STORIE DI VITA IN UN PIATTO O MEGLIO,IN UNA ZUPPA DI FAGIOLI E CASTAGNE

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Fagioli e castagne: due prodotti autunnali, tipici di Montano Antilia, ancora oggi.

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Insieme costituivano il piatto povero dei contadini, due prodotti principi della dieta mediterranea; uno (il fagiolo) sostituiva la carne con il suo apporto proteico e l’altro (la castagna) veniva considerato il "pane" dei poveri. In realtà nella civiltà contadina possedere entrambi era una ricchezza non solo alimentare, ma anche economica perchè rappresentavano una merce di scambio, di baratto, con le popolazioni costiere di Palinuro e Marina di Camerota. Mia madre, mi raccontava che in autunno arrivavano proprio da questi due paesi costieri, le mogli dei pescatori per barattare il pesce con prodotti quali fagioli e castagne, che loro non avevano o non producevano. Partivano al mattino presto, subito dopo il rientro in porto delle cianciole.

cms_21161/00.jpgA piedi, molte volte senza scarpe, percorrevano strade di campagna portando sulla testa, grosse ceste piene di pesce azzurro, principalmente alici. Era un percorso lungo, faticoso, in salita, data la posizione di Montano Antilia, 766m slm. Ma loro erano bravissime, soprattutto, nel reggere un peso enorme sulla testa, mostrando forza e grandi capacità di equilibrio, aiutate da una crocchia, fatta con un "maccaturo" un grosso fazzoletto, posizionato sul capo per reggere meglio la cesta e attutire il dolore. Quando arrivavano in paese, si sentivano le loro voci nei vicoli che annunciavano l’arrivo del pesce e le donne accorrevano con i piatti. La cosa che più mi affascinava di questo racconto, oltre questa anabasi e catabasi e questo scambio di prodotti, era l’ospitalità che veniva offerta a queste donne per riposarsi, prima di riprendere il cammino del ritorno. Poichè le donne arrivavano tardi e faceva buio presto, data la lunga distanza, chiedevano ospitalità, in genere all’ultima famiglia che prendeva il pesce oppure alla famiglia che conoscevano, quella con cui nel corso del tempo si era instaurata un’amicizia. L’ospitalità consisteva nel lavarsi, cambiarsi gli abiti che durante il trasporto si erano intrisi del liquido del pesce che colava dalle ceste. Per questo motivo anche il loro abbigliamento era particolare: si vestivano a strati, indossavano due ampie gonne, oltre il classico grembiule. Una volta giunte a destinazione si svestivano del grembiule e della prima gonna e portavano sempre un ricambio di camicetta. Nel racconto di mia madre, il ricordo della prima volta che ospitarono una di queste signore. Mia nonna per cena aveva preparato la minestra e si apprestava a riempire prima il piatto della signora, in quanto ospite, ma lei, per ricambiare l’accoglienza e l’ospitalità, invitò mia nonna a sedersi e disse che sarebbe spettato a lei porgere i piatti a tutti, riservando l’ultima porzione per sè. Un gesto semplice, significativo che mi ha sempre emozionato ogni volta che lo sentivo raccontare.

cms_21161/000.jpgRicordo che mentre mia madre raccontava, molte volte su mie sollecitazioni, rivedevo la casa di nonna, una casa modesta e mi immaginavo questa scena: mia nonna a tavola con i suoi sette figli mentre attendevano, increduli, stupiti e un po’ imbarazzati, che il piatto fosse loro dato. Non erano abituati ad essere serviti. Divisero quel poco che avevano: una piccola casa, una zuppa, del pane, un camino, una chiacchiera. Dopo cena, davanti al fuoco, si raccontarono, mangiando le prime "vrule", caldarroste, bevvero un po’ di vino e poi tutti a dormire perchè bisognava svegliarsi presto. La signora dormì sul "vanco", la cassapanca, aspettando l’alba per riprendere il cammino verso casa. Prima di andar via, però, senza far rumore, alimentò il cammino con la legna, così al risveglio l’ambiente sarebbe stato caldo e avrebbero potuto riscaldare l’acqua per lavarsi e iniziare la giornata nei campi. La sera, a cena, una famiglia di pescatori avrebbe mangiato i prodotti della terra mentre una famiglia contadina avrebbe mangiato le alici: fritte, con i broccoli o ‘nchiappate/mbuttunate.

Ma di questo vi racconterò un’altra volta.

Qualcuno leggendo questo racconto potrebbe pensare: "Quanta povertà!" Io, invece, mi sento di dire:" Quanta ricchezza d’animo!

Ricordi nei racconti di una madre, Michelina a sua figlia, Lucia.

ZUPPA DI FAGIOLI E CASTAGNE

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Lucia Giannattasio

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