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ARMENIA-AZERBAIJAN, GUERRA APERTA

La tregua tra Armenia e Azerbaijan non regge. Sabato i due Paesi si erano accordati, con la mediazione della Russia, per un cessate il fuoco che consentisse lo scambio di prigionieri e di feriti, ma gli scontri sono ripresi quasi subito. Dimostrazione, questa, del fatto che la situazione nel Nagorno-Karabakh sta precipitando vertiginosamente, con i due Stati contrapposti che non solo violano entrambi qualsiasi richiesta di cessate-il-fuoco, ma si accusano anche a vicenda di farlo, in uno scarica barile di responsabilità che è utile solo a trovare sempre una scusa per attaccare. Al Jazeera scrive che secondo il governo dell’Azerbaijan dall’inizio degli scontri sarebbero morti più di 40 civili azeri e 200 sarebbero stati feriti. Le fonti, però, risultano ben poco attendibili e, vista la pericolosità della zona, è molto difficile per la stampa internazionale indipendente reperire informazioni valide.

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La paura è non solo che il conflitto possa tornare alle dimensioni degli anni ‘90, quando causò oltre 30.000 vittime, ma, ancora peggio, che possa estendersi oltre i confini entro i quali è al momento circoscritto: con la Russia dalla parte armena e la Turchia che sta con gli azeri, si teme che la miccia possa scoppiare in qualsiasi momento, causando un disastro di portata globale. Nel frattempo, le forze armate armene e azere continuano ad essere impegnate senza sosta.

Echi dei bombardamenti sono stati uditi nella città azera di Barda, non lontano dalla linea del fronte, mentre nella principale città del Karabakh, Stepanakert, un fotografo dell’agenzia Afp ha sentito i suoni delle bombe provenire dalla direzione della città di Hadrut. L’agenzia Interfax riporta la dichiarazione dell’addetto stampa del presidente non riconosciuto della Repubblica del Nagorno-Karabakh (NKR), Vahram Poghosyan, che parla di “ostilità su vasca scala”. “Il nemico ha concentrato numerose truppe in questa zona e sta cercando di entrare in città: l’esercito di difesa del Karabakh sta combattendo ferocemente per ogni pezzo di terra“, ha affermato Poghosyan. I ministri degli Esteri russo e turco, al termine di una telefonata, hanno invitato le due parti alla “necessità di rispettare rigorosamente le disposizioni” dell’intesa: appello, questo, rimasto evidentemente lettera morta.

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Data:

12 Ottobre 2020