Vi presento l’«Apparizione della Vergine a san Bernardo», dipinto di Filippino Lippi datato al 1482-1486 e conservato nella Badia Fiorentina a Firenze.
Una leggenda racconta che San Bernardo, profondo devoto e cantore della Vergine, salutasse ogni effige mariana con le parole dell’angelo: «Ave Maria!». Un giorno dopo aver ripetuto il consueto saluto si sentì rispondere dalla Vergine: «Ave Bernardo!».
Il quadro del Lippi intende immortalare proprio questa intimità di rapporto che legava il monaco e Maria: Bernardo, vestito con il tipico abito bianco dell’Ordine dei Cistercensi, è raffigurato curvo su un leggio improvvisato con un nodoso tronco di albero, su cui sono posti il libro con le omelie dedicate alla Vergine e altri libri che rimandano alla Bibbia; il santo, mentre medita e contempla la Scrittura, solleva il capo aureolato e, con un gesto di stupore, si rivolge alla Vergine.
Un atteggiamento singolare che emerge dal Vangelo è l’attenzione che la Madonna aveva per la Parola di Dio, tanto che Luca scrive: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». Nel dipinto, infatti, Maria guarda Bernardo negli occhi e lo riporta alla Parola: la Vergine la indica con una mano, mentre l’altra è portata al cuore. È come se l’autore invitasse così a seguire l’esempio di Maria, che ricerca il senso profondo della Parola, come ha fatto anche San Bernardo, arrivando a comprendere ancora di più il mistero di Cristo. «Bisogna arrivare a credere come ha creduto la Madonna per amare come ha amato Lei» (Edward Poppe).
I colori delle vesti di Maria sono quelli della tradizione: il rosso della carità e dell’umanità e il blu della divinità che, come un mantello, la riveste; un velo trasparente, sapientemente realizzato, le ricopre il capo, scendendo verso il basso. Maria è accompagnata da quattro angeli variamente raffigurati (alcuni critici hanno ipotizzato che il volto della Vergine e quello degli angeli sarebbero ritratti della moglie e dei figli del committente), ed appare a Bernardo non giungendo dal cielo ma come incedendo verso di lui: ciò sottolinea che anche lei ha peregrinato nella fede, ha scoperto in maniera progressiva la volontà di Dio nella sua vita ed ha sperimentato dubbi e fatiche tra le scelte quotidiane.
Il suo cammino faticoso l’ha portata a raggiungere il traguardo verso cui ogni uomo è incamminato e per questo l’itinerario da lei proposto si pone come scuola autorevole e credibile. La vittoria della sua fede è testimoniata nella tela del Lippi da un diavolo posto proprio alle spalle di San Bernardo: visto vanificato ogni tentativo di corruzione dell’anima del monaco, morde sconsolato le catene, simbolo del male che sempre fa male a chi lo compie e che cerca sempre di legare l’uomo a una vita infelice e mai appagata. A ciò allude anche la presenza sinistra di un gufo a fianco del diavolo. Le catene rimandano anche alla condizione della schiavitù, come ricorda Gesù nel Vangelo di Giovanni: «In verità, in verità vi dico chi commette il peccato è schiavo del peccato». È importante ricordare come ci possano anche essere forme di schiavitù subdole, che apparentemente non sembrano tali: «sarà sempre uno schiavo chi non sa vivere con poco» (Orazio).
Al dialogo di sguardi fra la Vergine e san Bernardo fa da sfondo un panorama armonioso e bello entro il quale un gruppo di monaci davanti a un monastero sta a rappresentare il celebre motto benedettino «ora et labora». Due dimensioni esprimono così sinteticamente la totalità dell’esistenza umana: la vita monastica è rappresentata, non tanto quale «fuga-mundi», ma nella sua espressione più genuina e cioè come tensione a una vita piena e perfetta, ad una completa e radicale imitazione di Gesù. Nel quadro di Filippino, la visione di Bernardo e la sua comunione con Maria non sono estranee alla vita laboriosa e quieta che si dipana nel quotidiano dei confratelli: in alto, due contemplano il cielo, altri due parlano e ancora più in alto due monaci trasportano un compagno verso il monastero. Quando nel mondo preghiera e impegno nascono da un’amicizia sincera e profonda con Gesù e dal desiderio di costruire rapporti veri con i fratelli, allora si tratta di autentica esperienza di vita.
La figura in basso, Pietro del Pugliese, è il committente: contempla la scena e con le mani giunte invita alla preghiera e alla consapevolezza che una vita felice e realizzata non è acquisizione scontata ma è tensione verso una meta mai raggiunta eppur sempre vicina per grazia e per dono.
Sul piccolo cartiglio al di sopra del capo di Bernardo è riportata una massima di Epitteto, filosofo stoico del II secolo: «Sustine et abstine», «Sostieni e rinuncia». Tale verso, in sintonia con gli insegnamenti di san Bernardo, è come un segnale indicatore per coloro che contemplano e si lasciano conquistare dalla bellezza della tavola: la «rinuncia» non è rinnegamento della propria natura umana o della propria corporeità, ma è invece un prezioso mezzo per «sostenere» la tensione verso la bellezza di una vita piena e feconda. Bernardo vince la tentazione, personificata dai demoni alle sue spalle, grazie a una vita mortificata. Non bisogna farsi illusioni, il male ha un suo fascino verso il quale sperimentiamo un’attrazione e per resistere e non cadere nella sua rete, sono necessari vigilanza e impegno.
Grazie per la tua attenzione.