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Di Maio: “Salvini ha diritto di parlare, io il dovere di fare”

Di Maio: “Salvini ha diritto di parlare, io il dovere di fare”

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Per noi oggi è un giorno importantissimo, un giorno in cui vince il Made in Italy, vince l’Italia, vincono le imprese italiane. Abbiamo fatto un passo per aiutare la nostra economia a crescere”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio, nel punto stampa a Villa Madama dopo la firma del Memorandum con la Cina. “Solo gli accordi firmati qui oggi in sostanza valgono 2,5 miliardi di euro – ha sottolineato – Accordi che hanno un potenziale di 20 miliardi di euro“. “Oggi è una giornata storica – scrive poi su Instagram il vicepremier -. In presenza del presidente Giuseppe Conte e del presidente Xi Jinping, Italia e Cina hanno dato il via a una nuova collaborazione commerciale, firmando il memorandum sulla Via della Seta”.

Di Maio è entusiasta ma sul tema resta la distanza con la Lega. E ai giornalisti che gli chiedevano cosa pensasse della dichiarazione di Matteo Salvini, secondo cui la Cina non è un’economia di libero mercato, il capo politico M5S ha risposto: “Lui ha il diritto di parlare, io ho il dovere di fare i fatti“.

Sul Memorandum “ha vinto il gioco di squadra e tengo a dire che non è finita qui: l’accordo siglato oggi vede l’Italia primo Paese del G7” a firmare un Memorandum d’intesa con la Cina e i 29 accordi a latere, “ora bisogna monitorare” sulle intese siglate, ha spiegato Di Maio. “La task force al ministero dello Sviluppo economico” lavorerà in questa direzione, ha assicurato, “aiuteremo le imprese italiane ad andare e penetrare su quel mercato. Lavoriamo affinché si formino altri accordi” a breve, ovvero “quando Conte sarà in Cina a fine aprile”.

Il ministro del Lavoro ha poi evidenziato che “c’è troppo Made in China in Italia e poco Made in Italy in Cina. Con questi accordi ci aspettiamo un riequilibrio della nostra bilancia commerciale. L’accordo stipulato ha l’obiettivo di invertire questa tendenza”. Ai giornalisti Di Maio ha inoltre riferito che il presidente Xi Jinping “ci ha detto che il Made in Italy in Cina ha un’ottima reputazione”. Con il Memorandum, ha affermato il capo politico M5S, si punta ad “attrarre il più possibile, esportare in Cina il nostro Made in Italy e aumentare significativamente le esportazioni. L’obiettivo era questo ed è stato raggiunto in pieno – ha rivendicato – Abbiamo compiuto un altro passo per aiutare l’economia italiana a crescere e spingere eccellenze che non hanno eguali nel mondo”.

Parlando poi dell’atteggiamento di Francia e Germania, il vicepremier ha precisato: “Io non parlerei di posizione franco-tedesca, le due posizioni hanno sfumature diverse. È chiaro che l’Italia è arrivata prima sulla Via della Seta e quindi altri Paesi Ue hanno delle loro posizioni critiche, ne hanno tutto il diritto. Nessuno vuole scavalcare i nostri partner Ue ma, come qualcuno diceva America First, noi nelle relazioni commerciali diciamo Italy First“. Di Maio ha quindi rimarcato che “il governo italiano ha scelto un approccio trasparente mettendo al centro la difesa degli interessi nazionali e la protezione delle infrastrutture strategiche”.

In occasione della visita di Stato in Italia del presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, Di Maio ha firmato tre Memorandum d’Intesa sulla Belt and Road Initiative, sul Commercio elettronico e sulle Startup. Il Mise spiega che gli accordi “fanno parte delle 29 intese, istituzionali e commerciali, che sono state sottoscritte oggi tra Italia e Cina nei settori del commercio, dell’energia, dell’industria, delle infrastrutture e del settore finanziario, al fine di promuovere un rafforzamento delle relazioni economico-commerciali tra i due Paesi, nel rispetto delle linee strategiche dell’Unione Europea e della nostra collocazione euro-atlantica”.

