LA VITA DELLE COSE

I fuochi degli inverni, le giornate
sospese nella neve hanno il pudore
sconfitto dei ricordi... La credenza
di noce aveva l’aria un po’ scortese,
da primadonna. Crepitava l’oro
nella premura incerta della stufa.
Poi rise marzo, se ne andò l’estate,
giunse novembre, stanco di tornare
sul gelido morire delle cose.
Ora chi abiterà nella tua casa,
e dove abiterà la nostra vita ?
Per questo, padre, forse ti consola
quel lume acceso che ti ho regalato:
non so perché; ma tu, tu mi sai dire
se siamo morti dentro quelle cose ?
Oh, se rinascerai nella tua casa
dalle il respiro lieve delle cose,
falla fiorire sulla nostra vita!
Punto di riflessione:
Una poesia che si concentra sulla persistenza della morte, sul ricordo che ci fa vivi e pietosamente volti all’indietro in atto di invocazione, ma protesi, al contempo, nella direzione non invertibile della «freccia del tempo». Il «respiro lieve delle cose», aliene alla coscienza ma più permanenti di noi, è sottratto alla dimensione umana del cambiamento e rimanda all’Essere; un Essere che diviene grazie a loro avvertibile e fruibile.
(Mauro Ferrari, dalla Prefazione al libro “Ultima Chiusa”)
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