CULTURA, UNA CHIACCHIERATA CON DONATO ROMITO, SCRITTORE DI “FANTASTICO RICORDO”

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Un romanzo di fantasia inciso nella storia di una Venezia misteriosa e che, come su un trapezio, oscilla volutamente tra sogno e realtà, “Fantastico Ricordo” è il romanzo di Donato Romito, classe ’55, commercialista con la passione per la scrittura. Una favola adulta e matura, “Fantastico ricordo” è un racconto spiazzante in cui la realtà sconfina nei lidi della fantasia con estrema duttilità, tanto da instillare nel lettore costanti dubbi in merito ai livelli di lettura in cui è catapultato. La narrazione in prima persona è un espediente di scrittura che permette di mantenere un più stretto contatto con il racconto del protagonista che sembra continuamente sospeso, in bilico, tra sogno e realtà.

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Commercialista, esperto di scacchi, Donato Romito, nel suo romanzo, si cimenta con un genere letterario a metà strada tra fantasia e realtà. Un romanzo che a tratti si tinge di giallo e il cui strano incontro sul treno per Venezia, tra il protagonista e una affascinante e giovane sconosciuta, dà il via ad una storia di misteri che dalla vita tranquilla degli abitanti di Ferrara passa per le viuzze di Venezia e si mescola con gli eventi che hanno segnato la storia del nostro novecento. E il racconto si mescola così alla guida delle bellezze artistiche veneziane, in un viaggio che assume i tratti del dantesco. Tra realta’ e fantasia, Donato Romito riesce a rapire e a coinvolgere il lettore, costruendo una trama incalzante e avvincente.Molte critiche potrebbero abbattersi su questo libro a causa della sua “improbabilità narrativa”. Tuttavia, “Fantastico ricordo” è un romanzo in cui finzione e realtà si intrecciano a seconda della fantasia, della forza narrativa, della volontà di stupire dell’autore, non un saggio con la pretesa di portare alla luce verità storiche e di documentare avvenimenti realmente accaduti. In fondo, un libro è proprio questo: uno stimolo al ragionamento e alla riflessione, ma anche evasione, divertimento, svago. Scritto in una prosa scorrevole, anche se fragile in alcuni punti, “Fantastico ricordo” mescola trame gialle e affascinanti ricostruzioni storiche, E gli interrogativi si srotolano dalla prima all’ultima pagina, investendo in pieno viso il lettore. Un romanzo storico, avventuroso, onirico, a volte surreale, ma anche un ritratto della nostra epoca e una denuncia delle sue contraddizioni. Un romanzo in cui l’azione e la suspense si attenuano solo per pochi istanti, per poi tornare alla carica e travolgerci senza remissione, fino ad un finale a sorpresa che risolve tutti gli enigmi, ma che pone nuovi, inquietanti interrogativi.

Di seguito, l’intervista a Donato Romito

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Laurea in Economia, scrittore, abile giocatore di scacchi: ma, tra questi, chi è Donato Romito?

Credo di essere una persona come tante. Forse più vicina ad un uomo appartente al Rinascimento, dove scienze, arte e letteratura si fondevano più creativamente. Sono attratto dalle materie che comportano una certa riflessione o ragionamento. Dalle cose definibili “intelligenti”. Amo anche molto la musica in genere, anche se negli ultimi anni mi sono avvicinato più al Jazz, dopo aver apprezzato per lungo tempo la musica lirica. E, comunque, film e letteratura fantascientifica. Non posso definirmi propriamente uno “scrittore” perchè è solo da circa un anno che ho intrapreso, quasi involontariamente, questo percorso. Sono quelle cose che accadono all’improvviso. Per il resto svolgo marginalmente la professione essendo praticamente prossimo alla pensione.

Quanto apporta alla attività di narratore quella di composto e razionale commercialista? Probabilmente nulla, anzi un’attività troppo razionale spinge poi ad evasioni mentali. Forse la razionalità è servita solo a costruire un racconto che, inizialmente, sembra essere “normale”, per poi sconfinare nel sogno e nella fantasia.

Come nasce Fantastico Ricordo?

Nasce da un sogno notturno che, però, aveva riferimenti troppo vicini alla realtà. Per cui la storia mi è venuta di getto, senza pensare ad arditi passaggi, che pure sono presenti. Ma non posso dire di più.

La fantasia per lei è qualcosa di negativo o di positivo?

