Papa: Monda (Osservatore Romano), ‘sente l’urgenza di ciò che fa’
(Enzo Bonaiuto) – “Papa Francesco sente l’urgenza di ciò che fa e non fa altro che essere sé stesso”. Con queste parole Andrea Monda direttore dell’Osservatore Romano descrive il pontificato di Jorge Mario Bergoglio visto dal punto di osservazione privilegiato del quotidiano vaticano che “per l’attenzione particolare con cui viene letto dentro la Chiesa e dai leader mondiali ho ribattezzato ‘Osservato Romano’…”, scherza il neodirettore dell’organo ufficiale di informazione della Santa Sede, Intervenendo al Meeting di Rimini.
“Il Papa sa che tutto è connesso, non c’è un dentro e un fuori: così può parlare liberamente ed è davvero straordinario vederlo all’opera, si fatica a stargli dietro – ammette Monda – Basti pensare a tutte le volte che ho scritto editoriali su un testo ricevuto in anticipo ma che poi il pontefice ha deciso di non leggere più, per parlare ‘a braccio’: ho dovuto cestinarli, pensando scherzosamente ‘non si fa così’!”.
Sottolinea il direttore: “L’Osservatore Romano è un quotidiano internazionale perché la Chiesa cattolica è universale, l’Italia può anche scomparire dal notiziario, al di là del fatto che sulla crisi di governo proprio oggi ho scritto un editoriale. Ho messo ore a scriverlo – confessa Monda – perché ogni sillaba di ogni parola viene sempre attribuita o è attribuibile al Vaticano e al Papa: ho capito che la virtù principale e fondamentale è la prudenza”.
“Fate vedere il padre a Lucano”, l’appello di Cuffaro
(Elvira Terranova) – “E’ semplicemente crudele non permettere a Mimmo Lucano di non potere vedere il padre, e potere essere testimone dei suoi ultimi giorni. Mi appello alla giustizia affinché permettano all’ex sindaco di Riace di potere tornare a casa. Io so quello che si prova. E porto ancora dentro il dolore e l’atroce sofferenza per questo. Ho appreso della morte di mio padre solo dopo due giorni e il giudice non mi permise neppure di andare al suo funerale. Mi chiedo ancora il perché. Sono sofferenze che non si cancellano”. Così all’Adnkronos Salvatore Cuffaro, l’ex Governatore siciliano, che ha scontato in carcere una pena a 7 anni per mafia e a cui fu persino vietato di andare al funerale del proprio padre, si schiera “senza alcun dubbio” al fianco di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace che dall’ottobre scorso ha il divieto di dimora nel suo comune per l’inchiesta sull’immigrazione che lo vede indagato.
Dal 4 ottobre 2018, infatti, dopo la richiesta della Procura della Repubblica del Tribunale di Locri, l’ex sindaco di Riace è sottoposto a misure cautelari restrittive della libertà personale, agli arresti domiciliari prima ed al divieto di dimora nel comune di Riace poi. Misure che non sono più plausibili, secondo il Comitato 11 Giugno che ha raccolto decine di migliaia di firme da inviare al Capo dello Stato Sergio Mattarella.
“Ci sono cose che davvero non si capiscono – dice ancora Cuffaro in una intervista all’Adnkronos – e che devono fare riflettere le persone. E’ una cosa molto triste e molto dolorosa, e lo dico per esperienza personale. Dico che lascia il segno nell’animo per tutta la vita. Un segno di sofferenza e forse anche di rimorso. Penso che un paese di grandi diritti civili come il nostro queste cose non le dovrebbe fare”. E aggiunge: “Non dovrebbe succedere a nessuno, nessuno di quelli che stanno scontando una pena e ancora meno a chi non ha ancora subito neppure una condanna. E’ una vicenda tutta da riflettere. Lucano non è un pericoloso mafioso o un criminale, potrebbe anche essere assolto. E in quel caso chi lo ripaga di tutto questo?…”.