“Truffati banche? Mef ci sta mettendo troppo…”

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Sui rimborsi ai risparmiatori truffati, “c’è il Mef che ci sta mettendo un po’ troppo tempo per i miei gusti“. Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini, a chi gli chiedeva il perché dei ritardi a margine del Forum di Confcommercio. “A proposito di Europa, al Mef stanno aspettando la risposta dell’Europa, mi sono rotto le palle e oggi lo dirò allo stesso ministro dell’Economia, perché i risparmiatori non possono aspettare tempi e dubbi dell’Europa”, aggiunge. I decreti “li deve firmare lui, io gli chiederò di farlo”.

Poi la promessa alla platea: “Le clausole Iva non sono scattate e non scatteranno, stiamo lavorando con tutti i nostri uomini che si occupano di imprese e bilanci. Non scatterà nessun aumento dell’Iva, su questo potete avere la mia parola”. Salvini conferma quindi l’intenzione del Governo di evitare l’aumento dell’Iva dal 2020 come previsto dalla legge di bilancio, ma al termine del suo intervento al Forum elude le domande su dove si possano trovare i primi 23 miliardi per evitare che scattino le clausole di salvaguardia dal 2020. Si userà, scherza il ministro con i giornalisti, “l’oro di Dongo: lo stiamo cercando sul lago, troveremo 23 miliardi, li abbiamo ben nascosti”.

L’oro di Dongo era il tesoro di Benito Mussolini trovato al momento della sua cattura, nel 1945. Quanto al resto degli interventi sul fisco, tra cui l’ipotesi di una flat tax per le famiglie, “abbiamo diverse ipotesi su cui stiamo lavorando, come anche aumentare gli assegni familiari per i lavoratori atipici su modello di altri Paesi, ci stiamo confrontando su diverse ipotesi, l’importante è che si rimettano soldi in circuito”. Quella per le famiglie, “è quella che mi stimola di più e l’obiettivo è applicarla già dal 2020”.

Delrio: “Ius soli? Ci è mancato il coraggio”

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“Noi del centrosinistra dovevamo essere più coraggiosi: dovevamo mettere la fiducia sullo ius soli. Adesso con Zingaretti mi auguro che riprenderemo la battaglia”. Lo ha affermato il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio che, in un’intervista a “la Repubblica”, sottolinea l’errore commesso dai governi Renzi e Gentiloni di non aver creduto fino in fondo alla necessità della legge che rinnovava le norme sull’acquisizione della cittadinanza italiana. Un tema riacceso dalla vicenda di Rami, il tredicenne nato in Italia da genitori egiziani, che con il suo sangue freddo ha salvato i compagni di scuola dall’attentato sul bus. Ma concedere la cittadinanza a Rami con questa motivazione, osserva Delrio, rientra nella “logica della concessione, paternalistica, non dei diritti. Non tiene conto del fatto che questi ragazzi sono italiani e vivono già da uomini liberi come parte della nostra comunita’, parlano l’italiano meglio di tanti politici”.

Permettere a 800.000 ragazzi che attendono di diventare italiani, aggiunge l’esponente Pd rivolgendosi a Salvini e Di Maio “non attenta alla nostra identità, quale danno pensate che possa venire? Significa riconoscere un diritto civile. La campagna contro, che è stata fatta, ha spaventato gli italiani, nella maggior parte favorevoli. Ma lo ius soli è una legge mite. Questi ragazzi, italiani di fatto ma non di diritto, una volta raggiunta la maggiore età, acquisiranno comunque la cittadinanza”.
Dovevamo rischiare un po’ di più e mettere la fiducia sullo ius soli“, prosegue Delrio, ricordando però che, al Senato, la maggioranza non avrebbe avuto i numeri sufficienti per passare. Oggi “sull’immigrazione c’è un clima di odio e xenofobia dettato dalla Lega. Anche per questo motivo i 5Stelle crollano nei sondaggi, perché non era nei loro valori fondativi adeguarsi a una destra xenofoba. Senza capire che allargare i diritti è una risorsa per tutta la società”. Il Pd deve rimettersi in gioco “con Zingaretti mi auguro riprenderemo la battaglia e che parta una nuova mobilitazione. Nel 2012 con molte associazioni, con la Caritas, con l’Arci, con la Comunità di Sant’Egidio, insieme con tanti sindaci avviammo la campagna “Italia sono anch’io” che raccolse più di 200mila adesioni alla proposta di legge di iniziativa popolare che ha dato poi il via alla legge sullo ius soli approvata purtroppo solo alla Camera”.

