L’Italia, terra di santi, poeti e navigatori, è anche il paese dei dialetti. In tutto il Belpaese se ne conteranno centinaia. Nonostante questa nostra peculiarità l’uso del dialetto è in lenta ma costante flessione. Dagli ultimi dati pubblicati dall’Istat oltre la metà della popolazione italiana parla in prevalenza l’italiano in famiglia. Sempre secondo l’Istat a tenere alto il blasone dell’uso del dialetto sono soprattutto le donne. Se poi si guarda all’uso del dialetto all’interno delle nuove generazioni ci si avvicina a una lenta e inevitabile scomparsa o, nella migliore delle ipotesi, ad una versione riadattata e reinventata attraverso una nuova italianizzazione di termini dialettali.
Le cause di questo declino sono da ricercare sia nella scomparsa di anziani poco scolarizzati che per secoli hanno conservato e tramandato questo enorme patrimonio linguistico, sia nell’avanzare tra i giovani dell’uso delle nuove tecnologie, strumenti in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza comunicativa. Se il dialetto non va verso le nuove generazioni e rischia dunque di perdersi, in alcuni casi le nuove tecnologie possono farsi veicolo di diffusione delle antiche e vernacolari memorie linguistiche. Un esempio di questa opera di recupero delle nostre tradizioni è quello di un programmatore friulano 43enne che ha ideato, sulla falsariga della ben nota piattaforma di condivisione, Facecjoc. Questo social rispetto al suo ben più conosciuto e frequentato “cugino” ha funzioni e scopi diversi: diventare un luogo che possa facilitare l’uso del dialetto nelle nuove generazioni. Si sfrutta dunque il patrimonio infinito dei media digitali per trasmettere un sapere che altrimenti rischierebbe l’estinzione.
Ogni utente attraverso una lista che si aggiorna di continuo ha la possibilità di navigare attraverso l’uso di un dialetto locale tra il friulano, il romanesco, il toscano e molti altri. Ma questo social, oltre a difendere da una probabile scomparsa il dialetto locale sparso in tutto lo Stivale, ha anche il nobile scopo di far conoscere ai tanti ragazzi presenti in Rete il territorio in cui vivono attraverso una serie di informazioni sugli usi e i costumi locali, un incontro insomma tra persone attraverso i dialetti. La risposta degli utenti non si è fatta attendere: in poco più di un paio di mesi la piattaforma ha già più di un milione di iscritti. Non solo. Inglesi, russi e turchi già si sono attivati per creare delle versioni internazionali di Facecjoc, un social che con il tempo potrà essere anche un valido strumento di integrazione tra lingue e culture diverse.