IL NOME DELLA VITA

Nelle notti gelide e nelle giornate avare di luce della stagione fredda la natura non fa venir meno il profumo delicato e il colore tenue di alcuni fiori capaci di resistere al gelo. Nemmeno l’inverno più intenso è del tutto privo di piccoli segnali da cui affiora la forza irresistibile della vita.
E persino il passo affrettato di chi tenta di sottrarsi alla morsa del gelo può essere rallentato, catturato da sapori e odori che ricordano la primordiale vocazione alla vita.
Non vi è stagione, non vi è tempo, non vi è realtà esistenziale che non rechi con sé un richiamo deciso a riaffrontare la sfida della vita. Anche quando tutto sembra azzerato o travolto da eventi in apparenza incontrollabili e devastanti.
E di più. Tale richiamo reca con sé un insopprimibile bisogno e determinazione ad affrontare la sfida non in qualche modo, ma con piena consapevolezza. O l’esistenza è un’attiva consuetudine a riconoscersi e a dare il nome giusto a persone e cose o vita non è.
La qualità di un’esistenza non può essere determinata dalla quantità di eventi vissuti o dal numero di risultati di successo ottenuti, ma dalla capacità di perseguire obiettivi, di interpretare valori, di condividere ideali in modo consapevole e responsabile. Dichiararsi soggiogati da circuiti esistenziali ingovernabili altro non è che ammettere la propria incapacità di coltivare e perseguire idealità capaci di incidere concretamente sul quotidiano. Parole e dichiarazioni d’intenti non bastano.
Forse è troppo difficile da riconoscere: ma se tutto confligge con le aspettative che si vorrebbero perseguire, se tutto ciò che è esterno sembra avere una forza superiore a ciò che è interno, probabilmente il profumo che viene da dentro e il fiore che germoglia nell’intimità non sono ancora sufficientemente radicati.
Forse, con altre parole, non si è ancora in grado di dare un nome a ciò che si prova dentro, a ciò che potrebbe davvero riempire di senso il tempo e la vita.
Solo nella libertà, quella interiore, solo nella verità di sé, è possibile che i pensieri del primo mattino e quelli della notte più profonda trovino parole giuste per diventare nomi, storia, vita. Solo da dentro viene la forza capace di alimentare, motivare e sostenere ogni cammino. Altrimenti, tutto resta fatica e insuccesso.
La vita non ha altro nome che quello che si è in grado di darle. Ciò che nome ancora non ha, assomiglia alla notte, alla non conoscenza, alla non consapevolezza e, perfino, alla non libertà.
Quando non si riesce più a vedere che il sole del primo mattino ha un colore diverso da quello di mezzogiorno, o a cogliere già al crepuscolo la prima falce di luna che si alza a custode dei segreti della notte, forse, vuol dire che si è smarrito il senso delle cose e del loro accadere. Quando non c’è più il tempo per una sosta silenziosa, forse il fare ha avuto il sopravvento sull’essere, l’apparenza sulla sostanza, l’aspettativa sulla libertà. Vivere non è la stessa cosa che sopravvivere.
Per cambiare non basta aspettare che passi il tempo, che trascorra l’inverno, che le difficoltà siano spazzate via dal tempo. Servono desideri quotidiani fedeli, scelti, confermati e attuati attraverso spazi ricercati, coltivati e alimentati da una fedeltà fatta di determinazioni concrete, costanti, coerenti.
Può sembrare assurdo: ma la vita di ogni giorno, che spesso sentiamo fredda, arida, insignificante può diventare sul serio il luogo privilegiato dove s’impara a star bene con se stessi, con gli altri, con il mondo che ci ospita, dove si può arrivare davvero ad accogliere in pienezza quel profumo capace di rendere più umano lo stesso esistere e far assaporare quella dimensione intima che, unica, appaga ogni più recondito desiderio.
Proprio nell’ordinario si cela il fuoco che accende i sogni, solo nel quotidiano acquista spessore la gioia, come una scala di fuoco musicale che accarezza e infiamma tutto ciò che può apparire feriale e abituale.
Non nasce dal nulla la gioia, la festa interiore, ma dalla passione, dall’incontro, dal contatto tra ciò che è altro e il fiume profondo che scorre dentro alla ricerca irrefrenabile delle acque grandi che danno sapore, conoscenza, spazio, prospettiva.
Scoprire l’insolito sotto il familiare, svelare l’inspiegabile sotto il quotidiano. Essere inquieto per ogni cosa abituale.
(Servizio fotografico realizzato da Marina Tarozzi)
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