando al grillino Fico perché no, questo non è favore al sovranismo o a Salvini, parliamo di pantaloni alle forze di polizia, di buoni pasto, spero che questi no diventino dei sì, spero che sia stato un attimo di confusione”, ha detto ancora il ministro dell’Interno aggiungendo: “Spero che non ci sia una parte dei 5Stelle che tifa per l’Antipolizia”.
“Spiace per la confusione del titolare del Viminale riguardo al funzionamento delle Camere. Al momento la presidenza della Camera non ha ricevuto nessun emendamento e nessun ricorso sugli emendamenti, che sono oggetto del vaglio che i presidenti di commissione competenti svolgono in piena autonomia”, era stata la replica di fonti della presidenza della Camera. “A ogni modo – proseguivano le stesse fonti – se il ministro avesse avuto a cuore davvero le forze dell’ordine gli sarebbe bastato inserire le misure già nel decreto, cosa che invece non ha fatto”.

Sul tema è intervenuto anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro: “In merito al decreto Sicurezza bis occorre sottolineare che la volontà politica non c’entra con il regolamento della Camera. Non confondiamo i livelli. I parlamentari del MoVimento stanno lavorando come sempre per trovare formulazioni che rispettino i criteri di ammissibilità, è solo questo il nodo. La volontà di tutelare e supportare le forze dell’ordine da parte del M5S non è minimamente in discussione’’.

Più tardi sembrava che il problema fosse rientrato. “Con il buon senso si troverà una soluzione”, ha dichiarato Salvini, esprimendo fiducia nella possibilità di superare gli ostacoli. “Una parte del decreto parla di Forze dell’Ordine. Quindi parlare di Polizia, Polizia locale, Vigili del fuoco ecc. mi sembra assolutamente attinente alla sicurezza. Nel dl parliamo di buoni pasto, di attrezzature, di abbigliamento, di assunzioni, straordinari, caserme… quindi mi rifiuto di pensare che qualcuno lo ritenga inammissibile”, ha aggiunto. “Molti degli emendamenti (respinti n.d.r.) erano a doppia firma Lega-M5s, non è che ci siamo alzati noi la mattina… Comunque basta il buon senso”, ha poi sottolineato.

Più tardi però, tornando sull’argomento, il ministro dell’Interno ha parlato di problema serio sul dl sicurezza bis: “Stiamo festeggiando i nuovi distintivi della polizia di stato – ha poi aggiunto – e mi impediscono di dare i buoni pasto ai poliziotti in trasferta e ai vigili del fuoco. E’ un problema, vogliamo solo aiutare poliziotti e vigili del fuoco”. “Se c’è qualcosa che mi ha fatto incazzare oggi non sono i soldi russi ma sono a fianco di quei parlamentari della Lega che hanno sospeso i lavori in commissione sul decreto sicurezza bis perché qualcuno sta cercando di bloccare gli emendamenti per le forze dell’ordine e i vigili del fuoco – ha continuato – Ora il presidente della commissione è dei 5 stelle, il presidente della Camera è dei 5 Stelle. Non so perché devono dire di no”.

“Sono e sarò sempre a fianco delle forze dell’ordine che fanno un lavoro encomiabile per garantire diritti, convivenza civile e sicurezza nelle nostre città. Qualcuno oggi dice che ho preso una decisione politica, quella di bloccare delle proposte a favore delle forze di polizia. Dice il falso e fa propaganda, o semplicemente ignora come funziona la Camera – ha replicato su Facebook Fico – Solo poco fa ho ricevuto dei ricorsi, ma non riguardano interventi sulla Polizia di Stato perché quegli emendamenti sono già stati dichiarati ammissibili dai presidenti di commissione competenti questo pomeriggio. Ad ogni modo i ricorsi arrivati saranno esaminati alla luce del regolamento come ho sempre fatto in modo imparziale da quando sono presidente della Camera”.

Autonomia, vertice fallito

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“Sull’autonomia invece di andare avanti si torna indietro”. Così fonti Lega durante il vertice sull’autonomia differenziata a Palazzo Chigi alla presenza del premier Conte, dei vice e di altri esponenti del governo, tra cui i ministri Danilo Toninelli e Giulia Grillo. “I Cinque Stelle condannano il sud all’arretratezza” fanno sapere dalla Lega.

Immediata la replica pentastellata: “Si va avanti, ma nessuno spezzatino della scuola. Non lo permetteremo” dicono all’AdnKronos qualificate fonti M5S, presenti al tavolo, replicando così alla denuncia di un brusco rallentamento sulla riforma delle autonomie.

