Bolsonaro: “Macron ritiri insulti e io accetto aiuti per l’Amazzonia”
“Macron deve ritirare gli insulti nei miei confronti”. E’ la condizione che il presidente brasiliano Jair Bolsonaro pone per accettare i 20 milioni di dollari stanziati dal G7 per l’emergenza incendi in Amazzonia. Bolsonaro e il presidente francese Emmanuel Macron sono stati protagonisti di ripetuti botta e risposta negli ultimi giorni. Il governo brasiliano ha respinto l’offerta dei leader del G7 che hanno promesso 20 milioni di dollari per far fronte alle devastazioni provocate dai roghi.
“In primo luogo -dice Bolsonaro come riporta O Globo- il signor Macron deve ritirare gli insulti indirizzati alla mia persona”. Bolsonaro, in particolare, lamenta di essere stato etichettato come ’’bugiardo”’. “Per discutere con la Francia o accettare qualsiasi cosa, seppur fatta con le migliori intenzioni possibili, è necessario che ritiri queste parole. Prima le ritira, poi propone e io rispondo”.
Trump tifa per Conte: “Spero che rimanga premier”
“Comincia a mettersi bene per ’Giuseppi’ Conte, il primo ministro della repubblica italiana, altamente rispettato. Speriamo rimanga primo ministro”. Donald Trump dedica un tweet alla situazione politica italiana e in particolare al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Nel cinguettio del presidente degli Stati Uniti, Conte diventa ’Giuseppi ’ . “Ama il suo paese e lavora bene con gli Stati Uniti. Un uomo di grande talento che, speriamo, rimarrà primo ministro”. Trump si accorge dell’errore e, nella versione successiva, Conte diventa Giuseppe.
Il tweet di Trump, a quanto si apprende, è stato accolto con apprezzamento da Conte. A rendere particolarmente orgoglioso il premier è stato il riconoscimento di agire sempre con la massima determinazione nel difendere l’interesse nazionale, pur essendo leale nei confronti di tutti i partner. Riconoscimento ribadito solo qualche giorno fa anche dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
Nuovo naufragio al largo della Libia
“Tragico naufragio al largo di al-Khums, in Libia. Circa 60 sopravvissuti sono stati riportati a riva e diversi corpi sono stati recuperati, tra loro bambini”. Lo scrive su Twitter l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in merito al naufragio avvenuto questa notte.
Secondo la Guardia Costiera libica sono stati recuperati all’alba di oggi cinque corpi, compresi quelli di una donna e di un bambino marocchini.
“Le équipe di International Medical Corps (Imc), partner di Unhcr, sono al punto di sbarco ad Al Khoms per assistere circa 60 rifugiati e migranti soccorsi in mare dopo che la loro imbarcazione ha iniziato ad affondare al largo della costa libica. Diversi corpi sono stati recuperati e si stima che 40 persone siano disperse”. E’ quanto si legge in un tweet dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. “Dalle prime ore di oggi – conferma un altro tweet dell’Unhcr – la Guardia costiera libica e pescatori della zona partecipano alle operazioni di soccorso”. La maggior parte dei superstiti sono originari del Sudan, mentre altri sono cittadini di Egitto, Marocco e Tunisia. “Si stima che almeno 40 persone siano morte o disperse”, twitta anche Charlie Yaxley, un portavoce dell’Unhcr, che riferisce di “terribili notizie” con dettagli ancora da mettere insieme, che stanno emergendo dai colloqui tra i soccorritori e i superstiti. “Se i tragici numeri di oggi saranno confermati, sfiorerà i 900 morti il numero delle persone annegate nel Mediterraneo nel 2019 – scrive – L’Unhcr chiede il rafforzamento urgente delle capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, compresa la revoca delle restrizioni alle barche delle ong”. “Queste tragedie si possono evitare – incalza – Le ong devono essere libere di salvare vite in mare”.
A lanciare l’allarme era stato Alarm Phone su Twitter. “Un altro naufragio nel #Mediterraneo? La notte scorsa alle 3.30 circa, siamo stati contattati da una barca al largo della #Libia, a bordo circa 100 persone. Partiti da Al Khums 3 ore prima, erano in grave pericolo. Urlavano e piangevano, dicendo che alcuni di loro erano già morti”, aveva scritto. “Abbiamo tentato di ottenere la posizione GPS, ma i naufraghi erano nel panico e non sono riusciti a comunicarla. La barca era molto vicina alla #Libia, e non abbiamo potuto fare altro che informare le autorità in Libia e in #Italia”, avevano denunciato. “Temiamo che nessuno sia andato a soccorrerli. Non siamo più riusciti a comunicare con la barca. Alle 6 di mattina un parente ci ha chiamati preoccupato per le persone a bordo. Teme che siano morti. Non sappiamo cosa sia successo a questo gruppo di #migranti. Speriamo che siano ancora vivi ma temiamo il peggio”, avevano detto. “Queste morti sono tua responsabilità #Europa. Le tue politiche di deterrenza uccidono”, aveva scritto ancora Alarm Phone su Twitter.
