NEW YORK FASHION WEEK
COLLEZIONI PRET-A-PORTER FALL-WINTER 2019/2020

Per il fashion system l’estate da venire è già un capitolo chiuso, il suo sguardo va oltre l’orizzonte di noi comuni fashioniste e si dà il primo appuntamento dell’anno con la moda che verrà e per dettare le tendenze che indosseremo il prossimo autunno-inverno ‘19/’20. La grande mela, dal sei al quindici febbraio scorsi, ha dato il via al fashion month che attraverso le passerelle di New York, Londra, Milano e Parigi, sfilata dopo sfilata, andremo alla scoperta della personale interpretazione di ciascun designer di tutti i trend da indossare il prossimo inverno. E’ un fashion month che si apre in sottotono per le assenze di grandi nomi come Calvin Klein che decide di saltare una stagione dopo il licenziamento del suo designer Raf Simons e di ritornare a settembre con un nuovo designer ancora top secret, Tommy Hilfiger che per quest’anno sceglie di presentare le sue collezioni alla fashion week parigina, la designer Victoria Beckham che ha deciso di stabilire definitivamente il suo quartier generale a Londra, la maison Escada e Rodarte che sceglie di presentare le sue collezioni nella città degli angeli, Los Angeles sempre più popolare e amata dal fashion system, ma in una Manhattan innevata e freddissima i re del fashion system americano come Tom Ford, Ralph Lauren, Jeremy Scott, Mark Jacobs e Michael Kors non hanno mancato di dare il loro personale contributo. I primi tre giorni di fashion week sono stati dedicati alle collezioni di pret-a-porter della moda maschile per poi lasciare spazio alle collezioni della moda femminile dove, nonostante il grande freddo, il protagonista della fashion week nwyorkese è stato lo street style, quello del variopinto popolo fashionista che gira intorno al fashion system quali le influencer, le it-girl o semplici fashion addicted che hanno fatto capannello fuori dalle sfilate sfidando tutto e tutti.
Anche quest’anno è la sfilata di Tom Ford ad aprire la fashion week della grande mela portando in passerella contemporaneamente le collezioni uomo-donna, una sperimentazione, quella di concentrare le collezioni uomo-donna per portare in un’unica volta i buyer e il mondo del fashion system senza dover richiamare tutti il mese dopo per le sfilate delle collezioni donna. Tom Ford con la maison Burberry, che già da tempo aveva adottato questa formula, saranno seguiti da Giorgio Armani nella fashion week milanese e dalla maison Gucci nella fashion week parigina, che per la prima volta porteranno in passerella in contemporaneamente le collezioni uomo-donna per il prossimo autunno-inverno. Tom Ford ha descritto le sue creazioni “delle creazioni legate alla sartoria e ad un certo spirito giovanile, dove c’è una languida sensualità e romanticismo”. Guardando le modelle sfilare in passerella la sensualità e il romanticismo si potevano respirare appieno attraverso i bellissimi pantaloni in satin di seta (tessuto che è stato un must dell’inverno che ci stiamo lasciando alle spalle e che sarà un must della bella stagione. Parola d’ordine: datevi al satin negli ultimi giorni di saldi!) da indossare risvoltati e indossati rigorosamente con décolleté open toe dalla punta squadrata e calza velata (la calza velata è stato un trend che molte influencer hanno già sfoggiato quest’inverno e che in verità ancora non ha contagiato lo street style, ma che promette per il prossimo inverno di essere il connubio perfetto di abiti, pantaloni e gonne). Le linee sono pulite, ma rese sensuali dal satin e la palette colori gioca molto sul total black con accenti al verde militare (un colore must have per la prossima primavera-estate e che ci porteremo anche nel prossimo inverno), al rosso rubino, al viola e al romanticissimo lilla, ma il tutto indossato preferibilmente in monocromatismo. La donna Tom Ford è una donna che sa essere sensuale, ma senza eccessi fashionisti, una collezione portabilissima che strizza l’occhio alle donne di oggi, dinamiche e moderne. L’accessorio che ha fatto impazzire tutte le influencer è stato il cappello modello borsalino in eco fur.
Alle ore nove e trenta del mattino seguente, stando al fuso newyorkese, il fashion system si dà appuntamento al nuovo Caffè Ralph Lauren in Madison Avenue per la colazione-defilè della maison che presenta la sua collezione primavera-estate ’19 in linea con la filosofia del brand, “see now, buy now”. Delle sorridenti modelle, circostanza più unica che rara, scendono le scale e sfilano tra i tavolini del caffè dove buyer, fashion editor, influencer e clienti selezionati che tra un cornetto e un sorso di caffè ammirano e acquistano gli outfit da indossare nell’imminente primavera-estate. Lo stesso Ralph Lauren a fine sfilata ha dichiarato: “ho voluto ricreare un’atmosfera più intima per condividere la mia esperienza in maniera più personale”. La collezione si rifà al glamour sfarzoso made stelle e strisce degli anni ottanta con tanto oro e nero, paillettes, tessuti metal e accessori vistosi che immediatamente hanno rievocato la perfida Alexis protagonista della serie TV Dynasty che proprio in quegli anni furoreggiava. Una collezione adatta più alle star di Hollywood che alle donne di oggi, hanno sfilato outfit da sogno, ma essenzialmente poco smart e ripiegati troppo su un passato dorato che difficilmente sarà replicabile.