Al vertice “la Lega ha proposto di inserire le gabbie salariali, ovvero alzare gli stipendi al Nord e abbassarli al Centro-Sud, una cosa che per il M5S è totalmente inaccettabile” aggiungono le fonti 5S. “Una simile proposta – si sottolinea – spaccherebbe il Paese e la consideriamo discriminatoria e classista”, perché inoltre “impedirebbe ai giovani di emanciparsi, alle famiglie di mandarli a studiare in altre università, diventerà difficile e costoso anche prendere un solo treno da Roma a Milano”.

“Tra l’altro è già stata in vigore in passato con pessimi risultati e giustamente venne abolita nel ’72. Reintrodurla significa riportare l’Italia indietro di mezzo secolo. Follia pura”, concludono dal partito di Di Maio. Intanto l’incontro è stato sospeso per consentire ai ministri presenti di poter partecipare al voto in Senato sul taglio dei parlamentari. Ma, da quanto si apprende da fonti di governo, è difficile che il vertice riprenda in queste ore, dopo lo scontro tra Lega e M5S sul testo.

CONTE – “Io non consentirò mai che l’autonomia, prevista dalla Costituzione, possa allargare il divario tra regioni prospere e altre meno”. Commenta il premier Giuseppe Conte, alla fine del Cdm, in conferenza stampa a Palazzo Chigi: “Ci sono paletti su cui non si può transigere, imprescindibili”, sottolinea il premier. “Ritengo che la migliore garanzia per buona riforma sia un confronto di tutti. Poi – aggiunge – mi riservo le valutazioni, ci sono passaggi più critici, altri meno, stiamo completando il lavoro, ho preso un impegno pubblico, sono il garante della serietà e del fatto che sarà una riforma compatibile con i principi costituzionali”.

Poi, in serata: “Oggi non ho assistito a nessuno strappo, non per sminuire quelle che possono essere delle divergenze. L’autonomia si farà”. “Oggi – ha spiegato – se entriamo nei dettagli, si è ragionato di scuola. Potete immaginare che è un capitolo che suscita grande sensibilità da parte di tutti, anche dei cittadini italiani, perché ragioniamo di un modello di scuola, di formazione, di reclutamento. Sono temi molto importanti. Sarei sorpreso se ci fosse stato un pensiero unico su tutto. In realtà ci stiamo confrontando, non abbiamo ancora trovato una sintesi. Ma sono assolutamente fiducioso che anche su questo, sulla scuola, sull’istruzione, la troveremo. I tempi? Brevi, brevissimi”.

SALVINI – “Ho chiesto che la prossima volta vengano invitati i governatori così la cosa la risolviamo una volta per tutte” dichiara al Senato il vicepremier Matteo Salvini. “Non mi va di dare altre 10 riunioni e non è che una settimana in più o in meno possa fare la differenza. “Quello che mi interessa – aggiunge Salvini – è fare dei passi avanti. Per unire il Paese contano merito, trasparenza e l’eliminazione degli sprechi”.

DI MAIO – Il vicepremier e ministro del lavoro e sviluppo Luigi Di Maio, torna su Facebook nel tardo pomeriggio è tornato sul tema: “Vogliamo un’autonomia per tutti – sottolinea – non per pochi. E pari diritti su scuola e sanità. Viva l’Italia!”.

STEFANI – “Il vertice purtroppo non ha avuto esito positivo”, ma l’autonomia differenziata “è nel contratto di governo, se qualcuno ha cambiato idea lo si dica e non si vada ulteriormente avanti” dice la ministra agli Affari regionali, Erika Stefani. “Noi chiediamo di dare un riscontro a quelle che sono richieste motivate e supportate, in particolare per quanto riguarda Lombardia e Veneto, da un fortissimo referendum. Io chiedo al M5S se ritenga che il referendum a questo punto non valga più nulla”.

“Se in materia di istruzione mi si nega la possibilità che una Regione, con risorse proprie, possa fare un’offerta formativa migliore e il motivo ostativo è che nelle altre Regioni non si possa fare, allora mi si nega completamente il principio base dell’autonomia – dice Stefani – Autonomia prevista nel contratto di governo”. “Quel che vogliamo fare – aggiunge – è una valorizzazione e responsabilizzazione del territorio. Se il meccanismo proposto alimenta l’inefficienza e non vuole dare alcuna premialità, allora siamo su piani completamente diversi”.

“Non c’è nessuna gabbia salariale, sono strumenti previsti che esistono già nel nostro ordinamento. Si tratta di incentivi previsti dalla contrattazione integrativa, per incentivare la permanenza e la continuità formativa” dice ancora la ministra agli Affari Regionali. Si tratta, spiega replicando ai 5 Stelle, di una “problematica che viene sollevata da alcune Regioni” per fronteggiare la “carenza d’organico dovuta alla richiesta di riavvicinarsi a casa. Tra uno che lavora vicino casa e uno che deve munirsi di un appartamento a Milano è ovvio che c’è una differenza”.

