Nonostante i giorni al governo di Cristina Kirchner siano ormai giunti al termine, l’Argentina non vuole – o forse non riesce – a dimenticare quella che è stata la sua prima presidentessa eletta. Non tuttavia a causa della sua eredità politica, o del contributo che ha reso alla vita sociale e civile del Paese, ma per una ragione ben più grama: i numerosi scandali che continuano a riguardarla da vicino. Negli ultimi giorni, infatti, una nuova vicenda giudiziaria ha coinvolto la Kirchner, che è stata rinviata a giudizio per corruzione in seguito ad una decisione della magistratura federale. Sebbene l’ex presidentessa non potrà finire in carcere a causa dell’immunità parlamentare di cui gode, e sebbene la data della prima udienza non sia ancora stata resa nota, il processo (a cui verranno sottoposti anche l’ex ministro dell’interno Julio De Vido e il popolare imprenditore Lazaro Baez) non ha potuto far a meno di interessare fortemente l’opinione pubblica di tutta l’America Latina. Per alcuni la Kirchner è vittima di una brutale persecuzione basata sul maschilismo e sull’odio politico di “Propuesta Republicana” (il partito attualmente alla guida del Paese), per altri è invece una dirigente disonesta che con la sua condotta ha umiliato l’Argentina e impoverito il suo popolo. Non sappiamo quale sia la verità, e forse non la conosceremo mai fino in fondo. Eppure, pur con le sue contraddizioni, l’ex presidentessa negli ultimi anni ha dimostrato di essere, nel bene e nel male, una figura centrale del proprio Paese: la sua proverbiale capacità di far parlare di sé si è rivelata un’abilità che perfino i suoi detrattori politici sono stati costretti a riconoscerle nel corso degli ultimi anni.
Nata il 19 febbraio 1953 a La Plata, la città che 34 anni prima aveva dato i natali anche ad Eva Peron, Cristina non era che la figlia di un umile autista e di una sindacalista locale. Conseguito del diploma come perito commerciale, tuttavia, decise d’iscriversi (sempre a La Plata) alla facoltà di giurisprudenza e lì, sia sul piano politico che su quello personale, arrivò la svolta. Fin da subito, malgrado la fervente contrarietà del padre, Cristina iniziò a partecipare a una serie di movimenti di protesta legati agli ambienti radicali, tra i quali spiccano la “federazione studentesca per la rivoluzione nazionale” e le “forze armate rivoluzionarie”. Grazie a queste esperienze, Cristina iniziò a farsi apprezzare dai suoi coetanei per la sua determinazione, la sua grinta e la sua capacità di combattere per le proprie idee. In modo particolare, ci fu un ragazzino di simpatie peroniste e di tre anni più anziano di lei che, notando i suoi talenti, se ne innamorò. Quel ragazzo si chiamava Nestor Kirchner, e sarebbe diventato il presidente della Repubblica Argentina.
La storia d’amore fra i due fu travolgente: uno di quegli amori ai quali è difficile resistere, che non ammettono temporeggiamenti o esitazioni. I due si fidanzarono e, dopo appena sei mesi, convolarono a nozze. Insieme, dopo la laurea in giurisprudenza, aprirono un piccolo studio legale nella fredda e selvaggia Patagonia. Erano anni duri per il Paese: il dittatore Videla aveva da poco preso il potere con la forza, instaurando in Argentina una dittatura basata sul sangue e sulla violenza. Malgrado la coppia, ovviamente, fosse contraria alle politiche di Videla, bisogna segnalare che la sorella di Nestor, Alicia, era invece molto vicina al regime, al punto da ricoprire un incarico come sottosegretario nella provincia di Santa Cruz.
Ad ogni modo, il regime militare non durò in eterno. Così, quando in Argentina venne finalmente ripristinata la democrazia, marito e moglie, forti della popolarità acquisita come avvocati, non esitarono ad iscriversi e a frequentare il partito giustizialista. Buffo pensare che Cristina Kirchner abbia iniziato la sua carriera politica con un partito chiamato in quel modo, visti i guai giudiziari che avrebbe dovuto affrontare in seguito. Ad ogni modo, nell’87 Nestor venne eletto sindaco della sua città d’origine, Rio Gallegos, divenendo nel giro di soli 4 anni il governatore dell’intera provincia; un incarico che avrebbe mantenuto fino al 2003, anno in cui sarebbe stato eletto come 55° Presidente dell’Argentina.