Nel 2014 Salvatore Cuffaro, quando era ancora detenuto, non ebbe il permesso del giudice di sorveglianza per vedere l’anziana madre, che oggi ha 96 anni. La donna soffre di demenza senile. E quella volta il magistrato di sorveglianza Valeria Tomassini ricordò il carattere di eccezionalità del permesso richiesto da Cuffaro, elencando le patologie della madre del detenuto certificate dalla Asl, tra cui la demenza senile, e sottolineò che la signora non era moribonda. Non solo. “Il deterioramento cognitivo evidenziato svuota senz’altro di significato il richiesto colloquio poiché sarebbe comunque pregiudicato un soddisfacente momento di condivisione”. In altre parole, inutile andare perché la donna soffriva di demenza senile.
“Faccio un appello per Lucano – dice oggi Cuffaro, che fa l’agricoltore e il volontario in Africa – Mi auguro che i giudici cambino idea su Lucano. Non c’è niente di peggio di un rimorso e una sofferenza che dureranno per sempre. Non vorrei che se dovesse essere assolto da tutto poi si debba anche aggiungere questa altra barbarie di non avergli fatto vedere il padre”.
“E lo dico con grande dolore – dice – Perché ho saputo di mio padre morto solo dopo 48 ore. E’ un dolore immenso, e non avermi fatto partecipare al dolore del suo funerale è stato atroce. Mi chiedo ancora perché non mi abbiano fatto partecipare alle sue esequie”. Salvatore Cuffaro non era infatti presente al funerale del padre nel 2013 a Raffadali (Agrigento). L’ex presidente della Regione, che era detenuto nel carcere di Rebibbia dopo la condanna per favoreggiamento aggravato di Cosa nostra, non aveva ricevuto il permesso dal giudice del tribunale di Sorveglianza.
La cerimonia funebre era stata celebrata presso la Chiesa Madre del paese. Ma l’assenza dell’ex governatore era stata parzialmente colmata attraverso una lettera scritta di suo pugno e letta dal fratello, Silvio Cuffaro. La lettera era datata 3 dicembre, cioè prima della morte del padre, avvenuta il 31 dicembre 2012, a conferma da un lato delle note condizioni di salute dell’ora defunto e dall’altro della consapevolezza di Totò Cuffaro della difficoltà a essere presente a un tale evento. Poi l’ex governatore, solo per la tumulazione, ebbe il permesso di andare a Raffadali. “Mi scriveva che mi avrebbe fatto uscire dal carcere. Anche se per un solo giorno c’è riuscito. Credo di dovergli almeno quest’ultimo ringraziamento, questo dono”, aveva detto tra le lacrime. E oggi ricorda quei momenti con emozione. “Non fate passare a Lucano quello che ho passato io…”.
Roma, aggressione razzista a medico: ’Negro di m….’
(Luca Monaco) – “Vivo a Roma da soli tre mesi, ma qui l’aria è più pesante che nella provincia del Nord”. Lo dice all’Adnkronos con cognizione di causa Andi Nganso, il 32enne medico della della Croce Rossa (Cri), originario del Camerun, vittima di un episodio di razzismo ieri sera a Roma. “Sono arrivato in Italia quando avevo 19 anni – dice Nganso – in 13 anni di aggressioni razziste ne ho subite tante, la più eclatante nel gennaio dell’anno scorso a Cantù, quando una signora si rifiutò di farsi curare da me per via del colore della mia pelle”.
Nganso ieri sera esce dalla sede della Croce Rossa in via Ramazzini, a Roma, e va con un amico ospite a casa sua, a cena al Pigneto. “Abbiamo parcheggiato la macchina sulla circonvallazione Casilina – ricostruisce – e siamo andati al ristorante. Io abito al Portuense, dopo cena ci siamo incamminati verso la macchina, il mio amico era qualche metro avanti a me. Appena è arrivato davanti alla macchina l’ho sentito urlare, non ho capito subito il motivo”.