Sicuramente di positivo. Senza fantasia tutta la vita sarebbe una monotonia letale. Per l’intera umanità. Non ci sarebbero quelle “sorprese” quotidiane che ci coinvolgono in nuove sensazioni od avventure e che ci spingono a proseguire il nostro percorso di vita. La Fantasia può essere considerata anche un rifugio, per coloro che soffrono realmente o che non hanno la capacità di affrontare le avversità. In fondo non costa nulla. Un riferimento concreto potrebbe essere il film “pane, amore e... fantasia”, nel quale il condimento di una panino, nel pieno periodo di miseria del dopoguerra, era appunto la “fantasia”. Ma rendeva comunque felice quella persona

Che rapporto c’è tra fantasia e realtà?

Credo che le due dimensioni siano completamente sovrapponibili perchè spesso la nostra mente non accetta la realtà e si rifugia nella fantasia o, meglio, preferisce seguire la fantasia anzichè la realtà. Ma si potrebbe dire anche il contrario. Spesso alcune cose che abbiamo pensato, e che ritenevamo fantastiche, si avverano. Probabilmente anche grazie a quella idea “fantasiosa”

Che ruolo gioca la letteratura nel rapporto tra fantasia e realtà?

Certamente l’aver studiato anche opere letterarie “fantastiche” classiche (Torquato Tasso, ad esempio – la stessa Divina Commedia, ecc.) avrà contribuito all’idea. Ma credo che tutta la letteratura in genere, persino un trattato di Storia, abbia una componente di “fantasia” legata all’idea che l’autore ha di un determinato argomento. Concreto si, ma a volte non propriamente conforme alla realtà

Sin dal titolo, “Fantastico ricordo”, vengono anticipate alcune delle tematiche contenute nel libro. Ce ne vuole parlare?

Il termine “fantastico” si presta(va) a due interpretazioni: la prima come “fantasioso-irreale”; la seconda come “straordinario-meraviglioso”. Ed il libro rispecchia entrambe le due tematiche: infatti per il protagonista del racconto il suo percorso di vita (o, meglio, quello che la sua mente ricostruisce nel sonno) è un “Ricordo Fantastico”, quindi straordinario e meraviglioso da lasciare quale sua testimonianza terrena alla figlia Nadia, per l’autore del libro è un “Fantastico Ricordo”, inteso come lontano dalla realtà che viviamo quotidianamente. Entrambi però desiderano trasmettere o tramandare queste visioni differenti della realtà. Un interscambio che si presta a molteplici ed anche intrecciate interpretazioni. Credo che un film realizzerebbe meglio i due momenti.

Toni Belotti, giornalista affermato, pronto a qualsiasi avventura, amante della scrittura e delle maschere veneziane, è il protagonista del suo romanzo. Quanto di Toni Belotti c’è in Donato Romito?

Sarei più spinto a farlo scoprire ai lettori..... ma posso dire che, volontariamente o meno, ogni scrittore nasconda nei suoi scritti qualcosa di personale. Nel mio caso potrebbe essere la timidezza giovanile, la ricerca di una serenità non ancora raggiunta. La voglia di vivere nuove emozioni od avventure. Per cui solo applicando anche a me stesso una “maschera” (assoluta protagonista del libro) posso superare alcune mie incertezze.

Venezia funge da splendida cornice del romanzo e rivela una sorta di legame profondo che lei ha con questa terra. Ce ne vuole parlare?

Venezia è una città unica e suggestiva. L’ho scoperta non come turista pendolare (di solito la gente alloggia a Mestre e quindi vive di Venezia solo le ore diurne), ma come turista statico. Camminando a... piedi! Ogni calle ha un messaggio da darti, ogni sera la città muta il suo aspetto, locali spariscono nel buio per ricomparire dopo giorni di letargo, spesso arrivi alla fine di strade che portano solo nella laguna. Una maschera continua, tutta da scoprire. Non a caso è la patria del Carnevale più elegante ed intrigante del mondo e di personaggi molto eclettici, da Marco Polo a Goldoni. Non a caso il simbolo della città è ancora una maschera, il Leone. A simboleggiare la potenza, mentre la sua maschera originaria è la Baùta, insignificante e bianca. Una copertura facciale indefinita ed indecifrabile.

Il finale, aperto e liberamente interpretabile, fa prevedere un sequel della storia. Mi sbaglio?

Si, non mi piacciono i numeri 2-3-4 ecc. Piuttosto avrei voluto proporre due finali differenti, ma quello cestinato sarebbe stato davvero ... ai confini della realtà. Comuque la frase finale del libro nelle conclusioni lascia aperta la porta alla fantasia ed ai ricordi presenti in ciascuno di noi. Da qui.... il titolo del libro. Al limite, sarei disposto, in futuro, a rivedere alcuni lettori e proporre loro l’altro finale, per capire se si possa considerare un’alternativa valida. Sarei, infine, curioso di verificare se tra uomini e donne vi sono differenti chiavi.

Mary Divella

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