GRANDE CONFERMA DEL FRIULI VENZIA GIULIA

Trieste "quartiere generale" contro il covid-19

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cms_21596/1.jpgIn questa guerra contro Covid-19 che ha condizionato ogni campo del nostro vivere quotidiano, non è potuto mancare il susseguirsi di strategie messe in campo per escogitare nuove armi che permettessero di tenere a bada un nemico che, pure essendosene profilata la chiara derivazione e similitudine con il ceppo virale epidemiologico Sars, man mano ha mostrato un corso evolutivo caratterizzato da molteplici mutazioni.

Contro questo subdolo virus, il capoluogo Giuliano del FVG non ha mancato di distinguersi come infaticabile “quartiere generale” di combattimento dove si sono maggiormente concentrati gli sforzi organizzativi di una lotta proficua; per cui, l’apparato Sanitario di soccorso e profilassi è stato anche di sperimentazione dei mezzi clinici basati sulla Ricerca degli Istituti Triestini supportati dai laboratori scientifici dell’Università con relativi team di scienziati che, per il confronto dei loro studi con i corrispettivi elaborati di altri prestigiosi Centri esteri, si sono dislocati anche in Inghilterra, restando collegati con gli apparati delle aziende farmacologiche di controllo dei preparati predisposti alle nuove terapie.

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Fra queste, è stata messa in opera l’ultima novità in linea, proprio, con quanto sostenuto dal Governatore Massimiliano Fedriga circa “l’importanza della vaccinazione al cui riguardo, come unica arma per ambire al ritorno alla normalità.

Sarebbe drammatico se, oltre alle difficoltà di approvvigionamento dei vaccini, vacillasse l’adesione alla campagna vaccinale ”; essendosi conseguito il risultato del primo “vaccino autoctono” Italiano prodotto dalla azienda ReiThera in collaborazione con l’Istituto Nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani .

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cms_21596/prof_marco_confalonieri.jpgDi modo che, presso l’ Ospedale di Cattinara che è uno dei 23 centri deputati alla sperimentazione fra Italia e Germania, nella corrispondente Struttura complessa di Pneumologia diretta dal prof. Marco Confalonieri è già in corso la inoculazione del vaccino per verificarne, in una fase decisiva di due mesi, la necessità o meno del richiamo. In concreto, il test sta coinvolgendo un numero complessivo di sessanta volontari che, reclutati fra persone sane in età non inferiore ai 65 anni e soggetti di qualsiasi età ma portatori di patologie croniche, preventivamente sono stati sottoposti a visita medica oltre che a prelievo del sangue e tampone; quindi, sono stati divisi in tre gruppi: ad uno dei quali destinare due dosi del vaccino, ad un altro due dosi di placebo e al terzo una dose di vaccino ed una di placebo; in base all’incipit che nessuno conosca cosa gli sia stato inoculato perchè, passati i due mesi, l’esame si considererà finito per il gruppo che abbia assunto il placebo mentre sarà verificato se si sia prodotta una sufficiente risposta immunitaria organica nel resto dei volontari che continueranno ad essere controllati mantenendo un contatto medico, anche a distanza, per valutare la produzione degli anticorpi attraverso l’esame del sangue, da prelevarsi con cadenza di una settimana, di tre settimane, di cinque settimane, di sei mesi, di un anno sino alla conclusione della sperimentazione nell’arco di due anni.

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Tuttavia, perchè non si pensasse di potere temporeggiare in attesa dei risultati di questa sperimentazione in corso; sulla importante Rivista Scientifica Nature è stata pubblicata la ricerca condotta nei laboratori del king’s College di Londra e del Triestino Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (Icgeb) Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di ricerca e trasferimento tecnologico all’ Industria sotto la guida del prof. Mauro Giacca capo del gruppo di Medicina Molecolare presso lo stesso Icgeb di cui è stato anche direttore generale.

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Sostanzialmente, il team del prof. Giacca ha individuato come il Coronavirus agisca a differenza delle altre polmoniti, non solo causando la morte delle cellule infettate ma persistendo nelle cellule “anormali” che si formano nei polmoni per la fusione delle cellule già infettate con le altre cellule vicine, a causa della proteina “spike”, delezione di un amminoacido che, trovandosi sulla superficie di questo Covid-19, conferisce alle particelle virali la caratteristica forma a corona con capacità di stimolare, appunto, quella fusione in cui è stato individuato il meccanismo che sembrerebbe essere alla base delle gravi infiammazioni causate dal virus nei malati gravi. Ne è conseguito che, dopo avere testato oltre 3000 farmaci con processo robotizzato, l’antiparassitario “Niclosamide” già in commercio da decenni, ha mostrato di essere in grado di bloccare, in condizioni di laboratorio, gli effetti dannosi causati alle cellule dalla proteina spike; per cui, con risultati già incoraggianti, se ne sta eseguendo la sperimentazione su 120 pazienti, in India.

Tuttavia, come propedeutica a questi ultimi ritrovati, non ha assunto minore valore anche la prima cura approntata con gli “anticorpi monoclonali” da somministrare entro i primi 10 giorni dalla comparsa dei sintomi per tenere a bada il virus in pazienti che, oltre a sintomatologia lieve o moderata, presentino fattori di rischio tra cui l’obesità; con un risultato importante per il calo della carica virale delle persone infette e conseguente riduzione del tasso di ospedalizzazione in attesa di maggiore disponibilità di vaccini.

cms_21596/6.jpgSenza contare che, in risposta alla necessità di innovativi test diagnostici più attendibili, contro il Covid-19 è stata messa in campo un’altra arma che, in base alla collaborazione fra l’ Azienda Sanitaria Universitaria FVG e la Biofarma Group con sede a Mereto di Tomba, si è sostanziata nel nuovo “test salivare” che ha offerto un sistema diagnostico pronto e disponibile ad essere utilizzato in modo esteso con gli ottimi risultati, anche in termini di sostenibilità dei costi, dimostrati già nella fase pilota partita dal FVG. Infatti, trattasi di test “molecolare” preferibile, di gran lunga, al tampone nasofaringeo; non solo per la semplicità di somministrazione e la velocità anche del prelievo con prerogativa di ripetibilità e non invasività per chi si sottopone al test oltre che di sicurezza per gli operatori sanitari che lo effettuano; ma, anche, in ordine alla affidabilità per la maggiore sensibilità clinica riguardante tracciamento- diagnosi e conseguente contenimento del virus.

cms_21596/7.jpgIn ultima analisi, sembra inconfutabile che in tutto quanto premesso siano riscontrabili le evidenti eccellenti finalità già raggiunte e quelle in via di conseguimento in relazione ad un progetto fortemente perseguito dal Consiglio Regionale FVG, teso a rafforzare una sempre più incisiva collaborazione fra le Istituzioni, l’ Università e la Imprenditoria favorita dalla implementazione dei già molti mezzi offerti perchè si proponga secondo una crescente competitività che fa la differenza nel panorama economico molto mutato, a tal punto, da essere divenuto imprescindibile l’inserimento, fra le più importanti filiere strategiche regionali, della esclusiva filiera Biomedicale che, specie rapportata alla contingente crisi pandemica, non può non collocarsi in una visuale di forte sviluppo.

Ciò che conferma la grande peculiarità innovativa del FVG , che viene esplicata proprio nella ricerca di un sempre più proficuo connubio, fra Pubblico e Privato; secondo le più progredite linee che tendono ad una opportuna riforma economica portata avanti non solo nel proprio territorio ma auspicata anche per la complessiva economia Nazionale.

Rosa Cavallo

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