Me lo chiedo ogni volta che guardo un dipinto e sento il cuore fremere, ogni volta che ascolto una melodia che mi fa chiudere gli occhi, ogni volta che leggo un verso, nei silenzi in cui il cuore sembra ascoltare l’eco del tempo : che sarebbe stata l’arte, la musica, la poesia senza l’amore? Forse il mondo sarebbe rimasto un luogo più muto, meno ardente. Forse la bellezza, quella vera, non avrebbe trovato mai forma. Non è solo un interrogativo poetico ma un’urgenza umana. L’amore che sia spirituale o carnale, ideale o tormentato, presente o perduto è la linfa che ha nutrito ogni forma di espressione artistica. Da un affresco antico a una sonata romantica, da un verso medioevale a un romanzo moderno , tutto ciò che l’uomo ha creato per elevarsi dalla materia, nasce da un battito del cuore. Perché l’amore è stato e resta, la prima scintilla di ogni gesto creativo. Quando l’uomo ha cominciato a graffiare le pareti delle grotte, forse non raccontava solo la caccia o il cielo: forse tracciava anche la nostalgia, il desiderio, la perdita. Da sempre, l’arte è la lingua dell’anima, e l’amore il suo accento più profondo.

Nell’antica Grecia l’amore era molteplice: Eros, philia, agape. Non solo un sentimento, ma un ventaglio di emozioni che accarezzavano l’anima e corpo; era una forza divina, capace di fondare cosmogonie e far tremare gli dei. Platone, nel “Simposio”, lo descrive come un impulso verso la bellezza eterna, una scala verso il divino: dall’attrazione del corpo si sale fino alla contemplazione dell’idea di Bellezza; Saffo, poetessa di Lesbo, canta l’amore con una tenerezza ardente, scolpita nei secoli: “Mi sembra pari agli dei, l’uomo che ti siede accanto…”; Catullo, romano, è più terreno, umano, fragile: “Odi et amo”, amore e odio nello stesso respiro; in Virgilio, Didone si consuma d’amore per Enea e muore per lui.
L’arte antica raffigurava l’amore nei miti, nei corpi intrecciati, negli sguardi scolpiti nei marmi.
Nel buio apparente del Medioevo si traveste d’onore, misticismo, sublimazione. È l’amor cortese dei trovatori, l’amore inaccessibile, quasi sacrale, che non poteva compiersi nel corpo ma si consumava nell’attesa.

È in quel tempo che nasce la figura dell’amata come specchio del divino: Beatrice per Dante, Laura per Petrarca. E poi Tristano e Isotta, in cui l’amore è destino, veleno e salvezza insieme.
Nel Rinascimento, l’amore si trasforma in forma perfetta: Botticelli dipinge” La nascita di Venere”: non solo un corpo, ma un’idea, un’emozione; Leonardo cerca l’anima attraverso i volti, Raffaello dipinge la dolcezza dell’amore nella grazia delle Madonne; Michelangelo scolpisce il desiderio e la spiritualità nei corpi nudi. L’amore torna ad abitare la carne, ma resta anche idealizzazione, armonia.

Nel Barocco, l’amore si fa estasi, contrasto, teatralità: Bernini scolpisce l’amplesso mistico tra l’umano e il divino:” L’Estasi di Santa Teresa” vibra di sensualità e trascendenza; Caravaggio immerge l’amore nella luce e nel sangue. In letteratura, l’amore si mescola a intrighi, a passioni fatali, a confessioni, l’epoca di Romeo e Giulietta; è l’arte della vertigine.

Nel Romanticismo, l’amore diventa abisso e libertà: Goethe, con il suo” Werther” scolpisce l’amore che uccide; Byron ama nell’esilio, Leopardi ama nell’assenza, nell’infinito desiderio mai colmato; Baudelaire canta un amore decadente e carnale, profumato di morte e di fiori:”Les Fleurs du mal”:”tu m’as donné ta boue et j’en ai fait de l’or”; “Nell’Ottocento russo, l’amore è al centro delle grandi tragedie letterarie: Tolstoj in “Anna Karenina “descrive un amore che sfida la società ma ne viene schiacciato; Dostoevskij in” Delitto e castigo “, fa dell’amore la via della redenzione: l’amore di Sonja per Raskolnikov salva un’anima spezzata; Proust lo cerca nel tempo.

Nella pittura viviamo tra passione e destino nel “Bacio “ di Hayez, un gesto d’amore, in” The Lover “ di Renoir, l’amore è una condizione dell’anima; nella scultura di Rodin “Il Bacio “ è puro ardore; Canova invece con “Amore e Psiche “ ci racconta un amore celeste in bilico tra umano e divino. Modigliani dipinge volti amati con occhi senza pupille, come se l’amore vedesse oltre; Klimt con il”Bacio “, incornicia l’amore nell’oro dell’eternità.

La musica, è forse l’arte che più assomiglia all’amore: non si vede, ma si sente, è come una carezza, un tremore, un richiamo. E cosa, se non l’amore ha ispirato le più grandi composizioni della storia: Monteverdi, l’amore eterno nell’“ Orfeo “; Bach scriveva”Soli Deo Gloria “,per lodare Dio , in certe “fughe” nel modo in cui le voci si intrecciano, si può sentire l’amore divino; Mozart in alcune arie, come”Porgi amor “, racconta il desiderio con la grazia più pura; Beethoven, più sordo, ha udito e composto l’amore in ogni suo slancio: nel secondo movimento della “Sonata al chiaro di luna “, o nell’Inno alla gioia “che è un inno anche all’unione degli spiriti; Chopin scrive” notturni” per George Sand, come confessioni, Ceaicovsky costruisce con la sua” Patetica “un addio struggente a un amore soffocato, forse mai dichiarato, forse proibito, e nella “Fantasia “Romeo e Giulietta “ ha creato una delle più belle musiche dedicate all’amore; Rachmaninov, nella “Rapsodia su un tema di Paganini”, soprattutto nella “Variazione 18,” crea una melodia in cui l’amore si fa sogno, vertigine, sospensione; e che dire dell “Adagietto “ di Mahler scritto per la moglie Alma, un amore sussurrato dalla melodia degli archi, ogni nota è un bacio sospeso, una promessa silenziosa; Wagner nel “Liebestod “ci dice che l’amore non si compie nel tempo, ma nell’eterno; “Bolero “di Ravel con il suo crescendo ipnotico è un ‘evocazione quasi erotica del desiderio: una melodia ossessiva, ripetuta che si carica a ogni battito, come il respiro che accelera, è il ritmo dell’attesa fino all’esplosione finale, un orgasmo orchestrale. L’opera romantica esplode con passioni estreme “La Traviata “, “Il “Rigoletto “ di Verdi “Tristano e Isotta “ di Wagner dove l’amore è più forte della morte.
L’amore si muove fra le note come una presenza invisibile, ma reale; lo senti nello struggimento di un violino solo, nella passione di un’aria d’opera, nel respiro di un pianoforte che sussurra nella notte; in tutte le sue metamorfosi, ha scritto la storia dell’arte, è stata musa, motore, abisso e cielo. E se oggi ascoltando, leggendo, guardando ci commuoviamo è perché, in quelle opere abita ancora l’amore e in fondo, anche un po ‘di noi.
Che sarebbe stata l’arte senza l’amore? Nulla.
Un silenzio. Un’ombra. Un gesto mancato.
Complimenti, Stella!! Articolo acuto, intelligente, esauriente. Uno sguardo panoramico sul linguaggio come eros e relazione.