Marcia per il clima a Roma

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È partita da piazza della Repubblica a Roma, per arrivare a piazza san Giovanni, la ’marcia per il clima’ “contro le grandi opere inutili e contro le devastazioni ambientali”, a cui hanno aderito diverse organizzazioni, sigle sindacali, studenti e comitati. “Siamo 150mila persone”, hanno comunicato al microfono gli organizzatori

In piazza, subito dopo la testa del corteo, è schierata una folta delegazione di No Tav. “C’eravamo, ci siamo e ci saremo: giù le mani dalla Valsusa”, si legge sullo striscione.

“Giustizia climatica e devastazione ambientale perpetrata attraverso le grandi opere inutili non possono essere separate”, dicono gli organizzatori all’altoparlante, per questo, in segno di unità, ad aprire la marcia ci sono rappresentanze di tutti i partecipanti alla manifestazione. Nel corteo, tra le tante bandiere, spiccano quelle dei comitati ‘no grandi navi’ e ‘no corridoio Roma-Latina’ mentre per il Sud ci sono i ‘no Ilva di Taranto’ e i ‘no Muos’. Alla manifestazione, che da piazza della Repubblica arriverà a piazza San Giovanni, erano attese circa 30mila persone.

Anche una gigantografia di Lorenzo Orsetti, il giovane italiano morto in Siria mentre combatteva a fianco dei curdi per sconfiggere lo Stato Islamico, campeggia al centro della marcia. Sul manifesto, tenuto in mano dagli studenti nella parte romana del corteo, c’è la scritta ’Lorenzo Tekoser Orsetti, Sehid Namirin’ (i martiri non muoiono mai ndr) sotto alla foto del giovane. “Ricordiamo Orso Tekoser – dicono gli organizzatori – morto mentre combatteva per tutti noi”.

Presente alla marcia anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. In un video pubblicato sulla pagina Facebook il primo cittadino ha spiegato le ragioni della sua presenza. “Oggi siamo qui – ha detto il sindaco partenopeo – per lottare per i diritti, per la giustizia sociale, per l’acqua pubblica, per la terra, contro le grandi opere inutili. Di legge ce ne vuole una in Italia e non solo in Italia, quella per la messa in sicurezza delle nostre terre. Bisogna dare potere a chi potere non ha ed unire le lotte. Napoli è presente, noi ci siamo e di questo siamo orgogliosi”.

Piloti e assistenti di volo lunedì in sciopero

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Stop di 4 ore dei piloti e gli assistenti di volo di Anpac e Anpav. A confermare lo sciopero sono le due associazioni professionali all’indomani della firma dell’accordo, al ministero del Lavoro, che proroga per altri 6 mesi il regime di cigs, che interesserà 830 lavoratori. “Nonostante l’accordo – dicono – ci sono ancora tanti dubbi sulla gestione della società ed è urgente avviare la nuova Alitalia in netta discontinuità per rilanciarla“.

Nella tarda serata di ieri , al termine di una trattativa durata quasi 12 ore, Anpac e Anpav, hanno responsabilmente deciso, sottolineano in una nota congiunta, di sottoscrivere in sede ministeriale l’accordo di proroga della cassa integrazione per 70 comandanti e 60 assistenti di volo. “Anpac e Anpav, in rappresentanza dei piloti e degli assistenti di volo di Alitalia Sai e Alitalia Cityliner, in considerazione del fatto che l’atteggiamento del management in amministrazione straordinaria non ha consentito di superare le attuali criticità, sono quindi costrette a confermare lo sciopero di quattro ore previsto per il prossimo 25 marzo”.

La ricerca spasmodica di incrementare i ricavi attraverso un’azione commerciale confusa e poco attenta al risultato economico finale delle azioni intraprese genera molta preoccupazione. Prova ne è la costante perdita finanziaria di oltre 400 milioni all’anno che permane invariata ed il livello di insoddisfazione del personale navigante che permane inalterato”, sottolineano le due associazioni.

“Auspichiamo che il Ministero dello Sviluppo Economico guidato dal ministro Di Maio definisca in tempi brevissimi l’azionariato della Nuova Alitalia per procedere speditamente alla indispensabile discontinuità di gestione per generare le condizioni per un concreto rilancio di Alitalia quale compagnia di bandiera nazionale”, concludono Anpac e Anpav. .

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24 Marzo 2019