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ARGENTINA, LA GRAVE SITUAZIONE ECONOMICA E LA STRADA VERSO LE ELEZIONI

È iniziata lentamente, e tra tantissime incognite, la strada che porta alle elezioni presidenziali argentine calendarizzate per il prossimo 22 ottobre, con eventuale ballottaggio il 19 novembre. Tappa cruciale prima della tornata elettorale saranno le primarie che andranno in scena il 13 agosto, obbligatorie per tutte le forze politiche.

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La situazione attuale vede il presidente peronista in carica, Alberto Fernández, che ha già annunciato che non si ricandiderà, lasciando un vuoto pesante nella sinistra argentina. A pesare sulla rinuncia del Presidente vi sono scelte discutibili in materia economica ed i dissidi interni alla coalizione di governo soprattutto tra Alberto Fernández e la vicepresidente, nonché ex Presidente argentina dal 2007 al 2015, Cristina Fernandez de Kirchner. Proprio Cristina de Kirchner, che gode di ampia popolarità ed un buon bacino elettorale nell’ala più radicale dei peronisti, ha annunciato anch’essa la rinuncia a ricandidarsi per via di svariati problemi giudiziari.

Così la sinistra argentina si trova ora in una situazione di incognita assoluta, senza un candidato chiaro per le presidenziali del prossimo 22 ottobre, ne tanto meno per le primarie in agosto. L’incertezza ovviamente non va a beneficio dei peronisti e secondo lo studio del Centro Estratégico Latinoamericano de Geopolítica il 77% degli argentini valuta negativamente il governo sostenuto dall’alleanza Frente de todos e guidato dal Partido Justicialista.

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Al momento con Alberto Fernández e Cristina de Kirchner autoesclusi dalla corsa per la Casa Rosada sono tre i nomi possibili per le primarie Paso (Primarias, abiertas, simultáneas y obligatorias). Il primo è quello del ministro dell’Economia Sergio Massa, seguito dal governatore della provincia di Buenos Aires Axel Kicillof, economista ed ex ministro ed infine la possibile sorpresa Máximo Kirchner, figlio dei due ex presidenti e che gode di un’ottima base elettorale nelle organizzazioni e movimenti argentini.

cms_30517/4.jpgMeglio definita la situazione nella destra argentina. Qui il nome più forte al momento, anche nei sondaggi, è quello del deputato ed economista Javier Milei. Fondatore e leader del Partido Libertario (PL), collocato da molti nell’estrema destra, Milei è molto popolare in Argentina per la figura mediatica e comportamenti sopra le righe. Oltre a ciò gode di ottimo consenso elettorale, 31% a febbraio, e sponsorizza la dollarization dell’economia come antidoto all’inflazione. Come seconda forza della destra si sta imponendo Juntos por el cambio, partito liberale guidato dall’ex presidente Mauricio Macri che ha già rinunciato alla corsa presidenziale, e che riscontra un buon consenso nella figura di Patricia Bullrich, Ministra della Sicurezza durante l’amministrazione Macri tra il 2015 ed il 2019. Infine un’ultima figura che spera di insediarsi alle primarie è quella del sindaco di Buenos Aires Horacio Rodriguez Larreta.

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Al di là dei possibili concorrenti per le presidenziali di ottobre, l’Argentina deve fare i conti con una situazione economica molto preoccupante. L’inflazione galoppante del Paese sudamericano, causata essenzialmente dall’insostenibilità del debito pubblico, ha numeri vertiginosi: sui 12 mesi il tasso inflazionistico ha raggiunto quota 108,8%, terzo valore al mondo dietro Venezuela e Libano, mentre ad inizio maggio si è attestato a 104% con una lievitazione enorme da marzo, quando l’inflazione era al 99%. Altri numeri preoccupanti arrivano dall’aumento generale dei prezzi al consumo, che vede l’Argentina tristemente al secondo posto dietro al Libano e davanti a Zimbabwe e Iran. Ovvia conseguenza dei tanti problemi economici argentini, è il livello di povertà in costante aumento nel Paese. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica argentino (Indec), a fine 2022 la povertà ha raggiunto il 40% della popolazione Argentina, ovvero più di 18 milioni di persone. Con lo stato attuale delle cose, sempre secondo lo studio del Centro estratégico latinoamericano de geopolítica, il 70% degli argentini vive le vicende dell’attualità con “rabbia, delusione o incertezza”.

Con questo contesto, tutt’altro che rassicurante sia dal punto di vista politico sia economico, l’Argentina si avvia verso le primarie di agosto e le presidenziali di ottobre, con la speranza di trovare qualcuno che sia in grado di risolvere i molteplici problemi del Paese e del popolo argentino.

Data:

17 Maggio 2023