CILE
Il mistero dell’isola di Pasqua

"L’Isola di Pasqua è una piccola terra che emerge dal nulla, in mezzo all’Oceano, tra vento e silenzio, dove si innalzano incredibili statue alte cinque o sei metri, unico lascito di una civiltà scomparsa e monito per gli esseri umani del XXI secolo. In qualche modo la Terra è un’isola di Pasqua nell’universo".(Alberto Angela)
Chi non ha mai sentito parlare dell’isola di Pasqua? E dei suoi Moai? Questi giganti di pietra, busti fra i due e i dieci metri di altezza su cui non si fa altro che interrogarsi, senza aver alcuna certezza? Ebbene, questa isola scoperta proprio nel giorno di Pasqua, il 5 aprile del 1722 dall’olandese Jacob Roggeveen vive di un fascino unico, grazie alla presenza di quasi mille moai disseminati per tutta l’area ma anche ai circa 300 Ahus, santuari rituali su cui poggiano le statue sacre.
Si tratta di un’ isola vulcanica della Polinesia di soli 170 kilometri quadrati, il cui nome reale è Rapa Nui che significherebbe letteralmente grande isola/roccia. La sua storia è di difficile ricostruzione a causa dell’assenza di fonti certe, visto che i primi coloni non hanno lasciato alcun documento e il sistema di scrittura pittografico (rongo rongo) utilizzato dalla popolazione originaria non è stato ancora decifrato e probabilmente non lo sarà mai. La principale attrazione risiede appunto nella presenza dei moai, il cui significato è tutt’ora sconosciuto. Probabilmente erano la rappresentazione dei sacri antenati che vegliavano sui villaggi e suoi luoghi di culto, costruiti con unico blocco di pietra vulcanica, infatti numerosi esemplari sono stati ritrovati ancora nella cava nelle diverse fasi di lavorazione.
Lontana da tutto e tutti, conosciuta a livello planetario eppure così misteriosa, questa isola ha avuto decisamente un destino infelice. Quando i primi europei vi approdarono trovarono circa 2000 indigeni presenti. Un numero decisamente basso, sia rispetto alla possibilità di sostentamento sull’isola, sia per la realizzazione delle famose statue di pietra. La cosa curiosa fu l’assenza di alberi ed invece sappiamo che per il trasporto dei moai erano necessari grossi tronchi di palma, i cui resti sono stati ritrovati sull’area. La scomparsa di questo mitico popolo è fatta risalire alla sua ingordigia, questa è una delle teorie più diffuse. Per erigere, infatti, un numero così imponente di statue si è dovuto procedere all’abbattimento della maggioranza degli alberi presenti, determinando così la desertificazione del suolo. Il ritrovamento di punte di ossidiana ha portato a credere che il prosciugamento delle risorse umane abbia provocato guerre civili sanguinose, alcuni racconti parlano addirittura di cannibalismo. Altri studi, invece, ritengono che le punte di ossidiana più che armi da guerra fossero utensili da lavoro e che la deforestazione sia stata la logica conseguenza della presenza del ratto polinesiano, probabilmente giunto sull’isola con i primi coloni.
L’uomo è da sempre capace di ritrovare le ragioni più fantasiose nel momento in cui non riesce a comprendere o non vuole farlo. Gira ancora in rete la teoria secondo cui i moai possano essere opera aliena, quando poi gli studiosi hanno dimostrato in maniera pratica il procedimento utilizzato per ottenerle. Proprio l’uomo è capace di creare e distruggere alla stessa maniera. Ricordiamo come un furgone abbia travolto e distrutto una delle iconiche e inestimabili statue dell’Isola di Pasqua. Abbiamo scoperto, inoltre, che il coronavirus era riuscito a raggiungere e a diffondersi su quell’isola. Si può affermare che tutto è cominciato proprio il 5 aprile 1722. Da subito il contatto col mondo civilizzato non portò grande fortuna alla popolazione indigena residua, che venne razziata e decimata da malattie a loro sconosciute, come il vaiolo. Negli anni successivi diversi esploratori, tra cui James Cook e Jean-François de la Pérouse, approdarono sull’isola e vi trovarono solo uomini. Solo più tardi compresero che gli indigeni, alfine di proteggerli, nascondevano donne e bambini nelle grotte sotterranee.
Nel 1888 il Cile dichiara la sovranità sul territorio dell’Isola di Pasqua, nel 1935 è diventata Parco Nazionale e nel 1995 viene eletta Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Un patrimonio minacciato prima di tutto dall’uomo, un territorio dal fascino inesauribile capace di regalare ancora sorprese come la scoperta di corpi seppelliti sotto ogni moai, notizia diffusa dagli archeologi non molto tempo fa.
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