Per il designer Jeremy Scott il prossimo inverno sarà “colorato” di bianco e nero, infatti per questa collezione abbandona i colori pop e le stampe visionarie che sono stati i tratti distintivi delle sue collezioni per portare in passerella abiti che ripropongono il bianco e nero del grafismo dei tabloid come il Daily News e il New York Post. In questa collezione al posto dei rassicuranti My Little Ponies o delle Barbie sui pullover, sui pantaloni, sulle giacche, sui cappelli e sugli abiti sono stampati titoli inquietanti come: “mercati in caduta libera!”. Lo stesso designer al termine della sfilata ha dichiarato: “la nostra società è ossessionata dai titoli scandalistici, dalle false affermazioni, dai contenuti sensazionalistici il cui unico scopo è prendere un click. Siamo stati manipolati al punto che la gente non ha più nessuna spinta a giudicare criticamente o a investigare”. Una collezione dove glamour e allure scompaiono per lasciar spazio alle atmosfere cupe del dark punk, ma anche una collezione rivolta a chi, anche attraverso la moda, vuole lanciare il proprio messaggio al mondo.
Le collezioni uomo-donna di Michael Kors Collection sono state un tributo agli anni ’70 e precisamente alla disco music di quegli anni. Le modelle che sfilano a ritmo della hit di Barry Manilow indossano abiti di paillettes, cappotti patchwork, eco fur oversize, tessuti metal, stampe floreali e tante piume, un inno al fashion style del mitico Studio 54. La palette colori riprende le nuance calde della terra, il verde militare, il rosso rubino con qualche accento di viola, anche per Kors le calze sono un accessorio imprescindibile per il prossimo inverno, ma in versione rete accompagnate dai mitici scaldamuscoli resi chic grazie all’uso del cachemire. Una collezione godibile e scanzonata, sarà una collezione che conquisterà le donne nostalgiche o innamorate mood seventy.
A chiudere questa gelida settimana newyorkese del pret-a-porter per l’autunno-inverno ‘19/’20 popolata più da sconosciuti che da grandi maison è stata la sfilata di Mark Jacobs all’Armory di Park Avenue alle diciotto in punto ora locale (la puntualità è merce rara quando si parla di fashion show). Il protagonista assoluto della sfilata è stato il buio, difatti le modelle uscivano al buio per essere illuminate solamente quando salivano in passerella accompagnate dalla musica di un quartetto d’archi. Anche la collezione, come la location, è stata una sorpresa per gli habitué dello stile firmato Jacobs, perché a differenza degli anni passati il designer ha abbandonato stravaganze ed eccessi stilistici. Hanno sfilato capi quasi austeri dal mood vagamente vittoriano sia per le linee che per la palette colori dove a farla da padrone, come il buio, è stato il nero. L’unico vezzo concesso alle donne dal designer sono state le piume e le bellissime cappe in stampa maculata, le linee sono essenziali, ma over e danno il meglio di se nelle bellissime maxi gonne rese sontuose dal sottogonna in tulle. E’ stata una piacevole scoperta questa visione chic e meno provocatoria di Mark Jacobs che ha suggerito alle sue clienti un’altra opzione fashion fatta di glamour senza per questo essere banali.
Al termine di questa fashion week si tirano le somme e si scopre che New York e più in generale il fashion system americano ne esce con le ossa rotte, pochi sono stati i fashion show di caratura e i tanti giovani designer in calendario che avrebbero dovuto portare nuova linfa e un mood contemporaneo alla moda americana non hanno brillato, ma che a ben guardare non hanno portato né sperimentazione, né tantomeno creatività. New York, è un dato di fatto, sta perdendo la sua leadership nel fashion system americano a causa della crescente popolarità di una città come Los Angeles sempre più amata per il suo personale lifestyle da designer del calibro di Tommy Hilfiger, Moschino e Saint Laurent che hanno scelto proprio la città degli angeli come location per i loro fashion show. La fashion week newyorkese si è tenuta in piedi, anche se in modo precario, grazie ai grandi big del fashion system americano, due su tutti, Tom Ford e Michael Kors, troppo poco per poter sperare di avere ancora un peso rilevante nel business mondiale del fashion system.
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