“Basta – gridava l’amico – voglio tornare in Camerun, non voglio rischiare per la mia vita”. In un attimo Nganso si avvicina alla sua auto, legge la scritta ‘negro merda’ fatta con un pennarello verde sulla carrozzeria bianca del cofano e capisce il motivo di quelle urla. “Da bravi vigliacchi i razzisti si nascondono – sottolinea il medico – quando siamo scesi dall’auto, appena arrivati al Pigneto nessuno ci ha detto nulla, non ho avuto il minimo sentore che potesse accadere una cosa simile”.
Il 32enne impugna il telefono e chiama i carabinieri. “La denuncia però l’ho formalizzata oggi al commissariato San Paolo – assicura – gli agenti mi hanno già detto che in quel tratto di strada non ci sono telecamere, sarà difficile risalire agli autori. A questo punto la denuncia mi servirà più che altro per farmi risarcire dall’assicurazione”.
Alla luce di quanto accaduto cosa chiede alle istituzioni? “Che dei fenomeni di razzismo, dei processi di inclusione sociale delle minoranze, i politici facciano parlare noi, i diretti interessati – invoca il medico della Cri – invece non abbiamo mai occasione di prendere la parola. Dopo l’episodio di Cantù sono impegnato sempre di più su questo fronte”.
Perché in Italia, a suo parere, si respira un clima pesante. “Non certo solo da un anno a questa parte – dice ancora Nganso – il razzismo non esiste oggi perché c’è Salvini al Viminale come dicono i tanti, non è questa la lettura corretta. Il problema è proprio la scarsa possibilità che viene ci data di esprimerci. Il Paese è nostro, ci viviamo e vogliamo farlo da protagonisti. Non abbiamo bisogno che la politica parli al posto nostro. Ci invitino piuttosto a parlare nei contesti pubblici, ci lascino spiegare come si può invertire la rotta”.
“A Gallipoli robe da pazzi”, lo sfogo di Briatore
’’Robe da pazzi in Puglia. A Gallipoli mandano via le barche con importanti turisti a bordo’’. E’ lo sfogo su Instagram dell’imprenditore Flavio Briatore. ’’Il Comandante di uno Yacht di 60 metri con 12 persone facoltose – racconta Briatore – ha chiesto tramite la propria Agenzia Marittima alla Capitaneria l’accesso in porto con il tender per approvvigionamenti come succede in tutti i porti del mondo e di Italia … tranne Gallipoli che rifiuta l’approdo del tender, intimando l’entrata dello yacht in banchina … creando un disservizio agli ospiti che hanno preso così la decisione di non permanere più a Gallipoli per 2 giorni ma di procedere per Otranto dove il tender ha avuto accesso al porto e gli ospiti sono rimasti due giorni godendosi l’ospitalità di Otranto … A Gallipoli vige il ’Movimento del non fare’’’.
Lampedusa, turista cade da costone: ferito
Allarme rientrato a Lampedusa dopo le prime notizie sulla frana all’Isola dei Conigli. Si è trattato solo di una caduta di alcune pietre provocata da un giovane turista che si è arrampicato sulla parete della Tabaccara, che è accanto all’Isola dei Conigli, ed è scivolato. Il turista ha “riportato solo delle escoriazioni” ha detto all’Adnkronos Francesco Cascio, il responsabile del Poliambulatorio che lo ha visitato. “Ha pure detto ’dottore, sono stato un pirla ad arrampicarmi’” ha raccontato il medico.
“All’Isola dei Conigli di Lampedusa non c’è stato nessun ’crollo’ e nessuna ’frana’ – ha spiegato il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello – Mi sono immediatamente recato a verificare di persona dopo le notizie circolate in mattinata. Da quanto si è potuto capire quattro persone che avevano ormeggiato la loro barca sono scese fra la Tabaccara e l’Isola dei Conigli. Uno di loro si sarebbe arrampicato per scattare delle foto, facendo leva su un punto di costa che ha avuto un leggero cedimento. Sono stati avvertiti i vigili del fuoco e il personale sanitario, che sono intervenuti prontamente”. “Nessun allarmismo, dunque: ripeto, non c’è stata nessuna ’frana’. Questo episodio segnala semmai la necessità da parte di tutti di rispettare l’ambiente e di sostare nelle zone di balneazione sicura”, ha concluso.