Oggi il rapporto tra uomo e natura è di grandissima attualità e ha da sempre affascinato antropologi, biologi e naturisti che sono interessati da sempre a comprendere questo legame che a volte si tramuta anche in conflitto.
E’ capitato ad ognuno di noi di rimanere incantati dalla bellezza di un paesaggio, dai colori di un giardino fiorito in primavera, dal rosso di un tramonto tra le distese di una collina.
Le meraviglie che da sempre ci regala la natura sono sempre in grado di provocarci stupore anche se l’uomo continua a violentarla incessantemente.
Dove si apre una riflessione sull’essere umano , l’arte entra sempre in gioco anche perché la natura è la prima musa ispiratrice di alcuni degli artisti piu famosi al mondo, ed e, per questo che ho voluto selezionare alcune opere che ci faranno capire meglio come è la natura stessa ad essere una vera e propria opera d’arte.
CLAUDE MONET “Il giardino dell’artista a Giverny”
E’ un dipinto a olio su tela (81 x 92 cm) realizzato nel 1900 ed è conservato nel Musée d’Orsay di Parigi.
Il contrasto della tavolozza eliotropica e dei percorsi rossi è ravvivato da un giardino fiorito e da quel pezzo di verde opaco che è visibile sullo sfondo. Monet preferiva non la disposizione caotica delle aiuole, ma la loro precisa geometria. E qui, le piante iris sono piantate in strisce regolari, come una torta a strati con prugne – uno strato di pasta, uno strato di bacche. Una deliziosa combinazione di colori non lascia spazio alla fuliggine di carbone nero. In realtà, questa era l’idea dei primi impressionisti: niente oscurità e catrame
PAUL GAUGUIN “Paesaggio taithiano con montagna”
Nel’opera lo scenario del formato oblungo rifulge di luminosi e realistici colori “paradisiaci”. La scala cromatica contiene in sé l’aura di un’atmosfera preziosa, fresca, superlativa e, in un certo senso, “adamitica”. Il paesaggio diviene la quintessenza della purezza e dell’armonia. Le tracce della povertà non vengono però cancellate del tutto; il fatto che nella composizione faccia la sua comparsa una minuscola figura maschile recante due fardelli, suggerisce che anche in questo spazio fuori dal tempo è necessario lavorare per sopravvivere.
VINCENT VAN GOGH “Campo di grano con volo di corvi”
Campo di grano con volo di corvi è giustamente considerato come il testamento spirituale di Vincent Van Gogh (1853-1890). Lo dipinse subito prima di morire. Secondo alcuni critici si tratterebbe dell’ultimo quadro dell’artista, che lo avrebbe realizzato come preannuncio del suo suicidio o come ideale lettera di addio. È comunque la più efficace rappresentazione del dramma interiore che lacerava il pittore in quei giorni, quando più che mai si sentiva solo e sfinito. Van Gogh la dipinse riversandovi tutta la disperazione, la rabbia e persino il rancore che lo tormentavano. Un campo di grano giallissimo, tagliato da tre viottoli che vanno in direzioni diverse, appare scosso dal vento, come un mare agitato; uno stormo di corvi neri, resi con semplici linee nere zigzaganti, si leva in un basso volo scomposto, come di avvoltoi che planano verso un cadavere. Una tempesta, quasi presaga di lutto, incombe su questo paesaggio, anticipata da nubi nere e minacciose. Tutta la scena, realizzata con un autentico furore creativo, è composta da pennellate rabbiose, che seguono le direzioni dei piani prospettici o si accavallano.