Com’è facile immaginare, nel corso degli anni Cristina non si è limitata ad essere la semplice e devota moglie di un uomo di potere: già dal 1989 si è candidata con successo presso la camera dei deputati. Negli anni successivi ha ricoperto numerosi incarichi parlamentari, venendo eletta nel ‘95 prima e nel 2005 poi come senatrice… in quest’ultima occasione, prevalendo per soli ventisei voti contro un’altra first lady, Hilda De Duhalde, moglie del più famoso Eduardo Duhalde.
Nel giugno 2007, a sorpresa, Nestor Kirchner ha deciso di non ricandidarsi per le successive elezioni presidenziali. È stata dunque sua moglie a prendere il suo posto alla guida del partito giustizialista. Forte del sostegno politico di donne conosciute in tutto il mondo, come Hillary Clinton, Segolene Royal (all’epoca leader del partito socialista francese) e la presidentessa cilena Michelle Bachelet, Cristina ha ottenuto una netta vittoria alle elezioni di ottobre, un trionfo confermato anche nel corso delle presidenziali di quattro anni dopo, dove è riuscita a prevalere sugli avversari nonostante il dolore per la recente scomparsa del marito a causa di un infarto. Il suo governo è stato contraddistinto da una forte lotta contro la povertà nelle zone urbane del Paese, dall’introduzione di un assegno mensile destinato alle famiglie in difficoltà e dalla nazionalizzazione di numerose industrie energetiche.
Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, fino a quando la crisi economica globale non ha messo in ginocchio la finanza Argentina, costringendo il governo a dare il via ad un aumento esponenziale del debito pubblico (nel 2014 il Paese è addirittura andato in default tecnico) e a una forte crescita dell’inflazione. La Kirchner ha tentato di compensare le difficoltà economiche attraverso una serie di riforme strutturali, tra cui una modifica della costituzione che, se approvata, le avrebbe consentito di rimanere in carica per ben oltre i due mandati previsti dall’attuale legge. Quando, tuttavia, il parlamento non le ha concesso la maggioranza dei due terzi necessaria per un simile cambiamento, la Kirchner si è dovuta arrendere a un inevitabile declino politico, culminato con il suo abbandono della Presidenza nel 2015.
Da allora, molte cose sono successe. Il procuratore Alberto Nisman ha accusato l’ex presidentessa di aver nascosto le prove di un coinvolgimento dell’Iran in un attentato nel centro ebraico di Buenos Aires, al fine di ottenere in cambio barili di petrolio a prezzi vantaggiosi. Nel corso delle indagini, il corpo del procuratore generale Alberto Nisman è stato ritrovato senza vita, il tutto poche settimane prima che si recasse in Parlamento per formulare le accuse contro la Kirchner; malgrado le autorità abbiano reso noto che si sia trattato di un suicidio, sono in molti ad essere rimasti perplessi e sospettosi in seguito al brusco sviluppo degli eventi.
L’ex presidentessa è stata inoltre accusata di destinare gran parte delle sue finanze a calzature, gioielli e capi d’abbigliamento d’alta moda, per i quali ha ammesso lei stessa di nutrire una sfrenata passione. La Kirchner non solo non indossa mai due volte lo stesso abito, ma in più occasioni, anche quand’era al governo, è arrivata in ritardo agli impegni istituzionali o ai vertici internazionali per via dei suoi “tempi di vestizione” non esattamente rapidi. “Cristina ha utilizzato il suo stile e la sua sensualità come potenti armi per realizzare i suoi obiettivi” ha scritto di lei il Times nel 2007.
In questi giorni, è arrivata l’ennesima brutta notizia per una donna che, nel corso degli anni, ha perso non solo il proprio potere, ma anche l’amore di gran parte del suo popolo. Non sappiamo se le accuse di corruzione si riveleranno fondate o meno, come non sappiamo se fondate o meno siano le critiche, i giudizi e gli attacchi personali ai quali ha dovuto rispondere nel corso degli anni. Ciò che è certo, è che una delle più invidiate e apprezzate personalità al mondo, una delle poche donne in grado di giungere addirittura a guidare il governo della propria nazione, si trova adesso nell’occhio del ciclone. E questo dovrebbe farci riflettere su quanto sia facile, in questo mondo, veder polverizzata in poco tempo la propria eredità politica e distrutto il proprio successo. Anzi, distruggere il proprio successo sembra essere addirittura più semplice che conquistarlo.