Nel frattempo 15 migranti dell’Open Arms sono stati trasferiti poco fa dall’Hotspot di Pozzallo e imbarcati sulla nave militare spagnola Audaz. A confermarlo all’Adnkronos è il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna.
Bangladesh, abolita categoria ’vergine’ nei certificati di matrimonio
Vittoria per i diritti delle donne in Bangladesh. Grazie a una sentenza della Corte Suprema, nei documenti per il matrimonio musulmano dovrà scomparire la categoria “vergine” prevista per le donne alle loro prime nozze. Lo hanno reso noto le associazioni che si sono battute per questo risultato.
In base alla legge finora in vigore, le donne dovevano registrarsi come “vergine”, “divorziata” o “vedova” nei documenti per il matrimonio. Ora la prima categoria verrà sostituita con “non sposata”. E anche gli uomini, che finora non lo facevano, dovranno scegliere fra le tre categorie.
Per una donna “essere vergine o meno è una questione assolutamente personale”, ha sottolineato Ayesha Akhter, una degli avvocati che si sono battute in tribunale. I nuovi moduli che sostituiscono la parola “kumari” (il cui significato è sia vergine che nubile) con “obibahita” (non sposata) entreranno in vigore entro qualche mese, quando il verdetto della Corte sarà pubblicato ufficialmente.
Strage Pittsburgh, chiesta pena di morte
Per il sospetto autore del massacro nella sinagoga di Pittsburgh del 27 ottobre scorso, il Dipartimento di Giustizia intende chiedere la pena di morte.
Il 46enne è stato incriminato con 63 capi d’accusa per la strage costata la vita a 11 persone. La richiesta di condanna, ha riferito la Cnn, è motivata tra l’altro dall’antisemitismo dell’uomo, che non si è mostrato pentito e che, ricorda l’emittente, si è dichiarato non colpevole. La sparatoria alla ’Tree of Life Congregation’ di Squirrell Hill è considerato il più grave attacco antisemita della storia americana.
La richiesta di pena capitale non piace alle congregazioni ebraiche, fra cui si contano le vittime: la procura federale ha notificato alla Corte distrettuale della Pennsylvania la sua intenzione, malgrado gli appelli in senso contrario di due delle tre congregazioni colpite. Il rabbino Jonathan Perlman, che sopravvisse alla sparatoria e che ha perso tre membri della sua congregazione, aveva scritto nei giorni scorsi una lettera al ministro della Giustizia William Barr, appellandosi alla sua fede cattolica: “Entrambe le nostre tradizioni religiose, la sua cattolica e la mia ebraica, si oppongono vigorosamente alla pena di morte”.
“Mi piacerebbe che il killer di Pittsburgh fosse incarcerato per il resto della sua vita, senza possibilità di uscire. Dovrebbe meditare se valesse veramente la pena intraprendere queste azioni contro il popolo ebraico sulla base di fantasie separatiste”. Nel suo appello il rabbino spiegava che fra le sue motivazioni vi era anche quella di non riaprire le ferite dei suoi fedeli, che ancora non sono rimarginate.
Anche una seconda congregazione che utilizzava la sinagoga, la Dor Hadash, fra cui si conta un morto, aveva inviato una lettera al dipartimento di Stato per evitare la richiesta di pena capitale. Nella missiva, firmata dalla presidente Donna Coufal, si chiedeva di spingere per un patteggiamento, per condannare il killer all’ergastolo evitando il processo.
“Riteniamo che l’eliminazione del processo e della pubblicità per il killer sarebbe nell’interesse della congregazione, così come del pubblico – si leggeva – un patteggiamento per un ergastolo senza possibilità di liberazione eviterebbe a questo individuo di ottenere l’attenzione e la pubblicità che arriverebbero inevitabilmente con processo”.
La terza congregazione collegata alla sinagoga non ha finora voluto fare commenti, pro o contro la pena capitale. Il procuratore federale Scott W. Brady ha comunque notificato l’intenzione di chiedere la pena di morte al processo. A suo parere tale richiesta è giustificata dalla premeditazione, le motivazioni anti-semite, il numero delle vittime e la mancanza di rimorsi.
Volo Sharm-Napoli, atterraggio emergenza al Cairo
E’ atterrato alle 20.49 all’aeroporto di Napoli Capodichino il volo YJ02741 della compagnia egiziana Amc Airlines partito da Sharm El Sheikh alle 14.30 e costretto a un atteraggio di emergenza al Cairo per un guasto tecnico. A bordo 122 italiani che, dopo l’arrivo inaspettato nella capitale egiziana, sono stati trasferiti su un altro aereo della stessa compagnia.
Grande spavento per i passeggeri, in gran parte napoletani, di ritorno dalle vacanze nella località turistica sul Mar Rosso, che hanno vissuto momenti di paura quando il primo aereo è stato costretto a compiere una deviazione atterrando al Cairo. Lo spavento è passato definitivamente solo all’arrivo allo scalo napoletano e con l’abbraccio dei tanti parenti che hanno atteso l’atterraggio.