LEZZI – “Sì, loro chiedono le gabbie salariali, una cosa che porterebbe indietro di 50 anni” dice invece il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, arrivando a Palazzo Chigi per il Cdm, dopo la nuova fumata nera al vertice sull’autonomia. “Siamo noi – aggiunge – che vogliamo sapere se la Lega ha cambiato idea. C’era un accordo sul fondo di perequazione ma il testo ancora non lo abbiamo visto, chiedete a loro”.

GRUPPO ZAIA – “Sono nati per rivoluzionare il Paese, dicevano, ed aprire il Parlamento come una scatoletta. Dopo un anno di promesse e contratti sulla Autonomia, però, continuano a rinviare, e si dimostrano, nei fatti, peggio persino della tanto detestata Prima Repubblica”. E’ netta anche la posizione del capogruppo del Gruppo Zaia Presidente, Silvia Rizzotto, sullo strappo istituzionale al tavolo per l’Autonomia a Roma.

“Se non si è capaci di prendersi le proprie responsabilità pur essendo profumatamente pagati dai contribuenti italiani, è meglio cambiare mestiere. Sull’Autonomia noi, la Lombardia e tante altre Regioni vogliamo far progredire, e non regredire il Paese. Il Movimento 5 Stelle non la pensa così? Basta dirlo. Ma non ci si lamenti di carrozzoni tipici degli anni ‘80, strade abbandonate o risorse sperperate: noi un modello di Italia migliore lo abbiamo proposto, sono loro che a parole lottano contro gli sprechi ma nei fatti sono come la Prima Repubblica”, chiude Rizzotto.

“Sistema pensionistico è solido”

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“Il sistema pensionistico è solido”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nella sua relazione annuale dal titolo ’Disuguaglianze e iniquità sociali. Sfide per il futuro’ nel corso della presentazione del Rapporto annuale dell’Istituto oggi alla Camera dei deputati. Secondo Tridico, “il bilancio dell’Inps è unico, e l’Istituto deve mantenere la sua unità, ciò consente di sfruttare economie di scala e di rendere più efficiente la fornitura di beni e servizi attraverso l’accentramento di informazioni e competenze; tuttavia, una riflessione di trasparenza contabile è necessaria al fine di rendere edotti cittadini e policy maker, sulla divisione reale tra spesa pensionistica e quella assistenziale che non è finanziata con i contributi dei lavoratori ma attraverso la fiscalità generale”. Tridico ha sottolineato, nella sua prima relazione da presidente Inps, che “oggi i trasferimenti dallo Stato ammontano a circa 110 miliardi, a fronte di una spesa totale per prestazioni di circa 318 miliardi. La trasparenza è necessaria al fine di evitare allarmismi circa la sostenibilità del nostro sistema pensionistico”.

Al 31 dicembre 2018, sono 15.994.782 i pensionati complessivi con un importo medio lordo mensile del reddito pensionistico di 1.527,88 euro. Dei 15.994.782 pensionati complessivi sono 15.426.847 i pensionati Inps con 1.548,86 di importo medio mensile lordo di reddito pensionistico. Secondo il Rapporto, sono 5.112.234 i pensionati Inps con una pensione solo vecchiaia/anticipata.

QUOTA 100 – Quanto a quota 100, “complessivamente, alla fine del mese di giugno, sono pervenute 154.095 domande. Sulla base del trend dei primi sei mesi di applicazione, alla fine dell’anno il numero atteso delle pensioni in pagamento sarà pari a circa 205.000, per una spesa complessiva annua pari a 3,6 mld. Siamo, in ogni caso, al di sotto della previsione annua stanziata in sede di approvazione della legge n. 26/2019: si tratta di un numero di beneficiari inferiore del 29% a quello che era stato stimato in quella sede (290.000 per il 2019)” ha spiegato Tridico.

SALARIO MINIMO – Riguardo al salario minimo, ha affermato, “concentrando l’attenzione esclusivamente sul livello minimo di salario stabilito in valore assoluto, è stata effettuata, sulla base delle denunce contributive del 2017 del settore privato, la stima del numero di rapporti di lavoro e della misura del monte retributivo che risulterebbero al di sotto delle seguenti soglie di salario orario: 9,00, 8,50 e 8,00 euro. I risultati dell’analisi evidenziano come, su un totale di 14,9 milioni di rapporti di lavoro, il 28,9% (4,3 milioni di rapporti di lavoro) si collochi sotto la soglia minima di 9 euro lordi”. Tridico ha poi sottolineato che “nelle sedi in cui è stato chiamato a formulare le valutazioni di natura tecnica, l’Istituto ha costantemente rappresentato come ogni intervento normativo in materia di salario minimo debba essere necessariamente caratterizzato da un requisito fondamentale, che è quello della semplicità e della verificabilità”. Secondo Tridico, “considerata la numerosità dei contratti collettivi e la forte articolazione dei sistemi di remunerazione economica, l’efficacia di ogni intervento normativo dipende in larga misura dalla chiarezza e semplicità dell’attuazione”. E “a questo fine già all’interno della proposta normativa sarebbe pertanto opportuno identificare le componenti necessarie al processo di monitoraggio e controllo, oltre alla verifica che i dati disponibili presso le istituzioni pubbliche siano arricchiti e aggiornati per strutturare un piano credibile di monitoraggio e vigilanza”.

Svolta nel dossier Alitalia…Atlantia scende in pista

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Svolta nel dossier Alitalia. A quattro giorni dalla deadline del 15 luglio prossimo, termine per la presentazione dell’offerta per l’acquisizione della compagnia, Atlantia rompe gli indugi e scende in pista. Il disco verde è arrivato dal cda del gruppo che si è riunito oggi, dando mandato al ceo Giovanni Castellucci di verificare la sostenibilità dell’operazione. Anche se non c’è ancora una decisione finale, la discesa in campo del gruppo infrastrutturale, comunque, segna una fondamentale tappa in vista del completamento della compagine azionaria della newco alla quale da mesi stanno lavorando le Ferrovie.
L’annuncio ufficiale è stato affidato a una nota diffusa al termine del board. “Il consiglio di amministrazione del gruppo, riunitosi oggi, ha preso atto dell’interesse della società controllata Aeroporti di Roma per una compagnia di bandiera competitiva e generatrice di traffico, ha dato mandato al ceo Giovanni Castellucci di approfondire la sostenibilità ed efficacia del piano industriale relativo ad Alitalia, inclusa la compagine azionaria e il team manageriale, e gli opportuni e necessari interventi per un duraturo ed efficace rilancio della stessa, riferendo in una prossima riunione consiliare per le opportune valutazioni ed eventuali connesse deliberazioni”.
Insomma, dopo essere stato per settimane, anzi per mesi, il convitato di pietra, ora Atlantia gioca la sua partita. E non è un mistero che il suo ingresso sia stato ampiamente caldeggiato dal principale regista dell’operazione, cioè le Fs spa, che puntava proprio su un operatore infrastrutturale per realizzare un’operazione di sistema intermodale. Come non è un mistero che l’identikit disegnato da Delta Airlines corrispondesse proprio ad Atlantia.

Al puzzle mancano, tuttavia, alcuni e non secondari tasselli. Al momento, la certezza, confermata anche ieri dal vicepremier Luigi Di Maio, è che la maggioranza assoluta della nuova Alitalia sarà in mano pubblica. Alle Ferrovie farà capo una quota del 35% e al Mef, con la conversione in equity di parte del prestito ponte, una quota del 15%. Delta dovrebbe entrare con una quota tra il 10 e il 15%. Si arriva così, dunque, a una quota intorno al 60-65%. Si tratta ora di vedere come verrà completata la parte mancante. L’opzione preferita da Fs e Delta è quella di un quarto partner, rappresentato appunto da Atlantia. Ma potrebbe profilarsi anche una seconda opzione con una sorta di ’ticket’ composto, oltre che dal gruppo guidato da Castellucci, da un altro socio.

In campo, infatti, c’è sempre il gruppo Toto, che da tempo è interessato e sta lavorando al dossier. C’è anche l’imprenditore boliviano Gregor Efromovich, che in questi giorni è stato a Roma per mettere le sue carte in tavola. Quello che è certo è che si preannunciano giorni decisivi e di lavoro intenso. C’è da chiudere il cerchio dell’azionariato, della definizione della governance ma soprattutto c’è il nodo nevralgico del nuovo piano industriale, che dovrà non solo garantire il salvataggio ma dovrà porre le condizioni per il rilancio di Alitalia. Ed è sul piano che sono sempre puntati i riflettori dei sindacati che chiedono, in particolare, investimenti per lo sviluppo del lungo raggio con nuovi aerei e nuove rotte e che, soprattutto, chiedono garanzie occupazionali.
“Confidiamo di sì”, di arrivare alla scadenza del 15 luglio per Alitalia. “Stiamo lavorando intensamente, in particolare il ministro di Maio. E’ un dossier talmente importante che tutto il Governo è proteso verso una soluzione, che vogliamo sia una soluzione di mercato e industriale”, aveva detto poco prima il premier Giuseppe Conte, a Milano per il Fed. “Non stiamo lavorando al salvataggio di Alitalia ma al rilancio industriale di quella che è un’infrastruttura fondamentale del sistema dei trasporti del Paese: vogliamo che nel rilancio dell’Italia un tassello importante sia occupato dalla nuova società”, aveva aggiunto.

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12 Luglio 2019